di CONSOLATA MAESANO
SCILLA – In vista delle elezioni amministrative del prossimo 31 maggio, al Palazzo Krataiis si è svolta la presentazione della lista “Progetto Scilla”, guidata dal candidato a sindaco Francesco Santacroce.
Introdotti e moderati dall’architetto Grazia Martello e dal dott. Vincenzo Montemurro, la prima ex sindaco di Scilla e il secondo cardiologo scillese di grande fama, si sono susseguiti i discorsi dei dodici aspiranti consiglieri.
Elisabetta Agrelli, geologa, ha aperto il giro degli interventi segnalando l’urgenza dei fondi europei, i cui progetti – pena la perdita degli stanziamenti- vanno consegnati entro cinque anni.
Sulla necessità di un intervento per tamponare la crisi del settore ittico, che ha messo in ginocchio l’economia scillese, si è poi soffermato Francesco Arena, presidente della cooperativa pescatori di Scilla e cofondatore dell’associazione nazionale Pescatour, il quale ha inoltre lamentato la grave mancanza di un porto.
Luigi Bellantoni ha tenuto a sottolineare il proprio concetto della politica: «La considero un servizio e per questo mi metto a disposizione del mio paese».
E’ quindi toccato al più giovane dei candidati, Gabriele Bova, di appena 21 anni, parlare dell’emigrazione dei giovani: una realtà molto diffusa tra gli scillesi suoi coetanei, che per costruirsi un futuro si sono visti costretti ad abbandonare la città natale.
Agguerritissima Loredana De Lorenzo, assessore alle Pari Opportunità e vicesindaco durante l’amministrazione Caratozzolo, la quale ha voluto esprimere dei chiarimenti sul dissesto finanziario del precedente mandato. La candidata ha affermato che il dissesto era inevitabile, in quanto ereditato dalla giunta Ciccone, ed ha dimostrato con documenti alla mano la massa debitoria, che al momento dell’insediamento superava già i dieci milioni e la cui origine va collocata almeno nel 2005. Per legge non c’era alternativa alla dichiarazione di dissesto. Difatti, il comma 2 dell’articolo 6 del decreto legislativo del l’art. 6, comma 2, numero 149 del 2011 recita: “Qualora dalle pronunce delle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti emergano comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria, violazioni degli obiettivi della finanza pubblica allargata e irregolarita’ contabili o squilibri strutturali del bilancio dell’ente locale in grado di provocarne il dissesto finanziario e lo stesso ente non abbia adottato, entro il termine assegnato dalla Corte dei conti, le necessarie misure correttive previste, la competente sezione regionale, accertato l’inadempimento, trasmette gli atti al Prefetto e alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica ove sia accertato, entro trenta giorni dalla predetta trasmissione, il perdurare dell’inadempimento da parte dell’ente locale delle citate misure correttive e la sussistenza delle condizioni, il Prefetto assegna al Consiglio, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto. Decorso infruttuosamente il termine di cui al precedente periodo, il Prefetto nomina un commissario per la deliberazione dello stato di dissesto e da’ corso alla procedura per lo scioglimento del consiglio.”
Vincenzo Farone ha individuato tra le maggiori sollecitudini quella della realizzazione della strada di collegamento tra Scilla e Solano, che versa in uno stato di isolamento.
Sul tema del turismo ha insistito Attilio Fusco, fermamente convinto che Scilla non debba più essere una località “mordi e fuggi”: è necessario che attragga visitatori che restino più di un pomeriggio.
Politiche giovanili e sviluppo economico sono stati gli argomenti trattati rispettivamente da Giuseppe Leone e da Antonino Monterosso, che hanno poi lasciato spazio alle altre due donne di “Progetto Scilla”.
Domenica Patafio ha posto l’accento su uno tra i temi più urgenti per la cittadinanza scillese, ossia la mancanza di una struttura ospedaliera. Com’è difatti noto lo “Scillesi d’America” svolge ormai solo servizi ambulatoriali, lo stesso pronto soccorso è stato retrocesso a punto di primo intervento.
Una vera e propria negazione alla cittadinanza del diritto alla salute: “a Scilla è vietato ammalarsi”, ha spiegato la Patafio, che è anche medico del 118.
Vittoria Pira è ritornata sul turismo, facendo presente come a Scilla non siano stati sfruttati punti di forza come l’autostrada, la poca distanza dall’aeroporto, la posizione sullo Stretto; mentre località più svantaggiate hanno saputo puntare in maniera proficua sul settore terziario. La colpa di tale situazione, secondo Vittoria Piria, non va addossata agli imprenditori ma alla politica. Pira ha poi mosso critiche agli avversari, a suo dire responsabili dei problemi della città ed ha esortato gli elettori a non votare “per favore”: è un onore venir eletti e un dovere lavorare per la cittadinanza.
Intenso anche l’intervento di Antonio Santacroce, da anni in Consiglio comunale e assessore della giunta Caratozzolo: «Abbiamo ereditato una situazione che definire disastrosa è un eufemismo, anche se essa con impudenza viene negata. Mi onoro insieme a Loredana (De Lorenzo, ndr) di essere un proseguo di quella mirabile amministrazione. Dobbiamo essere positivi e propositivi e avere idea di come risolvere le questioni. Scilla merita tanto, è uno scrigno mirabile, bellissimo ma forse non ce lo meritiamo. Ha bisogno di qualità morali, professionali e civiche. Non si può dare spazio ad approssimazioni, ad intenti che non siano il bene del paese: liberi di scegliere e capaci di progettare è la sintesi dei nostri intenti».
E infine è giunto il momento più atteso della serata, segnato dalle dichiarazioni del candidato a sindaco Francesco Santacroce: «La buona politica – ha detto prendendo in prestito le parole di Papa Francesco – è una delle espressioni più alte della carità, del servizio e dell’amore. La buona politica è un servizio alle persone, che si esercita in primo luogo a livello locale. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio». E difatti onestà, trasparenza, apertura al pubblico e competenza «sono i tratti caratterizzanti di questa aspirante amministrazione, che punta tanto sull’affidamento della gestione dei tributi al comune e sullo sviluppo delle infrastrutture».
Santacroce -statistiche alla mano- ha poi delineato un quadro dell’attuale situazione sociale di Scilla: dalla povertà, che ormai riguarda settecento famiglie scillesi, alla disoccupazione (soprattutto giovanile) alle stelle, ai fondi europei, che sono andati ai cittadini scillesi in misura minore rispetto alla media reggina: se nella provincia sono stati proposti 7704 progetti per 2 miliardi, a Scilla le proposte sono state 63 per circa 15 milioni. Circa il 25% in meno per abitanti.
La responsabilità di questa situazione critica, a detta di Santacroce, va alle amministrazioni precedenti l’era Caratozzolo, «che hanno agito senza buon senso e legalità».
Gli intenti della lista si riflettono nel logo: sul paesaggio del Castello e della Costa vola alto un gabbiano accanto a un sole che sorge, per simboleggiare una nuova era. Presenti anche le stelle dell’Europa come testimonianza di legalità e una catena umana, simbolo della comunità.
«Avete tempo per riflettere, scegliete noi», è stato l’appello di Santacroce alla platea, con la promessa di «un’altra storia» per Scilla. Il candidato ha concluso illustrando i principali punti del suo programma elettorale, annunciando che li snocciolerà approfonditamente nei prossimi incontri pubblici.
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