di GIUSEPPE BRIGANTI
REGGIO CALABRIA – “Una festa religiosa è un’occasione per un’amministrazione locale di mettersi al servizio di quella fascia di società che vive quei determinati valori e di permettere una promozione sociale in modo che ogni persona, inserita in un contesto di festa, possa essere realmente capace di ‘far festa”. Con queste parole, don Antonio Bacciarelli, assistente Unitalsi per Reggio Calabria, e officiante delle celebrazioni del mattino al Duomo, conferisce alla Festa della Madonna della Consolazione un significato non solo spirituale, ma anche laico e civile.
Una opportunità che è un punto di partenza, e che non può prescindere da un impegno più costante, da profondere anche nei “rimanenti 364 giorni dell’anno”. “La fede a la vita non devono essere due binari paralleli che non si incontrano mai o raramente, ma la fede deve essere una luce e un criterio di giudizio che deve sempre orientare tutte le scelte di vita, per pensare sempre come Cristo, scegliere sempre come Cristo, amare e vedere la storia sempre come Cristo”.
I presupposti per trasformare questa opportunità in realtà ci sono. Forte è infatti l’ascendente che la Festa della Madonna della Consolazione esercita sui reggini, il cui entusiasmo per la ricorrenza patronale non è cambiato nel corso degli anni. “Credo che la Festa della Madonna della Consolazione sia uno di quegli avvenimenti che tutti i reggini, cattolici e non, attendano con gioia e speranza di anno in anno. Da quel che si può riscontrare oggettivamente posso dire che mi sembra che l’attaccamento non sia mai diminuito, vedi la partecipazione alla processione, l’afflusso alla Veglia all’Eremo o in cattedrale per tutto il tempo della permanenza del Quadro al Duomo”.
Importante e decisivo – non potrebbe essere altrimenti – è comunque il ruolo spirituale che la Festa della Madonna della Consolazione gioca nei confronti della comunità reggina, sebbene ci sia “ancora un cammino di “purificazione” da compiere per fare dei giorni della festa patronale una vera occasione per elevare ad alta vetta di spiritualità e conversione di vita la pietà popolare come devozione alla Vergine Maria, ricordandoci che una vera devozione deve diventare imitazione e quindi, in questo caso, imitazione delle virtù di Maria: fede profonda ed incondizionata, atteggiamenti di lode a Dio, umiltà, sollecitudine verso l’altro”.
Il rischio, che riguarda tutte le ricorrenze religiose, è che a predominare sia la componente folkloristica. Un rischio esacerbato dal contesto attuale. “Soprattutto in una società scristianizzata e secolarizzata come la nostra, una Festa religiosa deve diventare più che mai un’occasione di evangelizzazione e quindi i cristiani devono sentire la responsabilità di viverla bene senza lasciarsi prendere da un mero folklore andando invece al cuore del suo significato e lasciando poi che quella festa incida realmente nella propria vita”.
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