di CONSOLATA MAESANO
CAMPO CALABRO – Si è svolta ieri la sessione ordinaria del consiglio comunale di Campo Calabro.
Due gli assenti – i consiglieri Vincenzo Crupi e Francesco Santoro, rispettivamente di maggioranza e minoranza- e due i punti all’ordine del giorno: la determinazione delle aliquote dell’Imu e della Tasi e la questione del piano strutturale comunale.
A proposito del primo punto, il consiglio ha approvato con cinque voti favorevoli (quello del sindaco Domenico Idone, del presidente del consiglio comunale Antonio Calarco e dei consiglieri Giuseppe Buda, Domenico Idone e Domenico Scopelliti) e un’astensione (quella del consigliere di minoranza Sandro Repaci) la determinazione dell’aliquota per le categorie catastali A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (abitazioni in ville) e A/9 (castelli, palazzi di eminenti pregi artistici e storici) all’1 per mille per l’anno 2015, attraverso la modifica della delibera del C.C n. 22 del 27/7/2015.
Tale intervento non comporta diminuzione di entrata e apporta cambiamenti anche alla deliberazione del C.C n.20 del 27/7/2015, che assieme alla precedente prevedeva per le suddette categorie catastali l’aliquota dell’Imu (Imposta municipale propria) del 5,80 per mille e l’aliquota Tasi (tributi per i servizi indivisibili) del 1,5 per mille per l’anno 2015.
Va inoltre osservato che il vincolo previsto risulta superato dello 0,5 per mille (alla luce del primo e ultimo periodo del comma 677 del I articolo della legge 147/2013, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilita’ 2014)) e che nel computo del tributo per la Tasi non vi sono abitazioni principali classificate nelle categorie catastali in considerazione.
Più complicata la vicenda del piano strutturale comunale (lo strumento di pianificazione territoriale di competenza comunale, adottato con la delibera del Consiglio Comunale n. 7 del 12/4/2012), per il quale i consiglieri d’opposizione Repaci e Santoro hanno appositamente richiesto la convocazione del consiglio comunale.
Difatti, la Regione Calabria e il dipartimento Ambiente e territorio in una nota (N.0250287del 19.08.2015 avente per oggetto “Verifica conformità e coerenza del Piano Strutturale Comunale e Regolamento Edilizio ed Urbanistico) hanno respinto parte del Piano, ritenendolo non “… conforme e coerente con la legge urbanistica regionale e il quadro territoriale regionale paesaggistico … “: pertanto il Comune entro trenta giorni dal 20.08.2015 dovrà “… ristabilire gli elementi necessari mediante il recepimento delle osservazioni (…)“ contenute nella nota di cui sopra provvedendo ad una nuova adozione del piano da parte del Consiglio Comunale al fine del rilascio del parere definitivo da parte della Regione.
Forte l’attacco della maggioranza verso le istituzioni regionali e provinciali, alle quali attribuiscono le colpe del fallimento del piano.
Il vice sindaco Domenico Idone riassume le lunghe fasi dell’iter procedurale per l’attuazione del Piano strutturale e segnala le mancanze degli organi competenti: “Sul piano strutturale lo stesso dipartimento ambiente e territorio della regione Calabria nell’aprile 2013 esprime apprezzamento e riconoscenza della qualità del lavoro svolto dai tecnici che hanno proceduto alla redazione del piano strutturale comunale. […] definendolo esempio di strategia di buona gestione del territorio. Poi, a distanza di anni e completata la procedura, vengono fatte osservazioni prive di ogni fondamento giuridico. L’amministrazione comunale afferma con convinzione che il paino strutturale comunale è stato nel suo lungo percorso di formazione rispettoso delle prescrizioni normative vigenti.”
Il tutto in un totale deserto istituzionale, caratterizzato da assenze e ritardi: “Il compartimento regionale è stato decisamente assente in tutte le fasi propedeutiche all’adozione del piano. L’invito a partecipare alle conferenze di pianificazione, se pur non espressamente richiesto dalle norme vigenti, è stato esteso anche al dipartimento regionale, che non solo non partecipava e non interveniva, ma addirittura non faceva pervenire entro i termini previsti pareri ed osservazioni. Nonostante la legge regionale fosse l’unica legge vigente sino a data d’azione e prescrivesse 45 giorni di termine ultimo per eventuali pareri o osservazioni, il dipartimento in questione si esprime solo 12 mesi, esprimendo altresì parere preventivo favorevole al Psc. Al piano sono seguite le osservazioni trasmesse ai competenti dipartimenti della regione e della provincia, i quali nel termine perentorio di 90 giorni avrebbero potuto verificare la coerenza del piano coi rispettivi Piani strutturali Regionali e provinciali. Gli accertamenti sono arrivati dopo 93 giorni, oltre i termini previsti dalla legge”.
Anche il sindaco Idone, dopo aver elencato le lunghe fasi del Piano, si sofferma sull’inefficienza degli enti, ormai consolidata. Il primo cittadino parla di “una struttura elefantina, super pagata ma super inefficiente: quando il mese scorso è arrivata la nota della regione dipartimento urbanistico mi sono meravigliato, perché purtroppo in Calabria negli ultimi 15 anni vi è una zavorra, che arresta la programmazione. È un dato oggettivo, un ostacolo allo sviluppo della regione”. Ma l’amministrazione non ha intenzione di star con le mani in tasca di fronte “a questo torto, a questo sopruso”: “Abbiamo risposto in maniera dettagliata alla regione e all’ufficio, con le nostre argomentazioni. Il dipartimento avrebbe dovuto collaborare. Il problema è grave, stiamo valutando le vie per agire. Ci sarà uno scontro fortissimo, contro gli uffici urbanistici. Faremo scoprire le carte in questa battaglia”. Questo perché “Il comune non può dover aspettare tre anni dopo aver fatto tutto, trasmesso tutto. È la prassi che non funziona. Dopo 5 anni scadono i termini: non si può frenare, bloccare, arrestare. È strano che la Regione modifichi un aspetto importante, si riprende certi compiti che per legge aveva già delegato alla provincia, il nostro interlocutore”.
Idone auspica l’unità di maggioranza e opposizione per la risoluzione della vicenda, collaborazione per la quale il consigliere Repaci pone una condicio sine qua non: “Siamo disponibili a comunicare nella misura in cui si va verso la regione con un atteggiamento di disponibilità.
Se ci mettiamo in un piano di contrapposizione, quale certezze abbiamo? Dobbiamo metterci sul piano della collaborazione positiva: Facciamo una giunta, portate il piano in consiglio…dico una cosa né politica né strategica, ma pratica: se è questa la road map noi siamo disponibili, se la maggioranza sceglie la strada della contrapposizione frontale con la regione non ci stiamo, perché è una strada che non dà certezze”.
L’opposizione è dunque contraria all’atteggiamento della maggioranza verso la Regione: “La risposta non affronta i problemi in maniera tecnica, ma politica. È una lettera, non una risposta: rispetto alla nota della regione, l’unica risposta che si può dare è eseguire le azioni che sono state prescritte, qualsiasi altra cosa non è una risposta. Il comune contesta alla regione la titolarità dell’espressione del parere”.
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