Dopo un attimo di smarrimento ed un momento di doverosa riflessione assieme ai miei associati che assumono con me la paternità di questo scritto, mi trovo a dover rispondere ad una serie di attacchi frontali frutto di cieca ed irragionevole ignoranza sull’argomento.
Prima di tutto vorrei stigmatizzare una affermazione del primo cittadino di Scilla Pasqualino Ciccone, il quale riferisce che il Castello Ruffo di Scilla viene svenduto ai privati.
Ebbene, ritengo e mi auguro che tale affermazione, più ad effetto che a fini argomentativi tanto appare falsa, venga diretta dal primo cittadino ad un lettore da questi, evidentemente, ritenuto ignorante ma che ignorante non è in quanto è ben a conoscenza che il Castello di Scilla è un bene demaniale c. d. indisponibile e, in quanto tale, non può essere venduto ad alcuno.
Semmai, il Sindaco di Scilla ignora il fatto che lo Stato Italiano, ha emanato il DL 42/2004, arricchito da successive norme attuative, che consente ai privati la gestione di musei, pinacoteche, monumenti, al fine non solo di preservarne il valore intrinseco ma anche per arricchire il territorio nel quale questi si trovano attraverso una sana progettualità mirata a valorizzarne le risorse.
Anzi, la norma citata, consente alle reti d’impresa quale quella che rappresento di partecipare ad un bando pubblico, nel nostro caso indetto dalla Regione Calabria e previsto dal Por Calabria, redatto in attuazione proprio del D.l. 42/2004 nonchè di un Accordo Esecutivo per la valorizzazione dei Beni Culturali di appartenenza pubblica, siglato dal Ministero dei Beni Culturali, dalla Regione e, nel caso specifico, dal Comune di Scilla, finalizzato alla valorizzazione della risorsa culturale costituita dal Castello di Scilla.
Il Castello, ovviamente rimane di proprietà pubblica, e non potrebbe essere altrimenti, e in tale ambito l’amministrazione comunale svolge, unitamente agli altri Enti ed amministrazioni preposte, una funzione di controllo.
Infine, nessuna ricaduta il progetto può assumere sui soggetti LPU – LSU in atto attivi presso l’amministrazione comunale di Scilla che, anzi, potrebbero trovare ulteriori ipotesi di sviluppo lavorativo. Pertanto, alla luce di quanto sinteticamente mi sono permesso di rappresentare, una esternazione quale quella scaturente dal primo cittadino di Scilla secondo cui il bando e l’assegnazione del Castello di Scilla ad un soggetto aggiudicatario di un bando pubblico sarebbero una porcata oltre che illegittimi, sono affermazioni di un soggetto che, evidentemente, sconosce norme e regolamenti in materia di tutela dei beni artistici ed ambientali.
Proprio nel descritto ambito normativo e regolamentare, la “Welcome to Scilla” che rappresento, ha inteso partecipare al bando POR Calabria 2007/2013 risultando aggiudicataria con un progetto che intende valorizzare le risorse rappresentate dal Castello Ruffo di Scilla.
La “Welcome to Scilla” è una costituenda rete di imprese, composta da numero nove operatori che svolgono la propria attività nei più svariati campi (da quello ricettizio ai servizi turistici) che ho l’onore di rappresentare e che vorrebbe valorizzare e promuovere al meglio la risorsa turistica rappresentata dal comprensorio Scillese e, quindi, in tale contesto, ha inteso partecipare al bando finalizzato alla promozione di una risorsa storica, artistica e culturale quale è il Castello di Scilla.
Nessuna svendita, nessun regalo ai privati che, anzi, con risorse comunitarie e proprie devono valorizzare il patrimonio artistico costituito dal Castello di Scilla al fine di dare impulso all’azienda turismo che è la prima, o tale dovrebbe essere, per il nostro Comune.
Nell’ambito di questo progetto l’amministrazione comunale di Scilla si era dichiarata concessionaria del Castello e, in quanto tale, dovrebbe intervenire nell’ambito del tavolo tecnico con la Regione Calabria al fine di completare l’iter procedimentale.
Proprio all’esito di tale richiesta, formulata nei giorni scorsi, il Sindaco ha ritenuto di dovere polemizzare attraverso gli organi di stampa senza neppure riflettere sulla circostanza di incontrarsi con l’associazione che rappresento e, soprattutto, con le istituzioni che intervengono nell’ambito del procedimento in questione.
Tutto ciò nonostante il sig. Sindaco Pasqualino Ciccone fosse da tempo ben a conoscenza del procedimento e delle finalità dello stesso.
Da un primo cittadino mi sarei e ci saremmo attesi, in caso di dissenso, comunque, un intervento contenuto non solo entro i canoni della verità ma, soprattutto, della correttezza espressiva ed espositiva senza ricorrere ad espressioni gratuitamente offensive e, soprattutto ad affermazioni totalmente false ed inveritiere. L’associazione che rappresento, rispettosa delle istituzioni e soprattutto del dialogo civile, intende solo fare chiarezza e non abbassare i toni del confronto che, certamente, non sono rispettosi nè delle istituzioni nè, tanto meno, del popolo Scillese.
Rimango basito e fortemente perplesso se penso che, a rappresentare me e gli Scillesi sia un soggetto che si sofferma su circostanze assolutamente false e, soprattutto, che utilizza espressioni non degne di chi ricopre una carica istituzionale.
Parlare di “porcata” e di procedura illegittima, ritenendo (evidentemente) di rivolgersi ad un contesto di ignoranti, quando la procedura, oltre a trovare legittimazione su una norma dello stato Italiano (che in quanto sindaco, prima ancora che cittadino, il capo dell’amministrazione di Scilla dovrebbe conoscere e rispettare) è una affermazione gratuita che pronuncia chi è privo di contenuto e di qualsivoglia argomentazione sia sotto un profilo politico che istituzionale.
Addirittura il primo cittadino del nostro comune, non contento degli articoli usciti sugli organi di stampa, ha inteso sfruttare i social network al fine di far girare una notizia assolutamente falsa quale è quella della svendita del Castello ai privati non si comprende bene per quale interesse che, certamente, non può essere quello istituzionale che è, invece, rappresentato non solo dal POR ma, soprattutto dalla legislazione nazionale che lo legittima e che ha consentito la partecipazione al bando.
In questo contesto appare ingiustificata la vergognosa veemenza del primo cittadino di Scilla Pasqualino Ciccone che se la prende con “pochi fortunati imprenditori” a suo dire colpevoli di avere avuto la lungimiranza imprenditoriale di presentare un progetto, partecipare ad un bando e risultarne aggiudicatari con meritocrazia.
In questo senso, sarebbe cosa gravissima – e mi astengo da dire una porcata – far perdere finanziamenti pubblici che così la Regione dovrebbe restituire alla Comunità Europea impedendo la realizzazione di un progetto che non è finalizzato alla svendita del Castello ma, semmai, alla sua valorizzazione e alla restituzione dello stesso, in senso lato, alla comunità Scillese che ne potrà meglio fruire facendo guadagnare valore aggiunto a tutto il territorio.
Il Castello di Scilla è pubblico, appartiene allo stato, e mai potrà essere ceduto o svenduto a qualsivoglia privato fino a quando rimarranno quelle norme che da tempo immemorabile (con le dovute integrazioni) tutelano il patrimonio culturale ed artistico del nostro paese. Norme che evidentemente il primo cittadino di Scilla Pasqualino Ciccone ignora.
Sperando di avere portato chiarezza rispetto alle vergognose affermazioni del primo cittadino di Scilla Pasqualino Ciccone, mi auguro che la questione, piuttosto che essere devoluta agli organi di stampa con un fine squisitamente polemico (che non è il nostro) trovi soluzione nei dovuti tavoli istituzionali.
Rocco De Franco
Presidente Welcome to Scilla
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