Il Comune spieghi bene la questione della sostituzione forzosa dei contatori dell’acqua ai cittadini, perché il rischio è che si stia determinando una confusione che rischia di determinare contenziosi e conflitti per un’attività che non appare del tutto legittima.
Dalle scorse settimane, infatti, al pressante “invito” (leggi qui telereading ) rivolto agli stessi cittadini, affinché autorizzassero la sostituzione dei contatori e provvedessero alla stipula di un nuovo contratto di somministrazione, si è trasformato in un vero e proprio pressing – a nostro avviso illegittimo – con delle lettere inviate ad ogni singolo contribuente che parrebbero rappresentare un esercizio di “costrizione” delle volontà.
La nota, diffusa dalla società vincitrice dell’appalto e priva di firma e degli elementi salienti dell’atto amministrativo, dapprima invita gli utenti alla sostituzione del contatore da parte di operatori muniti di tesserino, per poi “ricordare” che gli «operatori incaricati sono autorizzati ad eseguire comunque la sostituzione del contatore, anche in assenza del titolare».
Una contraddizione in termini quella del gestore del servizio, perché da una parte riconosce all’utente la titolarità, quindi la proprietà del misuratore e, dall’altra, dice allo stesso che, in ogni caso, provvederà alla sostituzione ma che questi dovrà, in ogni caso, sottoscrivere il verbale di sostituzione.
Ove non bastasse, poi, lo stesso utente è invitato a sottoscrivere un nuovo contratto di somministrazione che, ove le operazioni di sostituzione fossero obbligatorie, come pure il contratto, dovrebbe essere la stessa società o il Comune a imporlo, salvo eventuale recesso da parte dell’utente.
Ovvio che si tratti di un artifizio utilizzato per costringere gli utenti a sostituire contatore e contratto, già utilizzato nel recente passato e con lo scopo di farla passare come un’attività volontaria degli utenti ma che è, in sostanza, una palese violazione del Codice del Consumo.
Ad oggi infatti, tranne casi di avaria, i contatori tradizionali sono a norma del D.P.R. 854/82 e per applicare la tariffa a consumo si applica l’autolettura e qualsiasi ulteriore incombenza da parte dell’utente, appare un atto del tutto arbitrario.
Fatta salva, dunque, l’ipotesi di ricorrere all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l’amministrazione comunale – che sino ad oggi ha rimarcato il proprio silenzio – farebbe bene a esprimere il proprio punto divista, spiegando finalmente il perché di un appalto di cui proprio non se ne sentiva il bisogno.
Non vorremmo che oltre al generale aumento della tassazione, questo fosse un escamotage per giustificare le solite occupazioni precarie a danno di una intera città.
Consigliere Comunale
Massimo Morgante
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