REGGIO. Aeroporto, manifestazione flop: la gente non risponde. Gli organizzatori: “E’ solo l’inizio. Lottiamo per i diritti negati”

27 Ottobre 2015
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di GIUSEPPE BRIGANTI

manifestazione per aeroporto

REGGIO CALABRIA – Quando un aeroporto chiude, a soffrirne è un intero territorio. Il diritto alla mobilità – essenziale soprattutto oggi, nell’era della globalizzazione – si fa più tenue e la comunità compie un ulteriore passo verso l’isolamento. Eppure, di fronte a questa prospettiva la cittadinanza di Reggio è apparsa indifferente: la manifestazione contro la chiusura del Tito Minniti, tenutasi il 26 ottobre sul Corso Garibaldi, ha visto la partecipazione di poche decine di persone, la maggior parte delle quali in rappresentanza di alcune sigle e movimenti (tra cui Sindacato ORSA, Sindacato FIL, Associazioni Amici di Raffaele Caserta, Associazione FREEDREMM Messina, Circolo PD Libertà di Messina, Movimento Ferribotte).
Della gente comune non c’è stata traccia, se escludiamo gli sguardi curiosi dei passanti, e dei pochi clienti che hanno fatto capolino dai negozi.
Rimane comunque l’appello dei presenti, guidati da Francesco Anoldo Scafaria, organizzatore della manifestazione e leader del movimento “Il Tito Minniti non si tocca”. A Villa e Dintorni ha raccontato il senso della manifestazione. “Questo per noi è un inizio. Siamo qui per lottare per i diritti negati, tra cui c’è il diritto alla salute. A prescindere del Tito Minniti, noi lottiamo per qualcosa di nostro, come lottarono i nostri padri quarantacinque anni fa, anche se non riuscirono a difendere il capoluogo. Ecco perché nasce questo gruppo di persone. Un gruppo di persone che ha deciso di abbandonare la politica dei partiti, ma non la politica intesa come polis. Questo è il nostro modo di fare polis”.
Anoldo Scafaria ha inoltre espresso il rammarico per la scarsa affluenza dei cittadini ma anche per l’assenza di alcune sigle. “Mi dispiace che noi come movimento ci siamo fatti promotori della manifestazione di Locri e oggi di Locri non abbiamo visto nessuno. Evidentemente noi ci interessiamo dell’ospedale di Locri ma loro non si interessano dell’aeroporto di Reggio”.
Pino Siclari, ex candidato sindaco per il Partito Comunista dei Lavoratori, ha individuato le ragioni della scarsa partecipazione. “Il dramma è che abbiamo una sedicente sinistra che fa la destra, e quanto più la falsa sinistra assomiglia alla destra tanto più la gente viene confusa. Se oggi siamo pochi non è un caso, è il frutto di questa politica di omologazione”. L’unico modo per mobilitare la gente è portare la protesta a un livello più generale e coinvolgere più settori della società. “Non è solo un problema dell’aeroporto: abbiamo un servizio pubblico del trasporto che è messo seriamente in discussione. Noi abbiamo, contemporaneamente alle minacce di chiusure del Minniti, una linea ferroviaria allo sfascio e una rete stradale collassata. E’ necessario unire queste cose, chiamare a rapporto i sindacati del trasporto. Fare una vertenza generale. Portare questi problemi nelle scuole, perché solo così la gente può scendere in piazza”.
Un obiettivo, questo, condiviso da Giuseppe Leonardo, esponente del meetup del Movimento Cinque Stelle “Reggio Attiva”. Il suo è un tono molto pessimista. “Vogliamo invitare la cittadinanza a essere attiva, anche se in verità la cittadinanza attiva non lo è per nulla. La città è morta da quarantacinque anni, i reggini sono ormai cadaveri. Ai cittadini dico: svegliatevi”. Un appello che forse rimarrà inascoltato.

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