SCILLA – Off limits l’accesso ai terreni che si trovano a monte del vallone “Scirò”. Appezzamenti e colture sono abbandonati, e nella stessa condizione si trovano animali da allevamento e non solo. Il maltempo degli ultimi giorni, infatti, ha messo in difficoltà i proprietari delle terre, impossibilitati a percorrere la stradina interpoderale d’ingresso alle stesse. Non possono attraversarla né in auto né a piedi, alla luce della condizione di pericolo e di impercorribilità rappresentata dalla presenza di fango e detriti. Con le piogge abbondanti l’arteria si è trasformata in una vera e propria fiumara, con acqua sporca e fangosa che scende direttamente in mare. Una situazione che va avanti ormai da quattro giorni, ma che si è ripresentata più volte anche negli anni recenti. Una storia che puntualmente si ripete, causando seri disagi agli agricoltori possidenti. Nella zona ci sono uomini e mezzi che stanno cerando di sistemare la situazione, con i proprietari che attendono la fine delle operazioni sperando che di poter entrare al più presto nelle tanto amate campagne. Ieri mattina non è stato ancora possibile; alcuni di loro sono arrivati nell’area del vallone “Scirò” e sono stati costretti a fermarsi sulla statale 18 assistendo sconfortati allo stato di impraticabilità della stradina d’accesso ai terreni. Erano circa cinque persone, perlopiù anziane. Ma in realtà i proprietari terrieri che frequentano quella via sono molti di più, considerato che il medesimo percorso è la porta d’ingresso a svariate proprietà, addirittura centinaia, seppur molte incolte e lasciate da tempo proprio per le annose difficoltà nel raggiungerle. Scirò, come Furio, Cardea, Fronte, Serro Lurici: tutte località di campagna messe in ginocchio dalle intemperie metereologiche. Per la disperazione dei contadini di mestiere e delle persone che usano coltivare la terra per avere prodotti sempre freschi e genuini. Un duro lavoro buttato al vento solo perché, negli anni, sono mancati interventi veramente risolutivi. «Siamo sempre a punto e daccapo – hanno dichiarato contrariati – I lavori tampone non servono a nulla, c’è bisogno di andare alla radice del problema, procedendo poi con una messa in sicurezza definitiva».
Francesca Meduri
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