VILLA. Affidamento minori, le testimonianze dalle case famiglia: convegno a Piale apre la settimana del “Fiocco Giallo”

21 Novembre 2015
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di CONSOLATA MAESANO

VILLA SAN GIOVANNI – Riprende anche quest’anno a Villa San Giovanni la settimana del fiocco giallo, a sostegno dei minori contro ogni forma di abuso e violenze.
L’evento apripista ha focalizzato l’attenzione sul delicato tema dell’affidamento di quei minori che, non potendo per i più svariati motivi continuare a stare con la propria famiglia, vengono accolti presso le case famiglia. E proprio queste importanti realtà locali, ovvero la casa famiglia “Regina della pace” di Campo Calabro e la casa famiglia “San Filippo neri” di Catona, hanno organizzato un convegno dal titolo “Chimmi rati? Dare una famiglia a chi non ce l’ha”, svoltosi presso il centro diurno “Le Rose Blu” di Piale.
Queste strutture, in cui rientra anche la casa famiglia “San Girolamo Emiliani” di Campo Calabro, fanno parete dell’associazione “Papa Giovanni XIII”, fondata da Don Oreste Benzi.
Le case famiglie hanno inoltre un ruolo fondamentale anche per il sostegno ai soggetti diversamente abili.

Anna Musolino e il marito Paolo Campolo svolgono il ruolo di genitori presso la casa famiglia “Regina della Pace” di Campo Calabro.
La madre ha raccontato gli esordi di quest’esperienza: fondamentale fu l’incontro con Don Benzi.
“Eravamo andati ad un suo convegno sull’affido e sull’adozione ed eravamo più propensi a quest’ultima: ma nell’ascoltare Don Benzi, mi innamorai invece dell’affidamento”.
Ma a tempi la strada era tutt’altro che in discesa: “Tale istituzione c’era da poco: ancora, soprattutto nel reggino, non se ne sentiva parlare molto e le famiglie affidatarie erano pochissime”.
Tuttavia, nel 1989 la coppia riesce ad ottenere il primo affidamento:
“Quest’esperienza ci ha segnato molto, se vogliamo in maniera quasi negativa. Questo bambino veniva da un istituto e ai tempi queste strutture usavano mandare i piccoli ospiti nelle famiglie per un breve periodo, soprattutto festivo, terminato il quale rientravano in istituto.
A noi questo rientro del bambino turbò parecchio: l’esperienza dell’affido era stata molto forte, sia per noi che per il bambino e la separazione fu dolorosa”.
Scatta da qui la condanna per questo modus operandi molto burocratico e poco caloroso: “Non era assolutamente quello il modo di fare affidamento: molti bambini spesso restano per anni negli istituti, che svolgono un lavoro bellissimo ma non sono una famiglia. Restano dunque in un limbo, aspettando l’adozione e rimanendo completamente privati dell’affetto di una famiglia. Don Benzi scrisse: “è un delitto far passare anche solo un giorno senza genitori”: ci ha inculcato fortemente il bisogno del bambino e di ogni essere umano di essere scelto.”

Vittoria Bruzzano e Giovanni Fortugno sono responsabili della casa famiglia “San Filippo Neri” di Catona.
Il loro cammino è stato difficoltoso: la coppia ha dovuto affrontare la scoperta di non poter avere figli, a cui si è aggiunta un’adozione non andata in porto.
Nonostante tali difficoltà sono però riusciti a creare una famiglia: prima attraverso l’adozione di una bambina neonata gravemente malata che doveva affrontare vari interventi e di altri bambini, poi tramite diversi affidamenti.
Tante sfide, non semplici ma coraggiose.
La Bruzzano ha così spiegato il motivo per cui tante persone al posto loro hanno ed avrebbero rifiutato: “I no nascono dalla nostra paura di soffrire, ma bisogna superarsi. Oggi ci sono, domani non posso saperlo: ecco perché devo vivere bene oggi. Se oggi posso dare amore parto da oggi, non aspetto domani. Bisogna che superiamo i nostri limiti, il nostro egoismo, le nostre paure: il Signore che lavora dentro di noi ci toglie dal cuore la pietra che c’è intorno ed apre le porte”.
Queste scelte hanno reso possibile la genitorialità: “Essere genitori è un dono che ricevi ed è un dono che dai, per cui tutto si risolve nel donare l’amore e non aspettarti ricambio. È bello sentire di essere un dono per gli altri. Ringrazio il signore per questi doni dei miei figli”.

Bruna D’Angelo, operatrice e coordinatrice della casa di accoglienza per minori stranieri non accompagnati “Casa dell’Annunziata” di Reggio Calabria, ha raccontato con semplicità il ruolo che la struttura svolge:
“Noi accogliamo questi ragazzini che sbarcano: minorenni, soli, a volte malati ed essenzialmente li amiamo”.
D’angelo ha raccontato la storia della prima ospite, Alisa: “Questa bambina aveva perso tutti. Era lì: smarrita, con gli occhi sognanti. Era straniera, non parlava l’italiano, con un’altra cultura e dunque un altro sistema familiare, con un passato che nessuno conosceva. Non riusciva neanche a esprimere il lutto. È diverso rispetto agli altri ragazzi: in questo caso non potevamo sapere nulla di lei”.
Per la piccola l’esperienza della casa famiglia è stata molto positiva: è riuscita a sfogarsi e ad affezionarsi a chi si prendeva cura di lei. Infatti “Nelle case famiglie, essendoci un contatto continuo, si crea affetto. Noi li amiamo e loro diventano il nostro centro. L’amore è una torta strana: anziché dividersi si moltiplica. Se si toglie un giorno la famiglia a un bambino ne risente. Una mamma e un papà non si possono sostituire: che poi lo siano per un giorno, lo siano per sei mesi e per anni comunque ci vogliono”.

L’amministrazione comunale, attraverso il sindaco Antonio Messina e l’assessore alle politiche di coesione sociale Maria Grazia Richichi, ha espresso vivo apprezzamento ed entusiasmo per il lavoro delle strutture d’accoglienza.
“È una soddisfazione quando le politiche sociali del comune possono dare risposte concrete. Sono realtà territoriali che ci fanno sentire importanti: siete voi che date forza a noi. Continueremo a batterci per dare spazio a persone che come voi riescono a dare risposte”- ha commentato l’assessore Richichi- “Mi ha commosso vedere il vostro sorriso e la vostra serenità. Nonostante le difficoltà amate ridere, scherzare, essere protagonisti dei vostri momenti. Ciò è merito di chi è con voi tutti i giorni e vi fa vivere bene”.
Si è unito nei meritati riconoscimenti anche il sindaco Antonio Messina: “Si vede in ognuno di voi l’immenso amore che riversate verso i vostri figli. Per noi è motivo d’orgoglio amministrare questa città sempre più solidale: l’associazionismo è la linfa vitale di una società e noi siamo davvero fortunati ad avere tante realtà: faremo di tutto per starvi accanto.”

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