VILLA.Giornata del Fiocco Bianco, proiettato il corto “Lui era mio padre – pensieri di una bambina mai nata”: messaggio forte contro la violenza sulle donne

25 Novembre 2015
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di CONSOLATA MAESANO

VILLA SAN GIOVANNI – Una storia d’amore come tante, di quelle “normali”. Due giovani innamorati che decidono di costruire assieme un futuro e una famiglia.
Poi qualcosa va storto e il nido d’amore s’infetta di un veleno mortale: la complicità sbiadisce e lascia il posto alla violenza, le carezze diventano pugni, il rispetto umiliazione.
Lei sopporta, finge che vada tutto bene, tenta di andarsene ma poi torna sempre da quell’uomo che la maltratta fisicamente, mentalmente, sessualmente. Fino al punto di non ritorno, dove ormai non c’è più niente da fare e la morte porta via tutto: il fantasma di un amore malato, i lividi, le lacrime, una madre e una bambina ancora in grembo.
Il tutto raccontato con la voce e col punto di vista di chi subisce, di chi non ha potuto vedere il mondo.

Questa storia, tragicamente attuale, è il tema del cortometraggio “Lui, era mio padre- pensieri di una bambina mai nata”, realizzato dalla segreteria provinciale di Reggio Calabria del Siulp e proiettato a Villa San Giovanni in concomitanza del “Fiocco bianco” contro la violenza sulle donne.
Ad accompagnare la proiezione del filmato un’omonima tavola rotonda svoltasi presso il salone parrocchiale “Monsignor Giovanni Ferro” della parrocchia Maria SS del Rosario.
L’iniziativa rientra nella campagna del Fiocco giallo a tutela dei minori da ogni forma di abuso, organizzata dall’assessorato alle politiche di coesione sociali.

Ferdinando Spagnolo, segretario organizzativo provinciale Siulp ed autore del cortometraggio, ha così spiegato la scelta di un elaborato “crudo”: “Volevamo lanciare un messaggio forte, volevamo sensibilizzare le persone anche attraverso immagini forti, con un pugno allo stomaco, con qualcosa che rimanga impresso”.
La storia è verosimile: “E’ tratta dalle vicende di una ragazza ospite di un centro antiviolenza reggino. Fortunatamente lei si è allontanata coi suoi figli da chi la maltrattava e sta proseguendo la sua battaglia legale. Noi abbiamo deciso di cambiare il finale per lanciare un segnale più duro, anche attraverso l’immagine di un padre che concepisce e annienta la vita”.

L’assessore alle Politiche di coesione sociale Maria Grazia Richichi ha spiegato la volontà dell’Amministrazione di lavorare a stretto contatto con le realtà sociali del territorio: “Le istituzioni, la chiesa, la scuola, i servizi sociali sono contenitori del disagio sociale, per questo devono essere presenti sul territorio e devono soprattutto fare sinergia. Le tavole rotonde devono essere concrete: devono lasciare qualcosa, devono rappresentare una partenza per il concreto.
Infatti, l’assessorato alle politiche sociali durante la precedente legislatura ha firmato un protocollo d’intesa con la prefettura di Reggio Calabria. Miriamo inoltre a creare entro 5 anni un centro antiviolenza a Villa San Giovanni, in modo da poter dare risposte concrete”.

La consigliera di Parità della Provincia di Reggio Calabria Daniela De Blasio ha attaccato la politica per la scarsa efficacia e il poco impegno:
“Le leggi ci sono, si pensi alla convenzione internazionale di Instabul. Ma è sbagliato il metodo, l’approccio: finchè la violenza contro le donne sarà trattata in maniera emergenziale invece che culturale essa non cesserà. L’Italia è all’avanguardia per quanto riguarda le pari opportunità; ma è in ritardo in merito alla lotta alla violenza.
Mancano le strategie e, soprattutto, mancano i finanziamenti: come facciamo a dire alle donne di denunciare se non ci sono le strutture, se non è possibile attuare le tre P (Prevenzione, Protezione, Punizione) previste dalla convenzione di Instabul? Senza finanziamenti non è possibile dare supporto alle donne che scappano dalla violenza e vengono a chiedere aiuto, spesso con figli.
Ancora, l’Istat non raccoglie più i dati statistici: la politica non riesce a capire che senza queste preziose informazioni non è possibile intervenire efficacemente.
È scarsa anche la comunicazione: il numero verde antiviolenze, il 1522, è poco conosciuto dalle donne”.

Lo psichiatra Giacomo Romeo ha tracciato le cause psicologiche che danno origine alla violenza contro le donne da parte degli uomini: “Tali soggetti sono spesso affetti da un analfabetismo emotivo, che non consente loro di accedere alla sfera sentimentale.
Il punto di partenza sono i sentimenti: non dobbiamo dimenticare che non ne veniamo al mondo già provvisti, ma li apprendiamo nella prima infanzia. La dimensione emotivo-sentimentale va coltivata ed alimentata: altrimenti si avranno impulsi, non sentimenti.
Spesso si degenera nella psicoastenia o psicoapatia: è data da un’immaturità affettiva e puerilità e comporta un’incapacità a provare sentimenti positivi, una vita sessuale impersonale e non coinvolgente, un’apatia morale che rende incapace il senso di colpa e una condotta antisociale”.

Massimo Minniti, giudice per le Indagini Preliminari Tribunale di Reggio Calabria, si è soffermato sugli aspetti giuridici che regolamentano i casi di violenza.
“In Italia c’è poca conoscenza delle norme. Ad esempio per lo stalking, che solo tra il 2010 e il 2012 ha registrato 20mila casi in Italia, in sostituzione alla denuncia è previsto l’ammonimento da parte del questore e se il soggetto sollecitato persevera allora parte la denuncia d’ufficio. Molte donne non vogliono denunciare, ma potrebbero avvalersi dell’ammonimento e spesso non lo sanno: l’ha fatto solo il 5%.
Il nostro paese ha inoltre una scarsa prospettiva vittimologica dei reati: ci si dimentica troppo spesso delle vittime, urge una stigmatizzazione che vada oltre la pena”.

All’evento hanno inoltre partecipato la consigliera di minoranza Silvia Lottero, la vice presidente della consulta comunale giovanile Adele Briganti, la presidente della conferenza San vincenzo De Paoli Caterina Papalia e padre Pasquale Macchia, rappresentante dei Padri somaschi e parroco della Parrocchia di Maria Santissima del Rosario.

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