REGGIO CALABRIA – E’ iniziata da una struttura sita a Reggio Calabria l’attività di demolizione che interesserà 686 opere edilizie abusive realizzate nella città dello Stretto e nella sua provincia tra gli anni ’80 e gli anni 90’.
«Grazie all’efficace collaborazione del Corpo Forestale dello Stato – si legge in una nota del Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho – è stato possibile verificare la geolocalizzazione ed la successiva individuazione catastale dei manufatti abusivi colpiti dalle sentenze passate in giudicato, recuperando pertanto i primi atti di sequestro nei quali erano specificati i particolari dell’abuso. Gli investigatori hanno poi accertato presso gli uffici tecnici comunali l’esistenza di eventuali pratiche di sanatoria e procedendo in ultimo alla intimazione a demolire con la contestuale assegnazione di un termine di novanta giorni per provvedere».
Il lavoro della Procura e della sezione di polizia giudiziaria del Corpo Forestale ha portato all’individuazione di opere abusive in ventidue comuni, rilevando una particolare incidenza del fenomeno a Reggio Calabria (con 328 abusi) e a Bagnara Calabra (con 166).
«Dal lavoro svolto – prosegue il Procuratore de Raho – emerge il dato scoraggiante dell’immobilismo mantenuto negli anni dalle Amministrazioni comunali relativamente al fenomeno dell’abusivismo edilizio. È emerso che i Comuni non hanno attuato tutte le procedure previste dalla normativa vigente, ed in primo luogo l’acquisizione gratuita del bene abusivo e dell’area di sedime al patrimonio del comune, atto dovuto, successivo alla inottemperanza della ordinanza comunale di demolizione».
Su sollecito della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, sono avvenute soltanto due acquisizioni, nel territorio di Bagnara Calabra, ad opera della Commissione straordinaria prefettizia. «È stato accertato inoltre, che gli uffici tecnici – evidenzia infine il capo della Procura reggina – risultano deficitari anche nella trattazione delle pratiche relative ai condoni edilizi del 1985, 1994 e 2003. E il dato è ancora più sconvolgente se si considera che da 30 anni le domande di condono edilizio presentate dai cittadini giacciono presso gli archivi comunali senza una risposta, sia di accoglimento che negativa».
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