REGGIO. Credito alle imprese, Confesercenti: rivedere i requisiti di accesso e dei rating bancari

19 Gennaio 2016
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Permangono ancora le pesanti difficoltà che le Micro e Piccole imprese devono affrontare per arrivare a tagliare, ancora in vita, il difficile traguardo di fine crisi.
In particolare non si placa la preoccupazione per le sofferenze bancarie che, su base annua, negli ultimi mesi del 2015 hanno fatto registrare un +11%, quantificabile con un volume assoluto che supera i 200 miliardi di euro.
Ad aggravare ulteriormente la situazione fiduciaria tra correntisti e istituti di credito si è poi aggiunta la delicata situazione che ha visto coinvolte 4 banche che, è vero che rappresentano appena lo 0,9% degli attivi bancari totali, ma meritava certamente un’attenzione maggiore di chi preposto al controllo, con l’adozione di meccanismi non punitivi verso i risparmiatori anche per evitare l’inasprimento di rapporti fiduciari già tesi, in valori assoluti, tra le varie parti in causa.
Una, seppur contenuta, boccata d’ossigeno per l’aziende di piccola e media dimensione, arriva dalla presenza del Fondo di Garanzia e dei Confidi verso le quali, anche grazie all’apporto di professionisti e associazioni di categoria come Confesercenti, gli imprenditori, con un +14,1% di erogato, stanno ricevendo quel supporto a medio termine senza il quale le loro realtà, costruite e sviluppate negli anni con sacrificio, senso di responsabilità e abnegazione, probabilmente non avrebbero avuto futuro.
Malgrado il prezioso strumento messo al servizio delle imprese a garanzia degli istituti di credito, è assolutamente necessario rivedere ulteriormente i requisiti di accesso e, al contempo, uniformare e allargare le maglie dei vari rating bancari, troppo spesso freddi numeri incapaci di dare realmente un effettivo valore all’azienda che necessita di assistenza finanziaria, correndo paradossalmente in rischi maggiori rispetto a quelli che potrebbero avere finanziando un’azienda fuori parametri, ma con possibilità di restituire il credito e crescere sotto ogni profilo.
La breve analisi delle dinamiche di accesso al credito, consentono quindi di confermare, come già fatto nei mesi scorsi, che è ancora presto per dichiarare la fine del credit crunch (cioè la stretta del credito da parte degli istituti bancari verso chi fa richiesta di finanziamento) nei confronti delle imprese italiane, specie per quelle minori dell’area Obiettivo 1, in particolare delle piccole imprese e di quella artigiane che, rappresentando il 90% delle imprese italiane, sono certamente il vero motore del nostro Paese e in particolare della sua parte meridionale, ma allo stesso tempo si vedono costrette a prestare sempre più crescenti garanzie in quanto ritenute meno affidabili. Il tutto avviene nonostante le recenti statistiche sulla rischiosità media indichino esattamente il contrario.
Sarà quindi compito di chi vuol far ripartire il Paese soffermarsi, in modo serio e finalmente efficace, sul percorso da seguire per facilitare concretamente l’accesso al credito da parte di questi piccoli imprenditori e artigiani, che, negli anni, hanno ampiamente dimostrato di conoscere a fondo il modo di fare impresa, riuscendo ad andare avanti senza l’aiuto delle banche, ancora sorde alle loro richieste.

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