VILLA. Endometriosi e carcinoma ovarico, esperti a confronto: «Diagnosi precoce e attività di sensibilizzazione sono fondamentali»

14 Febbraio 2016
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di CONSOLATA MAESANO

VILLA SAN GIOVANNI – L’endometriosi è una malattia cronica, complessa ed invalidante che colpisce circa 3 milioni di donne italiane. Tale patologia è causata da un’anomalia: il tessuto endometriale (ossia quello che riveste la mucosa interna dell’utero) si presenta in altri organi, quali ovaie, tube, perineo, vagina ed intestino. Tale tessuto tende fisiologicamente a spaccarsi e a sanguinare durante il ciclo mestruale e- inevitabilmente- lo fa anche in zone anomale. L’endometriosi è una malattia particolarmente dolorosa e difficilmente diagnosticabile, che comporta anche infertilità. Al fine di sensibilizzare la popolazione circa questa rilevante patologia l’A.I.E (Associazione Italiana Endometriosi) col patrocinio del comune di Villa San Giovanni e della Regione Calabria ha organizzato il convegno socio-divulgativo: “Nuovi orizzonti nella diagnosi e terapia del dolore della donna: endometriosi”, svoltosi sabato pomeriggio presso l’hotel Plaza e capace di suscitare l’attenzione e l’interesse di un’ampia platea.

I moderatori, il dottor Rocco Cassone e la dottoressa Maria Grazia Richichi (rispettivamente assessore alla Sanità e assessore alle Politiche sociali, Pari opportunità, Qualità della vita e Benessere socio-sanitario del comune di Villa San Giovanni) hanno dato il via ai lavori, apertisi coi saluti istituzionali.
L’assessore provinciale alle Politiche e pianificazione culturale, ai Beni Culturali e alla Difesa della Legalità Edoardo Lamberti Castronuovo; il sindaco di Villa San Giovanni Antonio Messina e il vicesindaco Giovanni Siclari hanno dunque salutato e ringraziato gli ospiti e il pubblico; mentre il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto- non potendo essere presente, ha espresso i propri saluti tramite un messaggio.

Il dottor Rosario Idotta, ginecologo e responsabile del Centro Endometriosi dello Stretto presso la Casa di Cura Villa Aurora di Reggio Calabria, ha approfondito la diagnosi e la terapia endometriale: “Adesso, fare diagnosi è molto più semplice rispetto a 20 anni fa: oggi la clinica e gli strumenti permettono una diagnosi sicura nel 95% dei casi. Ad esempio, i markers permettono di non eseguire la laparoscopia, che in passato veniva eseguita anche su soggetti di 17, 18 anni. I marcatori consentono una diagnosi precoce del carcinoma ovarico, ad anni di distanza. Oggi, nella diagnosi endometrica, ha un ruolo fondamentale il medico pediatra: deve mandare dal ginecologo anche i soggetti giovanissimi, soprattutto in presenza di sintomi quali il ciclo abbondante e doloroso, accompagnato da malessere, gonfiore e sofferenza. Il pediatra è fondamentale: una diagnosi tarda può provocare infertilità. Fondamentali poi i controlli ginecologici e soprattutto le visite manuali. Strumenti preziosi anche le ecografie e le sonde pelviche e vaginali, che permettono di vedere concretamente la situazione”.
Tra le misure preventive dell’endometriosi, il dottore ha indicato “l’uso della pillola anticoncezionale, le gravidanze in età giovanile, l’attività fisica e fisioterapica (lo sport fa sopportare meglio il dolore e la fisioterapia fa esercitare il pavimento pelvico), una sana alimentazione che prediliga frutta, verdura e pesce a scapito della carne rossa e una serie di controlli costanti”.

La dottoressa Angela Puntorieri, biologo e patologo clinico presso la Casa di Cura Villa Aurora, ha incentrato il suo intervento sui marcatori biochimici per l’endometriosi e il carcinoma ovarico, il CA125 e l’HE4.
“Inizialmente veniva usato il CA125, che però al 50% dava falsi negativi. L’HE4 è stato una svolta: permette una diagnosi differenziale per il carcinoma ovarico e l’endometriosi. L’HE4 è una glicoproteina ed è sensibile e specifico. Non risentendo dell’azione di antibiotici e antinfiammatori, dà un risultato ancora più affidabile, certo. I due biomakers si uniscono in un algoritmo (Roma4) che permette la diagnosi precoce del carcinoma ovarico. Il loro utilizzo è consigliato nei soggetti che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita, per prevenire l’insorgenza di tumori a seguito dell’assunzione degli ormoni”.

La dottoressa Antonella Barresi, ginecologa specializzata presso l’ambulatoriale ASP Reggio Calabria, si è focalizzata sull’attività territoriale della patologia.
“La realtà territoriale è fondamentale, è lì che bisogna intervenire con le diagnosi. Ad esempio, i consultori: i medici di tali strutture seguono le donne durante il loro percorso di vita, in maniera gratuita ed adeguata. Difatti, la donna ha bisogno di un ambiente adatto, che riesca a capirla. Spesso, il dolore fisico della donna viene sminuito, anche dalla famiglia stessa”. L’elemento imprescindibile è un’efficace comunicazione: “Senza di essa non può esservi medicina. Occorre inoltre un rapporto empatico tra il medico ginecologico e la paziente. Urge che la donna affetta da endometriosi sia ascoltata e costantemente seguita: serve una sinergia tra le strutture, i sanitari e i laboratori per far garantire una diagnosi corretta e tempestiva”.

Margherita Iellamo è consigliere nazionale dell’AIE, associazione italiana endometriosi. Durante l’incontro ha raccontato la storia dell’associazione: “L’associazione nasce del 1999 ed è la prima in Italia. L’AIE coinvolge oltre 20.000 persone, molte delle quali sono affette da endometriosi”. L’associazione mira a sostenere emotivamente le donne, informare sulla malattia, sollecitare le istituzioni e promuovere la ricerca scientifica.
Il sostegno alle pazienti è fondamentale: “L’infertilità e la sofferenza possono avere un impatto devastante sulla donna, portandola alla depressione. Per questo l’AIE promuove diverse iniziative di supporto, quali i gruppi di auto aiuto, la consulenza psicologica online, gli sportelli d’ascolto e il supporto ospedaliero”.
La lotta all’endometriosi passa anche attraverso un’informazione completa e corretta: “l’Aie lavora col supporto dei media, servendosi della stampa, della radio, della tv e di internet. L’associazione ha coinvolto anche le scuole, le università e le diverse associazioni locali, avviando una partnership con l’Avis e la croce rossa”.
Imprescindibile obiettivo il sostegno politico: “L’AIE realizza inoltre un costante sollecito alle istituzioni: le donne con endometriosi devono poter usufruire di una serie di sostegni economici, indispensabili se si considera la necessità dei controlli e delle terapie e l’impedimento lavorativo. Ma soprattutto, quello che si chiede alle istituzioni è una legge completa, che tuteli e sostenga chi lotta quotidianamente contro l’endometriosi”.
Ultimamente, l’AIE ha raggiunto notevoli traguardi: “Nel 2014 Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha incontrato personalmente la nostra associazione. In quello stesso anno l’AIE ha avuto la possibilità di accedere ai finanziamenti del fondo sanitario nazionale, mentre gli enti regionali sono stati esortati a presentare progetti appositi. Dal 2015 l’endometriosi è finalmente rientrata nelle tabelle dei livelli essenziali di assistenza (ossia l’insieme delle attività, dei servizi e delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza)”.

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