di DOMENICO ARCUDI
VILLA SAN GIOVANNI – Il tristissimo fenomeno del bullismo colpisce soprattutto la realtà scolastica e rientra purtroppo nell’ordinario. Spesso i bulli sono ragazzi a loro volta deboli ma vanagloriosi, che scaricano la loro rabbia su coetanei più sensibili e timorosi. Nei casi più gravi sono capaci di rendere davvero impossibile la vita delle loro vittime, specie se queste – e succede di frequente – non hanno il coraggio di confidare a qualcuno i vili episodi subiti.
Le vittime di bullismo devono dunque guardarsi intorno e cercare di attingere forza e sicurezza dalla frequentazione di mondi animati da uno spirito attivo e combattivo. E’ il caso, ad esempio, del mondo dello sport e del karate in particolare. A darne conferma sono le dichiarazioni rilasciate a villaedintorni dal maestro di karate Gerardo Gemelli,volto noto del karate calabrese nonché uno tra i più rispettabili esperti del settore nella provincia reggina e proprietario dell’omonima palestra nata nel 1981 e situata in via Rocco La Russa a Villa San Giovanni.
In merito all’opportunità che i ragazzini vittime di bullismo frequentino un corso di karate, Gemelli ha risposto: «Assolutamente sì, perché il karate è l’unica disciplina che riesce a controllare le tecniche. Nel karate non ci si fa prendere dalla rabbia, e si ragiona su come difendersi cercando di capire dei segnali dati dall’aggressore».
Un ruolo fondamentale nella lotta al bullismo lo gioca la scuola, che potrebbe sostenere l’avvicinamento dei ragazzi allo sport attraverso convenzioni con federazioni o palestre. Al riguardo il maestro Gemelli ricorda che «la Fijlkam (federazione italiana judo lotta karate arti marziali) partecipa sempre ai progetti ‘sport a scuola’ e a sua volta è convenzionata con la scuola fornendo personale a quest’ultima poiché l’affiliazione è gratuita».
Il maestro continua a esprimersi sul fenomeno del bullismo sostenendo che «prevenire sia meglio che curare, perché se si subisce una sola volta un attacco da bulli si è vittime ed è consigliabile praticare uno sport da combattimento».
Insomma, due le raccomandazioni che si possono fare alle vittime di bullismo che non riescono ad esternare la loro condizione in una società che si schiera sempre dalla parte del “vincente”: parlarne con la propria famiglia e trovare una valvola di sfogo nella disciplina del karate.
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