VILLA SAN GIOVANNI – Domenico Gangemi non ha bisogno di presentazioni. È in primis un calabrese, di quelli fieri. È poi uno scrittore, le cui pagine sono impregnate di tale senso d’appartenenza: nei suoi pluripremiati capolavori- quali La signora di Ellis Island, La verità del Giudice Meschino, Il prezzo della carne, Un acre odore d’aglio- l’autore di Santa Cristina d’Aspromonte racconta l’orgoglio di una terra affascinante, martoriata da secoli di soprusi e di abbandoni e la forza dei suoi abitanti, con la loro costante voglia di dignità e riscatto.
E proprio su questi ed altri temi lo scrittore si è confrontato con gli alunni dell’istituto tecnico “Leonida Repaci” (dell’Iss Nostro-Repaci) di Villa San Giovanni, in occasione dell’incontro-dibattito: “Narrativa e Cinematografia. La scuola riscopre e racconta il territorio”, svoltosi sabato mattina presso il circolo culturale “La belle epoque”. L’appuntamento è la tappa conclusiva di un progetto che ha visto gli studenti impegnati nell’approfondimento e nell’analisi delle opere letterarie di Domenico Gangemi e di Saverio Strati e delle rispettive trasposizioni cinematografiche. Destinatarie del programma le classi 3°, 4° e 5° della sezione A, coordinate dalla docente Maria Papalia, che ha così spiegato il fine di questo percorso didattico: “E’ mirato ad approfondire la cultura, la storia della Calabria e dei suoi personaggi illustri attraverso il cinema e la cultura calabresi. Troppo spesso questi fattori culturali vengono trascurati dai manuali: è dovere della scuola trasmetterli ai ragazzi. È bello quando gli alunni escono da scuola per incontrare la cultura e il territorio”. L’evento ha altresì previsto la proiezione di un video con le parti salienti dei films esaminati, preparato dallo studente Daniele Ceravolo della classe 5 A.
Soddisfatta del progetto anche la dirigente scolastica Maristella Spezzano: “I ragazzi oggi stanno avendo la fortuna di incontrare il più grande degli scrittori calabresi contemporanei”.
Grande l’entusiasmo dei giovani studenti, intervenuti con sano interesse al confronto con lo scrittore.
Tra i diversi spunti di riflessione proposti, quello dell’ecomafia: “Quanto onore c’è nel seppellire i veleni, la morte dove si vive, dove c’è la famiglia? Perché si arriva a sacrificare i figli in onore del Dio denaro?”- ha chiesto con amarezza Gangemi.
La conferenza si è confrontata anche sul tema della giustizia: “Premettendo che stimo tantissimo la magistratura e che reputo sia composta per la stragrande maggioranza da persone oneste, esistono però poche mele marce ossessionate dalla carriera, che appannano la fiducia nella giustizia. È giusto combattere la mafia, ma serve garantismo: meglio dei colpevoli fuori che un innocente dentro, come a volte è capitato.” Gli studenti hanno chiesto delucidazioni in merito all’affermazione mafiosa nel territorio: “Il radicamento della mafia è stato possibile a causa dell’impoverimento, delle stragi e dell’abbandono: condizioni fertili per la formazione di una sorta di stato parallelo” e alla sua estensione nazionale e mondiale: “È vero, la mafia si è espansa in tutto il mondo. Ma non ci è andata da sola: è stata chiamata dall’imbarbarimento dei costumi, dalle richieste degli imprenditori del nord Italia. C’è stata una richiesta”. Gangemi ha altresì analizzato il percorso generazionale suoi e dei suoi coetanei: “La nostra generazione ha avuto modelli di riferimento sbagliati e ci sono voluti anni per rimuoverli. Io, come tanti altri, sono cresciuto in un ambiente impregnato di mafia. La mia generazione ne ha sentito addosso il fiato putrido.”
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