A meno di quattro anni dallo scioglimento del Comune di Reggio Calabria il centrodestra riapre quella che, ormai, appare come una ferita mai del tutto chiusa. Questa volta con una petizione popolare, tracciando un movimento che, pur partendo dal basso, è accompagnato da un carrozzone di sigle non indifferente: Azione Nazionale (nella veste di primo promotore), Forza Italia, Reggio Futura, Fiamma Tricolore, Destra Per Reggio, Destra Popolare, Alleanza Cristiana Popolare e altri ancora.
La petizione è stata presentata con una conferenza stampa, tenutasi nella sede di Azione Nazionale oggi 15 aprile. Tra i relatori, Alessandra Bordini ed Ernesto Siclari (esponenti di An), Antonio Caridi (senatore del gruppo Gal), Francesco Cannizzaro e Alessandro Nicolò (consiglieri regionali di Forza Italia), Eduardo Lamberti Castronuovo (assessore provinciale alla Pianificazione Culturale).
E’ stato Ernesto Siclari a spiegare il significato della petizione e quali obiettivi intende raggiungere. Secondo l’esponente di An lo scioglimento è stato ingiusto, frutto di una decisione politica e non già dell’applicazione di una legge. Altre realtà, che si sono macchiate di colpe ben più gravi, Rende e Roma in primis, sono state graziate. Ne consegue che Reggio è stata penalizzata. Il riferimento va all’aumento della pressione fiscale deciso dai commissari, al blocco dei cantieri e delle progettazioni di opere già previste, alla perdita di ingenti finanziamenti comunitari, alla sospensione delle procedure per la costituzione della Città Metropolitana.
Azione Nazionale e le altre sigle, dunque, chiedono ai cittadini di sostenere la richiesta di risarcimento per un danno che è sia economico che morale. Chiedono inoltre di modificare l’articolo 143 del Testo Unico sui Comuni, poiché, a detta dello stesso Siclari: “si tratta di una legge iniqua, che si presta a una strumentalizzazione politica”.
A sostegno di quest’ultima tesi, la compagna di partito Alessandra Bordini, ha citato una frase di Matteo Renzi, che durante una intervista rilasciata a Porta a Porta ha ammesso che lo scioglimento procede da una decisione politica e non dall’interpretazione di una normativa (“essendo di competenza del Consiglio dei Ministri è una decisione politica che prescinde dalle indagini e dagli atto previsti dalla norma”).
Francesco Cannizzaro ha sviluppato questo concetto e lo ha arricchito di una feroce invettiva contro il centrosinistra. “La città è stata vittima di un sistema politico avverso al nostro. Reggio è stata mortificata per colpire il centrodestra”. Ancora più esplicito l’ex senatore Antonio Meduri, già esponente dell’estrema destra, il quale ha rettificato il parere del consigliere citando l’ex governatore Giuseppe Scopelliti come principale bersaglio dello scioglimento.
Antonio Caridi ha rilanciato dichiarando che Reggio è stata “mortificata dal Governo tecnico e continua a esserlo oggi, sotto il Governo Renzi”. A tal proposito ha citato i tentativi dell’esecutivo di privare la città del Tar, della Camera di Commercio e della Corte d’Appello.
L’altro consigliere regionale di Forza Italia, Alessandro Nicolò, ha posto la questione su un piano meno politico e più associazionistico. “Questa deve essere una battaglia di civiltà, da estendere a tutti gli strati della società, a prescindere dallo schieramento. Chiamiamo a raccolta i giovani, ormai disaffezionati alla politica”. Nemmeno lui ha rinunciato a una critica agli avversari e a incensare l’ex Governatore: “Il suo è stato un lavoro virtuoso anche per quanto riguarda la Sanità e ha comunque portato avanti una logica di risanamento del bilancio, cosa che non sta accadendo ora”.
Di diverso taglio l’intervento di Lamberti Castronuovo, che ha focalizzato la questione sulle conseguenze sociali e culturali dello scioglimento, lanciando strali piuttosto pesanti nei confronti della magistratura. “La città ha pagato un prezzo estremamente alto, se devo giudicare da quello che ho letto e dalle esperienze che ho vissuto. Che lo scioglimento sia stato iniquo lo dicono i fatti; che sia stato deleterio lo tocchiamo ogni giorno con mano. Reggio è diventata sinonimo di mafia. Questa va combattuta, ma fare demagogia accostando il termine ‘mafia’ a chiunque sta facendo male alla città. Reggio è una città dove c’è la mafia, ma non è una città mafiosa. Legalità è rispetto per lo Stato ma anche rispetto dallo Stato”.
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