CAMPO C. Festa del lavoro, coro unanime per la Città Metropolitana: «Grande occasione di sviluppo»

9 Maggio 2016
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di CONSOLATA MAESANO

CAMPO CALABRO – Ancora una volta Campo Calabro si è confermato fulcro baricentrico dell’area dello Stretto e della costituenda Città metropolitana: in occasione della festività del lavoro, la villa comunale del balcone sullo stretto si è trasformata nel teatro della festa provinciale dei lavoratori.
L’evento- che non si è svolto giorno 1 a causa delle avverse condizioni meteorologiche- ha avuto luogo sabato e ha rappresentato una sana giornata di festa, aggregazione e riflessione.
Le istituzioni e i rappresentanti sindacali, nel corso di una tavola rotonda, moderata dal giornalista Mario Meliadò, hanno avuto la possibilità di confrontarsi sulle opportunità di lavoro offerte dalla città metropolitana.

La conferenza si è aperta con la testimonianza di Alessandra Calandruccio, una giovane laureata campese alle prese con le mille difficoltà di chi tenta di inserirsi nel mondo del lavoro, dopo un lungo percorso di studi: “Dopo la laurea magistrale in economia, inizio la ricerca di un lavoro in grado di soddisfare le mie ambizioni e di ripagare i sacrifici della mia famiglia. Mando quindi numerosi curriculum, ma mi vedo negati non solo il lavoro, ma anche gli stage e i tirocini. Già, perché tutti cercano esperienza, ma come può un giovane laureato avere esperienza se gli si nega la possibilità di crearsela? Ho avuto mille difficoltà anche a trovare un commercialista presso cui svolgere il praticantato: i praticanti vengono visti come un peso e non come una risorsa”. Iniziano così mille dubbi: rimanere? Andarsene? Continuare a studiare? Cambiare progetti? “Noi giovani ci vediamo costretti ad abbandonare la nostra terra. Ci siamo formati nel nostro territorio, ma andremo ad arricchirne un altro. Ciò è inconcepibile”.

Prendendo da questa amara testimonianza, il meeting è dunque iniziato con l’intervento di Domenico Idone, sindaco di Campo Calabro, ha ribadito la gravità della situazione: “La nostra terra sta diventando un deserto, le statistiche parlano chiaro. Questo deserto va fermato: siamo stufi di avere due Italie, coi cittadini di quella del nord che hanno il doppio del pil di quelli del sud. Dal governo stanno partendo segnali positivi, fatti concreti. Sta nascendo, anzi è già nata, una classe dirigente dignitosa e combattiva”.

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La segretaria della CGIL, Domenica Pacifici, si è espressa sull’emergenza della migrazione dei giovani calabresi: “Bisogna cercare di riportarli qui: ciò può accadere solo se riusciamo a rendere appetibile il nostro territorio”. Pacifici ha anche lanciato un avvertimento: non bastano i fondi, bisogna anche saperli sfruttare. Bisognerà anche saper sfruttare i patti per il sud, tramite i quali sono stati stanziati 250 milioni alla Calabria, di cui 133 per la città metropolitana di Reggio: “Non è la prima volta che la nostra zona usufruisce dei fondi, ma molto spesso le amministrazioni non hanno saputo utilizzarli, facendoli andare in fumo. Si pensi al fallimentare esito del pon sicurezza. Ecco perché l’area metropolitana rappresenta un’opportunità non indifferente, che permette al nostro territorio di sfruttare le potenzialità inespresse. Ma attenzione: ciò avverrà se e solo sarà realizzata a modo”.

Francesco Calabrò, docente presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha tracciato un quadro dell’attuale situazione politica e sociale: “I sindacati oggi hanno un ruolo importante; devono avviare un percorso strategico e dialettico con gli amministratori. Questa nuova città metropolitana ha tante potenzialità, ma purtroppo anche dei limiti. In primis il fatto che le risorse, pur essendo tante, saranno sempre inferiori ai bisogni. C’è anche il rischio che i politici non abbiano il coraggio di prendere decisioni efficaci ma impopolari, per paura di perdere il consenso”.

Vincenzo Crupi, dirigente Uil, ha letto un messaggio scritto dall’ospite assente Nicola Irto, presidente del consiglio regionale: “Bisogna che la politica e i sindacati adottino un linguaggio comune. Attualmente la domanda si è trasformata, bisogna dunque cambiare l’offerta. Dobbiamo partire dalla valorizzazione territoriale”.

Giuseppe Falcomatà, primo cittadino di Reggio Calabria e imminente sindaco della nuova città metropolitana, ha ribadito la straordinarietà dei finanziamenti stanziati col Patto per il Sud: “L’innovazione sta nel fatto che lo Stato abbia concesso questi fondi con un metodo di condivisione, dopo aver ascoltato bisogni e proposte. Per la prima volta non abbiamo avuto pacchetti Colombo piovuti dal cielo ad una classe dirigente calata dall’alto”.

Domenico Serranò, della CISL provinciale, ha indicato, tra le priorità dell’area dello Stretto, la questione della mobilità: “Dovremmo puntare sui trasporti per creare efficaci collegamenti tra le vare aree. Bisognerebbe prendere esempio dalla grandi capitali europee”. Altri interventi urgenti sono: “I servizi, la sanità e il terzo settore. Bisogna anche scommettere sul parco nazionale dell’Aspromonte, valorizzarlo assieme a tutte le zone verdi”.
Tuttavia, l’area metropolitana non può rappresentare l’antidoto a tutti i mali: “Quest’organo da solo non può rappresentare l’unica terapia d’urto, perché senza l’intervento del governo non si può andar lontano”.

Il vicesindaco di Villa San Giovanni Siclari ha acceso i riflettori sulla questione del ponte: “Quest’infrastruttura era tecnicamente fattibile, avrebbe creato posti di lavoro, avrebbe avuto un impatto ambientale sostenibile. Ma non è stata fatta perché pensavano che da noi non ne sarebbe valsa la pena. Se lo Stretto fosse stato in qualsiasi altra parte del mondo, sarebbe stato fatto già nel dopoguerra, come tutti i ponti del mondo”. Siclari si è poi spostato sulla questione meridionale: “Nessuno mai ha pensato allo sviluppo del meridione, eppure senza il sud il risultato è un’Italia azzoppata”.

Infine, il segretario provinciale della UIL Giuseppe Zito si è così espresso sulla città metropolitana: “Un fortunatissimo accidente storico, un ‘occasione imperdibile. Tuttavia, se si vuole che essa funzioni bisogna che essa abbia carattere democratico e non autocratico: deve vedere coinvolti tutti i soggetti di tutto il territorio”. Il nuovo assetto organizzativo rappresenta la sola ancora per i nostri giovani: “E’ la loro unica possibilità, anzi l’unica possibilità della nostra regione: se le cose non cambiano e non freneremo l’emorragia di calabresi migranti, tra trent’anni rimarranno solo gli anziani, l’unica economia sarà quella delle pensioni”.

La serata è quindi trascorsa tra gli stand enogastronomici e artigianali, tra le esibizioni delle scuole di ballo locali, tra i giri sulle carrozze trainate dai pony e si è conclusa con l’esibizione del gruppo folkloristico dei Mattanza.

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