VILLA SAN GIOVANNI – Solenne appuntamento per il mondo scolastico e associazionistico locale: ieri pomeriggio, presso l’aula magna dell’istituto comprensivo Giovanni Paolo XXIII, si è svolta la cerimonia di premiazione della borsa di studio “Educare alla legalità”. L’evento, giunto ormai alla XVI edizione, è stato promosso dalla sezione villese della fidapa ed ha coinvolto gli studenti delle 5° classi della scuola d’istruzione primaria villese.
Si tratta della fase conclusiva di un progetto interamente dedicato al tema del bullismo. Apripista del programma erano infatti stati due incontri col vice questore aggiunto della Polizia di Stato di Villa San Giovanni, Filippo Leonardo, con lo scopo di informare e sensibilizzare gli alunni circa il fenomeno in esame. Successivamente, è stato chiesto ai ragazzi di elaborare le proprie riflessioni sotto forma di articolo di giornale.
La borsa di studio, dal titolo “Bullo? No grazie”, ha dunque premiato i lavori più meritevoli, realizzati- in ordine di podio- dagli alunni Alessandro Rainone, Andrea Drommi e Antonio Pio Calandruccio. Classificati anche gli studenti Sharon Candido e Demetrio Campolo. Gli articoli dei vincitori saranno pubblicati sul sito della scuola.
Grande la soddisfazione di tutti i soggetti coinvolti, i cui interventi- moderati dalla presidente della Fidapa villese, Stefania Basile- hanno offerto ulteriori spunti di riflessione.
La dirigente scolastica Graziella Trecroci ha posto l’attenzione su chi compie atti di prevaricazione: “Il bullo viene demonizzato, ma le sue azioni sono manifestazioni di disagio, richieste di aiuto”.
Il sindaco Antonio Messina ha lodato la sinergia tra gli attori sociali: “L’amministrazione da sola non avrebbe potuto portare avanti tale progetto. Le migliori occasioni di sviluppo vengono dal basso, dall’associazionismo, dalla collaborazione con le scuole e le forze dell’ordine”.
Il vice questore Leonardo ha elogiato i giovani studenti: “Devo complimentarmi coi genitori e con gli insegnanti: i ragazzi sono in gamba, hanno partecipato con interesse, hanno posto tantissime domande. Continuate a seguirli in questo modo e avranno un futuro migliore”.
Il giudice onorario del tribunale penale di Reggio Calabria, Concetta Grillo, ha raccontato di aver vissuto sulla propria pelle il dramma del bullismo: la figlia disabile è stato oggetto di offese verbali durante le scuole medie. La relatrice ha condiviso con la platea gli insegnamenti ricavati dall’esperienza familiare e da quella lavorativa: “C’è una fragilità nascosta anche nel bullo. E gli adulti sono responsabili tanto di lui quanto delle vittime: hanno il compito di prevenire certe situazioni. Bisogna aiutare il bullo a capire che il proprio comportamento è sbagliato e bisogna evitare che la vittima si chiuda in sé stessa. Serve comunicazione e dialogo, per far sì che i giovani crescano nel rispetto della legge”. Grillo ha anche posto l’attenzione sul tema del cyberbullismo, ormai crimine a tutti gli effetti: “Molte sentenze della corte di Cassazione hanno riconosciuto come reato a tutti gli effetti la diffamazione sui social”. Il giudice ha accompagnato il proprio intervento con la proiezione di due filmati: un cartone animato (“stop al bullo”) e un cortometraggio realizzato da ragazzi di una scuola media.
Angiola Infantino, membro del gruppo di lavoro “borsa di studio” della Fidapa ha tracciato una caratterizzazione comportamentale del prevaricatore: “il bullo non rispetta le regole perché non ha cultura della legalità, non rispetta i diritti degli altri perché non ama la giustizia, non è un buon cristiano perché non ama i propri fratelli. Prevarica, sopraffà, cerca con la forza (orale, fisica o psicologica) di imporsi. Questo perché non sa dialogare, teme il confronto, ha una concezione distorta del potere. Crede di essere un capo, ma non può essere un leader, perché quest’ultimo ha carisma e sa mettere in evidenza le doti altrui”.
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