VILLA SAN GIOVANNI – Vi sarebbe almeno un’iscrizione sul registro degli indagati per la vicenda della morte di Chiara Sampietro, la 56enne di Nova Milanese deceduta lo scorso mercoledì pomeriggio durante un’immersione subacquea sul relitto di Cannitello. Nel mirino degli inquirenti, come atto dovuto, vi sarebbe qualcuno del gruppo diving di Gioiosa Jonica che aveva accompagnato sott’acqua la vittima e altri sub provenienti dal Nord Italia. La stessa associazione ha nominato un perito di parte (Katiuscia Bisogni) che ha seguito l’attività relativa all’effettuazione dell’autopsia sul corpo della povera donna. E proprio l’avvenuto svolgimento dell’esame autoptico sulla salma di Chiara Sampietro è l’altra importante novità sul caso. L’intervento è stato eseguito l’altro ieri da due medici di Cosenza, come disposto dal pubblico ministero Giovanni Calamita. Prelevati gli organi, adesso bisognerà attendere l’esame istologico per risalire alle cause della dipartita della signora. La salma è stata quindi consegnata ai parenti, giunti a Villa San Giovanni da Nova Milanese. Ovviamente i primi a volere chiarezza sulla tragedia che li ha colpiti sono i familiari di Chiara Sampietro, straziati dal dolore per la perdita della loro cara. A confortarli, per quanto possibile in questi casi, il fatto che gli inquirenti stanno lavorando a tutto tondo. Dai primi attimi in cui sono intervenuti sul posto assieme ai carabinieri, i vertici della Polizia Locale hanno avviato dettagliati accertamenti alle direttive della comandante Donatella Canale. Gli elementi raccolti finora sembrerebbero privilegiare la pista del malore, ma resta da chiarire l’origine nel malessere rivelatosi fatale: è stato determinato da cause naturali o da qualche “inconveniente” tecnico? La prima ipotesi parrebbe quella più accreditata, ma nessuna pista sarebbe da escludere. Tant’è che vi sarebbe qualche indagato e, quindi, qualche ipotesi di reato. Come si ricorderà, Chiara Sampietro si era tuffata mercoledì attorno alle 15,30 assieme ad altri compagni. Mezz’ora dopo, però, si era sentita mancare e aveva lanciato una richiesta di soccorso alla persona che le era più vicina. Nemmeno il tempo di aiutarla a ritornare a galla e avvicinarla alla riva, che la donna aveva perso completamente i sensi non dando più segni di vita. Anche parecchi residenti presso la spiaggia di Cannitello le erano andati incontro per soccorrerla. Ma niente. Si rivelava inutile ogni tentativo di rianimarla. Così la tragedia segnava l’immersione, svoltasi a Cannitello col diving di Gioiosa perché saltato il programma di farla a Messina col diving di Cannitello: questo, infatti, non aveva dato l’ok per la Sicilia a causa delle condizioni meteo avverse. Condizioni in realtà non eccezionali nemmeno sull’altra sponda dello Stretto, ovvero Cannitello. fra.me.
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