L'ANGOLO DELLA POESIA."L'Assurdo": la crisi della società nei versi di Pat Porpiglia

16 Agosto 2016
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di PAT PORPIGLIA

Care amiche e amici! Oggi la poesia della settimana, il cui titolo è “L’Assurdo”, è tratta dalla mia raccolta “Meditazioni Poetiche”. La nostra società sta vivendo una crisi economica, politica, sociale ed economica, una crisi di valori e uno smarrimento senza precedenti. Il poeta prova un senso di profonda angoscia e smarrimento (“per vedere la strada”) in uno scenario sociale e umano caratterizzato dalla mancanza del conforto della religione (“Ridatemi Dio”), dall’assurdità, dalla confusione e dalla noia. La vita in queste condizioni diventa vuota, futile e insignificante quasi non restasse altro da fare che attendere l’arrivo dell’uomo vestito di nero (“Entra senza bussare”) con il quale negoziare (“Siediti accanto a me”) non la morte fisica ma una rinascita: “voglio la verità che possa condurmi ad una assoluta realtà”.

L’ASSURDO

Non voglio illusioni!

Ridatemi Dio

per vedere la strada.

Irta, buia,

malandata o storta,

cosa pensate che importa.

Buffoni ridete!

Fatemi ridere!

Ch’io possa capire

perché un uomo

vestito di nero

vegli alla mia porta.

E’ triste!

L’ingorda pubblicità

gli ha sottratto la dignità.

E’ stanco!

La vita bugiarda

ha partorito la noia.

E’ confuso!

Travolto senza pietà

dalla proliferazione d’inumanità.

Svegliami uomo nero!

Entra senza bussare!

Ti stavo aspettando.

Siediti accanto a me!

Anch’io voglio la verità

che possa condurmi

ad una assoluta realtà.

Pat io penso che i tuoi versi debbano fare nascere una riflessione profonda e nello stesso tempo attenta e drammatica pure. La delusione dei valori sociali che oramai tendono sempre di più ad affievolirsi e assumere contorni sempre meno marcati e dall’altro il bisogno sempre più forte della presenza di Dio. Forse le due cose vanno di pari passo,(per chi è credente) spesso si fondono e trovano lo sbocco in un modo di vivere la vita retto e non turbato dalla noia, dalla indifferenza e dallo smarrimento. Per chi non crede, l’ottica può cambiare, ma la percezione penso proprio di no, la crisi è uguale, o forse ancora di più sentita non avendo la possibilità della percezione del divino.

La cosa che più turba della poesia è la seconda parte. La figura dell’uomo vestito di nero. Che può essere vista come la figura risolutrice di una situazione di difficoltà temporanea e la richiesta implicita di aiuto”siediti accanto a me “.Ma può rivestire anche a mio avviso per chi non possiede le basi morali e civili della piena identificazione del soggetto, un salto nel buio e quindi l’affidare la propria vita agli scrupoli altrui, e questo partorisce ansia e paura, se non altro alla luce della mancanza che tu hai descritto.
Mi auguro che la tua “ASSURDO” sia e voglia essere un auspicio di ritorno sulla retta via e non una analisi vera e reale (di non ritorno) delle realtà che ci circondano. Almeno la possibile via del ritorno.

 

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