VILLA SAN GIOVANNI. Verso il referendum del 4 dicembre, il comitato "Basta un sì-cambiare si può" condanna «l'arroganza benaltrista dei nuovi conservatori» contrari alla riforma

3 Ottobre 2016
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VILLA SAN GIOVANNI – Di seguito il comunicato del Comitato Basta un sì – cambiare si può – Villa San Giovanni: La sala principale del centro sociale Baden Powell, piena di cittadini tra i quali tanti giovani, ha fatto da cornice ideale all’ incontro/dibattito con il prof. Antonino Spadaro (Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università Mediterranea) e con l’on. avv. Demetrio Battaglia (coordinatore regionale della campagna per il sì). il COMITATO BASTA UN Sì – CAMBIARE SI PUO’ – DI VILLA SAN GIOVANNI, infatti, ha dato vita lo scorso Venerdì 30 settembre ad una iniziativa formativa – preceduta dal saluto del capogruppo PD al Comune di Villa, avv. Cosimo Freno – che non sarà facilmente dimenticata dai numerosi presenti per la qualità delle relazioni prodotte e per l’alchimia di passione e di desiderio di conoscenza che è emersa dal successivo dibattito, davvero ricco e vivo (pregevoli gli interventi di Giorgio Cotroneo, di Daniela Iacopino, di Domenica Imbesi, di Alessandro Trovato e di Rocco Cassone) e che ha impegnato gli autorevoli relatori fino a sera, in un dialogo sincero ed onesto che ha affrontato tutti i temi più significativi della riforma costituzionale che saremo chiamati ad approvare il prossimo 4 dicembre: dai “difetti veri” insiti in qualsiasi atto normativo frutto di compromesso tra tante forze politiche (e quanti presenti anche nella costituzione del ’48, figlia dell’incontro/scontro tra le tre grandi tradizioni antifasciste), dai “finti difetti” (così li ha definiti il prof. Spadaro) che una oscena propaganda populista e demagogica sta divulgando al solo fine di confondere gli elettori, dai “pregi evidenti” di una riforma che mira a semplificare l’iter legislativo, a ricondurre competenze in capo allo Stato (dopo l’ubriacatura cripto secessionista originata dalla frettolosa riforma del titolo V nel 2001), a potenziare gli istituti di democrazia diretta (con la novità dei referendum propositivi e consultivi e dell’obbligo di discutere e votare i progetti di legge di iniziativa popolare). Ampio spazio è stato dedicato dall’on. Battaglia all’excursus storico politico che ha condotto al testo attuale, alla necessità epocale ed imperdibile che la nostra generazione ha di attualizzare e modernizzare le istituzioni democratiche senza mutare forma di governo, senza modificare i principi fondamentali della Repubblica, attraverso puntuali correzioni tese a rafforzare la stabilità delle maggioranze di Governo ed allo stesso tempo a mettere un freno a quei veri e propri inciampi che, fino ad oggi, hanno costituito dei limiti al nostro sistema politico: dall’assurda “navetta” dei testi legislativi da una Camera ad un’altra fino all’abuso della decretazione d’urgenza in assenza di un iter preferenziale d’approvazione per i disegni di legge governativi (70 giorni prevede, finalmente, la costituzione riformata). Il dibattito seguito alle due relazioni, quindi, ha colmato tutte le curiosità e le giuste perplessità mosse verso una riforma che, come ogni cambiamento significativo, non può che sollevare interrogativi ed incertezze interpretative. E, sul punto, il prof. Spadaro è stato come al suo solito chiaro e deciso: non è compito dei giuristi fare previsioni né auspici, ma è quello di indicare, sulla base di un testo posto alla loro attenzione, gli strumenti previsti per risolvere eventuali conflitti di competenza; ed in tal senso per la Carta riformata come per quella del 48 nulla cambia: il sistema di garanzie rimane inalterato, i pesi e contrappesi del sistema confermati e semmai rinforzati e, come sempre, spetterà alla Corte costituzionale dirimere – in ultima istanza – i conflitti. In ogni caso, ha aggiunto Battaglia, stante la razionalizzazione apportata dal nuovo disegno normativo che semplifica – nell’ottica del primario interesse nazionale – il rapporto tra Stato, Regioni ed Enti Locali, le istanze alla Corte costituzionale non potranno che ridursi notevolmente a fronte delle migliaia di ricorsi che sono stati prodotti dal 2001 ad oggi. Ricca di sottolineature illuminanti e di contraddizioni arricchenti – nemiche di ogni facile e qualunquistica semplificazione – la serata si è conclusa in un crescendo politico – e non meramente partitico – che ha senz’altro lasciato il segno a Villa, contribuendo non poco a riannodare i fili di una partecipazione popolare al dibattito pubblico che, come nei tempi migliori della nostra Storia, non si accontenta di slogan ad effetto e dell’arroganza benaltrista dei nuovi Conservatori (molti si annidano anche in una certa sinistra elitaria ed antistorica) impegnati a demolire il progetto riformista.

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