di CONSOLATA MAESANO
CAMPO CALABRO – Al fine di aiutare gli elettori locali nell’acquisizione di un proprio punto di vista in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre, il movimento Passione Civile ha organizzato il dibattito “Ragioni del sì, ragioni del no”, svoltosi domenica 2 ottobre, presso il centro polifunzionale.
Un confronto neutrale, che ha visto due importanti deputati calabresi sostenitori delle due scelte possibili: l’onorevole Demetrio Battaglia, esponente del Pd e membro della commissione per le politiche comunitarie della Camera dei Deputati si è schierato a favore del sì; mentre l’onorevole Federica Dieni, esponente del Movimento 5 stelle e membro della commissione affari costituzionali alla Camera ha difeso il no. Un dibattito accorato e approfondito, che ha analizzato la riforma nella sua complessità.
Tema apripista la formulazione del quesito: “Il testo è poco chiaro: il termine tecnico del bicameralismo è perfetto, non paritario. È stato falsato: il termine corretto avrebbe spinto l’elettore a domandarsi: “ma se è perfetto, perché dovrei cambiarlo?”. “Infatti, noi grillini abbiamo provato a cambiarlo durante la discussione”, ha dichiarato la Dieni, smentita però da Battaglia: “In diritto costituzionale i due termini sono assolutamente sinonimi”.
Il dibattito ha anche ripercorso la storia costituzionale italiana: “La storia ci insegna che i lavori della costituente per la costituzione durarono due anni e che essa venne scelta dal 90% della popolazione. La costituzione appartiene a tutti: ecco perché le riforme devono essere fatte in maniera condivisa e non certo a colpi di maggioranza”, ricorda la Dieni. “Appunto – incalza Battaglia- vi erano precise ragioni storiche: la necessità di avere un equilibrio nell’approvazione delle leggi. Non mi sembra che adesso la democrazia sia in discussione, tutte le forze sono legittimate a governare. Ecco perché se adesso si rimane con una sola camera ciò non rappresenterebbe affatto la demolizione della democrazia”.
Punti di vista controversi anche sugli effetti della riforma.
In primis lo snellimento legislativo: “Il bicameralismo finora ha sempre funzionato: quando c’è la volontà politica le leggi si fanno subito, se si perde tempo è per mancanza di volontà. Allora il governo si giustifica dando la colpa al bicameralismo”, argomenta la Dieni. “La riforma, al contrario, complicherebbe l’iter legislativo: qualora non ci fosse accordo tra camera e senato, dovrebbe intervenire la corte costituzionale. È semplice: se il Senato non serve allora va eliminato. Ciò sarebbe sempre meglio che lasciarlo menomato, composto da consiglieri regionali e sindaci, che non avranno legittimazione nazionale e che verranno nominati all’interno del proprio partito e non più scelti dai cittadini. Soggetti con competenze nazionali dovranno esprimersi su argomenti nazionali. è stato fatto un pastrocchio”. L’esponente dei Cinque Stelle non trova però d’accordo il rappresentante del Pd: “Dire che il Senato va eliminato equivale a dire che il bicameralismo è inutile, mentre come sappiamo rappresentava un’esigenza storica. il senato doveva chiaramente avere una rappresentazione territoriale che giustificasse la diversificazione. Già durante la discussione della costituente si ipotizzò un Senato delle regioni, poi non attuato. È per questo che oggi la riforma vuole rappresentare un senato costituito da sindaci e consiglieri regionali, in conformità con la volontà popolare”.
Pomo della discordia anche la riduzione dei costi, sulla quale la Dieni ha espresso perplessità: “Non è neanche vero che la riforma consentirà tagli alla spesa. La Ragioneria di Stato ha dichiarato che la riforma farà risparmiare 58 milioni di euro, che saranno circa 0,58 euro procapite l’anno. Si vuol ridurre i costi della politica? Che si inizino a tagliare gli stipendi, come abbiamo già fatto noi grillini”. Tesi smontata da Battaglia: “Per quanto riguarda la riduzione dei costi, vorrei sottolineare come dal bilancio del Senato verrà eliminata l’indennità, per un risparmio di circa oltre 90 milioni di euro”.
Ma questa riforma garantisce o annienta i diritti dei cittadini? “Questa riforma non intacca assolutamente i diritti personali dei cittadini, tanto è vero che non riguarda la prima parte della costituzione”, risponde Battaglia. Opinione diversa quella della grillina Dieni: “Questa riforma intacca i diritti personali, tant’è vero la riforma è lo strumento di una società finanziaria (la Jp Morgan) il cui scopo è testare la reazione dell’Italia al cambio costituzionale. L’Europa ritiene che costituzioni come la nostra garantiscano attualmente troppi diritti ai cittadini. è questo il punto: si vogliono togliere i diritti ai cittadini”.
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