REGGIO. Al Palazzo della Cultura "Pasquino Crupi" la presentazione del libro "Giovani calabresi: speranze e delusioni", ultima fatica letteraria di Pat Porpiglia

REGGIO CALABRIA – Lunedì 10 ottobre 2016 alle ore 17.00 il Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi”, sito in via Via Cuzzocrea n° 48, ospiterà la presentazione del libro “Giovani calabresi: speranze e delusioni”, di Pat Porpiglia, Edizioni Apodiafazzi.

Relatrice dell’incontro Mila Lucisano, docente di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico “L. Da Vinci” di Reggio Calabria – Componente del Comitato Scientifico del CIS.
Saranno presenti l’autore Pat Porpiglia e l’editore Carmelo Giuseppe Nucera.

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di Pat Porpiglia

La sociologa Delfina Licato curatrice del “Il Rapporto Italiani nel mondo 2016” commissionato dalla Fondazione Migrantes della CEI ha rilevato che centosettemila (107.000) sono stati gli espatriati nel 2015. Un terzo dei quali è costituito da giovani.

Nel racconto “Giorgio l’emigrato di ritorno” – Giovani calabresi: speranze e delusioni io affronto questo tema attualissimo, l’emigrazione intellettuale giovanile, meglio conosciuta come “fuga dei cervelli”.

Spesso si parla in maniera negativa di questo fenomeno migratorio. Io non credo che sia un male che i nostri giovani, in un mondo che, volente o nolente, sta diventando sempre più globalizzato,lascino i confini del nostro paese per recarsi all’estero per motivi di lavoro e di studio. Una nazione autarchica preoccupata a trattenere i propri giovani all’interno dei propri confini non soltanto commette una colossale sciocchezza ma dimostra di ignorare la storia della stessa umanità. Oggi, trovare il coraggio di fare la valigia e di partire vuol dire venire a contatto con altri giovani, altre culture, altri popoli, altri modi di pensare e di agire,imparare una o più lingue. Acquisire esperienze e maturare conoscenze in mondi e culture diverse costituisce un arricchimento umano, personale e professionale di incommensurabile valore.

Il problema semmai è un altro. Quale?. Il problema è che l’Italia e in particolare la Calabria non riesce a creare le condizioni per fare ritornare i nostri giovani il cui arricchimento tecnico, culturale e intellettuale avrebbe contribuito enormemente alla crescita socioculturale ed economica del nostro paese. Il problema è, altresì, che non riusciamo ad attrarre altri giovani laureati che scelgano il nostro Paese per venire a lavorare e a studiare.

Vedete io credo che non esista una nazione unica e sola, tranne pochissime attuali eccezioni quali l’Australia e il Canada, dove i giovani possano costruire un futuro. Il futuro, io credo, può essere fabbricato anche in Italia a condizione che noi riusciamo a costruire classi politiche e dirigenziali capaci e preparate che abbiano voglia di investire in istruzione, cultura e innovazione e una società civile che crede in una sana e onesta competizione basata sulla meritocrazia.

Un Paese che non è attrattivo, ed è incapace di valorizzare le intelligenze, siano o no indigene, in un mondo che sarà sempre più caratterizzato dalle migrazioni, rischia di giocarsi il futuro.

In conclusione è vero che la crisi globale ha causato macerie ma se l’Italia del dopoguerra ha saputo trasformarsi in potenza economica e industriale è forse perché non era un paese afflitto dai parassiti, dal sottobosco, dal clientelismo ma era popolato da gente tosta, forte e determinata che poteva e può ancora essere additata ad esempio. Noi dobbiamo riappropriarci dell’identità che ci hanno lasciato in eredità i nostri filosofi e letterati greci e latini e dell’orgoglio dei nostri bisnonni e dei nostri padri i quali hanno trovato il coraggio di scommettere sul loro futuro in tempi ancora più difficili di quelli attuali.