SCILLA – «Non so perché dieci anni fa fu deciso di iniziare l’Adorazione eucaristica perpetua in occasione della festa di tutti i santi. La distinzione tra noi cattolici e altre confessioni cristiane è proprio il sacramento dell’Eucarestia: Cristo è realmente presente nell’ostia e nel vino consacrati, non un semplice simbolo. È necessario un sacerdote consacrato per celebrare la memoria del Sacrificio di Cristo che si ha nella Messa, non un qualsiasi battezzato, come ritengono alcune confessioni». Così Mons. Morosini ha esordito in occasione del X anniversario dell’Adorazione eucaristica perpetua a Scilla. Un’omelia, quella pronunciata dall’arcivescovo di Reggio Calabria, che ha racchiuso in sé un messaggio di speranza, di amore, di fiducia, di fede. «Dieci anni fa – ha aggiunto – Morosini – voi avete deciso: noi facciamo l’Adorazione eucaristica perpetua! Secondo me è stata scelta questa data perché quando noi consideriamo i Santi, facciamo memoria di persone che hanno preso sul serio il loro battesimo. Gesù stesso ci ha detto che la fedeltà a lui è difficile: chi mi vuol seguire, prenda la croce! E allora lo Spirito Santo ci soccorre con la forza di cui abbiamo bisogno, ci dice «resisti!» nel momento della tentazione. E così fa anche il nutrimento eucaristico lasciatoci da Gesù: mangiate il mio corpo, bevete il mio sangue! I santi hanno preso sul serio il Vangelo. Le beatitudini evangeliche ci indicano la vetta della perfezione cristiana: beati i poveri, i perseguitati, gli assetati di giustizia… ed è ciò che hanno fatto e sentito i santi. Tutti pervasi di amore per l’Eucarestia, compresi quelli caratterizzati da uno spiccato servizio della carità. Si pensi a S. Teresa di Calcutta. Molto ammirata anche dal mondo non cristiano per la sua azione di carità operosa, passava ore e ore davanti e Gesù Eucarestia e ha sempre sollecitato le consorelle e gli altri a farlo. Non è stato facile per M. Teresa vivere la vita di fede. Lei ha vissuto per anni il dubbio della fede, come confidato al suo direttore spirituale. Ma pur nel dubbio non ha rinunciato a rimanere in ginocchio a pregare. In queste poche considerazioni c’è anche il cuore del mandato per gli adoratori». Ma come si è buoni adoratori? Morosini non ha dubbi e detta la strada da seguire: «Prendete sul serio la vita cristiana – ha esortato – Non servirebbe pregare e inginocchiarsi se poi la nostra lingua la adoperiamo per parlar male degli altri. E poi nutritevi dell’Eucarestia, accostandovici frequentemente in maniera degna. Farlo senza la confessione e un’adeguata preparazione spirituale è peccato mortale, c’insegna S. Paolo. L’esperienza dell’Adorazione eucaristica perpetua è un faro che illumina l’intera Diocesi, assieme all’impegno per una seria catechesi dei fanciulli e dei ragazzi che devono sapere chi è Gesù, quali sono i fondamenti del Vangelo, cos’è una comunità cristiana. Solo acquisite queste conoscenze – ha continuato l’arcivescovo – poi possono accostarsi ai sacramenti. Vanno formati perché cerchino Cristo e il Vangelo e non si limitino ad accostarsi ai sacramenti per consuetudine. Perché in caso contrario la loro vita deraglierà, come la cronaca s’incarica tristemente di ricordarci. La frequenza a Messa è irrinunciabile e non può essere sostituita nemmeno dalla preghiera né dall’adorazione, che continua la Messa ma non può prenderne il posto. Vi auguro – ha concluso Morosini – di ricevere tante grazie spirituali e sociali per la vostra città da questa esperienza e chiedete al Signore il dono di vocazioni di speciale consacrazione».
Red.
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