VILLA SAN GIOVANNI – Di seguito il comunicato del Comitato Basta un Sì – Cambiare si Può: Giovedì 3 novembre, nell’ambito del mercato settimanale di via Columna Regina, dalle ore 10,00 alle 12,00 gli aderenti al Comitato Basta un Sì – Cambiare si Può – di Villa San Giovanni hanno dato vita ad un volantinaggio, debitamente comunicato alle autorità, per rendere ancora più note le ragioni del Sì.
La Brochure consegnata ai cittadini rappresenta un vero e proprio documento tematico che, in dieci punti, cerca di sintetizzare, semplificare ed allo stesso tempo riunire compiutamente i punti nodali delle riforma costituzionale che saremmo chiamati ad approvare il prossimo quattro dicembre
Tanto il consenso raccolto e legittimo il dissenso manifestato da chi, comunque, ha mostrato di gradire, finalmente, l’impegno politico che scende in strada, che si confronta con i cittadini, che forma coscienze per giungere, tutti, più consapevoli al voto.
Ed in effetti è proprio questo lo spirito che ha animato le tante iniziative messe in campo dal Comitato rappresentativo della società civile riformista e democratica della Cittadina dello Stretto.
Già dalla scorsa estate, infatti, si sono succeduti incontri tematici di approfondimento, allestimento di gazebo, attività di volantinaggio e convegni informativi che hanno visto la partecipazione di illustri accademici. Tutto un lavoro di approfondimento e conoscenza che ha contribuito – come esempio e rappresentazione di strumenti organizzativi – anche al successivo strutturarsi di ben alti due comitati cittadini per il Sì, rappresentativi dell’area di centro destra e delle minoranze a sostegno del Governo nazionale a trazione PD.
E, finalmente, anche il composito, rissoso e paradossale comitato per il No villese sembra dare segni di vita, nonostante sia caduto nel vuoto l’appello lanciato dal Comitato Basta un Sì – Cambiare si Può per un confronto pubblico sulle ragioni contrapposte.
Fioccano, infatti, sulle pagine social più vicine al grillismo demagogico annunci bellicosi di prossime iniziative in strada, anche estemporanee, e si “minacciano”, a quanto pare bonariamente, sorprese ed happening. Bene davvero! Ne beneficherà senz’altro la democrazia ed il diritto alla conoscenza dei cittadini; sempre, bene inteso, che vengano rispettate, come ci auguriamo, le norme del vivere civile che disciplinano le comunicazioni e le garanzie per l’esercizio in luoghi pubblici ed aperti al pubblico, di attività di propaganda politica, senza che questa crei intralcio alla libera circolazione e alla liberà dei cittadini. Solo questo, infatti, garantisce la sicurezza e il dissenso e discrimina tra il legittimo esercizio pubblico delle proprie ragioni ed il confuso assembramento anarchico dedito alla demonizzazione populista dell’avversario.
Ed ecco, quindi, i 10 punti del Sì elaborati dal Comitato villese, a tutti buona lettura e, soprattutto, buon voto:
- A cosa serve il referendum?
La Riforma oggetto di conferma referendaria incide sull’iter di formazione delle leggi che, attualmente, devono essere approvate dai due rami del Parlamento (cd. bicameralismo paritario) mentre con la vittoria del sì sarà la Camera dei Deputati ad approvare la maggior parte delle leggi, superando l’anacronistico meccanismo della “navetta” tra Camera e Senato. Inoltre, soltanto la Camera concederà la fiducia al Governo mentre il Senato svolgerà un’altra funzione, ovvero quella di camera di compensazione tra Stato e Regioni. Ancora, nella riforma è prevista una limitazione del ricorso ai decreti legge. Un po’ tutti i governi ne hanno abusato, con la giustificazione della necessità e dell’urgenza dei provvedimenti, mentre il nuovo testo costituzionale prevede un iter velocizzato per i disegni di legge governativi. Infine, tornano allo Stato una serie di competenze che sono centrali per “natura” come le «grandi reti» di trasporto e navigazione, il «trasporto nazionale» dell’energia, i porti e gli aeroporti, la tutela ambientale.
- Vengono mutati i valori fondamentali della Carta Costituzionale più bella del mondo?
No, assolutamente no. I principi fondamentali sono contenuti nei primi 12 articoli della Carta Costituzionale e non sono oggetto di modifica.
- I ‘Padri Costituenti’ cosa ne penserebbero?
Sono stati loro stessi ad indicare la via per eventuali modifiche – l’art. 138 – consapevoli del fatto che un documento, per quanto bene possa essere scritto, non può essere “eterno” e prevedere tutte le necessità ed i problemi che si possono verificare nel tempo.
- Gli altri Paesi modificano le loro Carte Costituzionali?
Si. In Germania, ad esempio, vengono fatti piccoli ritocchi quasi ogni anno. Riformare la Carta significa essenzialmente adeguarla alla realtà che cambia. Non è ragionevole che in Italia i fautori della conservazione la debbano considerare qualcosa di immutabile.
- Cosa cambia nella struttura istituzionale del nostro Paese?
Non cambia né la forma di Stato, né la forma di Governo che continua ad essere di tipo “parlamentare” ossia vi è sempre una Camera di nostri rappresentanti che discute e vota le leggi e che concede la fiducia al Governo. Lo Stato diverrà più efficiente ed efficace, in quanto materie strategiche — tra le quali i trasporti e l’energia — torneranno alla competenza legislativa centrale per evitare frammentazioni, confusione e contenziosi.
- La Riforma Costituzionale può portare ad un risparmio di spesa? Ad un ridimensionamento dei costi della politica?
Certamente. L’abolizione del bicameralismo paritario determina anche la riduzione del numero dei Senatori, che scendono a 100 (oggi sono 315) e fissa un tetto massimo delle indennità dei consiglieri Regionali. Con il sì alla Riforma, inoltre, le Province vengono definitivamente abolite e tutte le loro competenze ripartite tra Comuni, Città Metropolitane, Regioni e Stato. Viene infine eliminato il CNEL (consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro).
- E’ vero che la Riforma aumenta la partecipazione dei cittadini alle decisioni che riguardano il Paese?
Vero. Aumentano gli strumenti per l’esercizio della democrazia diretta. Per quanto riguarda le leggi di iniziativa popolare viene introdotto l’obbligo di discussione e sono inoltre introdotti referendum popolari propositivi e d’indirizzo.
- Cosa succede se vince il NO?
Se dovesse vincere il NO si perderebbe un grande opportunità ossia la possibilità di “snellire” l’ordinario iter procedurale di formazione delle leggi ed il previsto iter agevolato per i disegni di legge governativi, legittimando il ricorso abnorme ai “decreti d’urgenza”. Attualmente, per intenderci, una proposta di legge incontra mediamente termini di approvazione maggiori di un anno. Riproporre, poi, una nuova Riforma ed un nuovo Referendum confermativo, in un quadro politico frammentato, richiederebbe tempi molto lunghi senza certezza di definizione.
- Questa è una Riforma perfetta?
Come tutte le riforme, frutto del compromesso tra varie forze politiche, non è perfetta ma può, una volta approvatone l’impianto, essere sempre ritoccata e migliorata secondo le necessità delle generazioni che verranno, nell’ottica dell’efficienza.
- Come e quando si vota?
Si vota con “SI” se si è d’accordo con la Riforma Costituzionale, il “SI” approva tutte le modifiche proposte. Si vota domenica 4 dicembre 2016.
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