VILLA SAN GIOVANNI – Stavolta sembra davvero vicina la fine per la seconda consiliatura targata “Villa nel cuore”. Dopo le dimissioni del gruppo “Area Popolare” sulla scrivania del sindaco ff Rocco Cassone arriva la lettera, che non lascia spazio a ulteriori interpretazioni su quelle che sono le intenzioni della firmataria, della presidente del Consiglio comunale Patrizia Liberto. Un’iniziativa decisamente inaspettata dopo le dichiarazioni rilasciate dalla stessa in occasione della recente presentazione della giunta, sebbene in politica le sorprese siano sempre dietro l’angolo e ancor più nella delicatissima fase che sta attraversando quella locale. Patrizia Liberto, che nel primo anno e mezzo di governo è stata un po’ la pupilla e il braccio destro del sindaco poi sospeso Antonio Messina, lascia intendere di non voler andare avanti. Non è una lettera di dimissioni, ma poco ci manca. La chiusa del testo parla chiaro: «Le preoccupazioni che mi assalgono mi spingono a chiedere – scrive Liberto a Cassone – di valutare il proseguo di questo mandato, nell’esclusivo interesse della città e al di là di interessi politici, riservandomi comunque valutazioni personali, con stima». Nella premessa e nel corpo centrale della lettera tutta la «grande preoccupazione» di Patrizia Liberto per la città, alla luce degli eventi succedutisi negli ultimi tempi che vedono «una riduzione esponenziale dei consiglieri» con la conseguenza «che solo tre consiglieri senza deleghe assessorili – sottolinea – sono idonei a poter svolgere funzioni importanti tanto quanto quelle della giunta». La presidente prova quindi a spiegare cosa le ha fatto cambiare idea nel giro di pochi giorni: «Alla presentazione della giunta – fa ancora presente a Cassone – la valutazione da lei fatta appariva ai miei occhi valida a sopperire le già numerose difficoltà che la città si trova a vivere in questo momento delicato. Oggi, purtroppo con l’allontanamento di altri due consiglieri e la dichiarata indisponibilità delle forze di minoranza a partecipare ai lavori del consiglio, ci ritroviamo nuovamente con l’onerosa scelta di proseguire o fermare nostro malgrado il mandato». La Liberto osserva «una condizione di disagio nella gestione di tutti quegli organi che servono al proficuo svolgimento dei lavori», e dunque aggiunge: «Mi preme tutelare la dignità del ruolo di questo consiglio e la sussistenza dei requisiti atti a garantire l’esercizio delle funzioni allo stesso attribuite dalla legge e dallo Statuto, come ad esempio le commissioni, che oggi andrebbero gestite dai soli tre consiglieri fuori giunta e in assenza di uno di questi non vi sarebbero le condizioni per garantire un funzionamento adeguato delle stesse». f.m.
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