VILLA SAN GIOVANNI – “Villa nel cuore” non molla. O almeno ci prova. Prova a reagire con tutte le proprie forze alle dimissioni di massa della minoranza, giunte ieri mattina a poche ore dal consiglio comunale cui erano stati invitati a partecipare dalla consigliera Francesca Porpiglia. Al momento di cedimento di Rocco Cassone di fronte alla notizia, la squadra di maggioranza ha risposto manifestando al sindaco la volontà di andare avanti, nella piena convinzione di non avere nessuna colpa per dover lasciare. L’ok del primo cittadino, però, non mette al sicuro la consiliatura dalla fine anticipata. Se da un lato il segretario generale Francesco Gangemi e lo stesso Cassone hanno spiegato che il consiglio comunale «è valido con la metà dei consiglieri eletti», dall’altro si attendono le valutazioni (ed eventuali determinazioni) del Prefetto Michele Di Bari sul nuovo volto della massima assise villese. Otto consiglieri, Cassone compreso, sono davvero sufficienti? Esistono effettivamente le condizioni democratiche per proseguire? Il sindaco non è uno sprovveduto e, pertanto, affronterà la questione con i vertici della Prefettura. In sede di colloquio nell’ufficio territoriale del governo, inoltre, Cassone illustrerà tutti i progetti e i finanziamenti in itinere chiedendo una garanzia istituzionale per poter continuare il mandato. Questo e altro ha detto durante il civico consesso di ieri pomeriggio, che in quanto valido si è svolto regolarmente. Rinviati quasi tutti i punti, ad eccezione della variazione al bilancio di previsione, della modifica dello statuto comunale della consulta giovanile e dell’esame della mozione sui trasporti nello Stretto proposta da Francesca Porpiglia. In altra seduta si provvederà alle surroghe dei consiglieri dimissionari, sempre nell’ipotesi che il consiglio non venga sciolto. La maggioranza ha approvato quello che c’era da approvare, su bilancio e consulta giovanile. E adesso attende, confidando di non dover interrompere il lavoro intrapreso. Cassone non ha nascosto amarezza e delusione per la scelta dei consiglieri di minoranza e, ancor di più, per quella dei suoi ex alleati Anna Bellantone, Marcello La Valle e Patrizia Liberto: «A me duole – ha affermato – che un partito storico come il Partito democratico abbia deciso di abbandonare il consiglio, come mi spiace per il consigliere Morgante sempre attento alle problematiche sociali e per i consiglieri di “Area Popolare”. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho convocato i miei e ho detto loro che ero stufo e volevo andare a casa, perché stanco di questa mancanza di senso di responsabilità verso la città. Ma loro mi hanno chiesto: “Perché? Noi vogliamo continuare, per quali colpe dobbiamo andare a casa? Perché dei consiglieri comunali scelgono la strada della convenienza?”». Tanto è bastato per convincerlo a tentare: «Ho cambiato idea – ha aggiunto Cassone – e metterò in piedi tutte le strategie per fare ciò che ci siamo proposti. Succede, dunque, che lo statuto comunale dice che il consiglio è valido e che io mi relazionerò a stretto giro con gli organi di governo territoriale». Cassone non ha risparmiato stoccate per la frenesia con cui le altre forze politiche locali attendono le prossime elezioni amministrative e, dopo aver passato in rassegna l’attività svolta dalla sua giunta, ha concluso con un chiaro messaggio ai dimissionari: «In un mese di lavoro ci siamo occupati di opere e progetti per milioni e milioni di euro! Per questo vogliamo andare avanti! Per il bene supremo della nostra città! Nessun interesse da difendere, se non quello per la città! Questo è amore per la città». fra.me.
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