di Tullio Caracciolo
L’uso “allegro” dei fondi pubblici, dubbi di incostituzionalità sulla legge regionale che ha coperto le spese dei gruppi consiliari regionali e la necessità di nuovi meccanismi di controllo: è, in estrema sintesi, ciò che è emerso dalla relazione della dottoressa Rossella Scerbo, procuratore regionale della Corte dei Conti, durante la relazione annuale della Sezione giurisdizionale per la Regione Calabria.
Nello scorso anno, si sono avute ben 83 sentenze di condanna per un importo complessivo pari a 22 milioni di euro, un dato questo fornito nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della sezione calabrese della Corte dei Conti presieduta dalla dottoressa Anna Bombino.
Una evidente conferma di crescente fenomeno corruttivo che pervade la pubblica amministrazione e nello specifico fotografa la “rottura del patto di legalità che è l’elemento di coesione alla base di ogni società civile”.
Parole dure quelle pronunciate nei giorni scorsi a Catanzaro dal procuratore regionale dottoressa Scerbo, che per la Corte dei Conti della nostra regione indicano in maniera inequivocabile come il fenomeno della illegalità sia diffuso e non risparmi amministratori e dipendenti pubblici, ma anche i privati che a vario titolo si interfacciano con l’attività amministrativa.
Un danno erariale di 67.132.838,73 euro che riguarda, secondo la Procura della Corte dei Conti, esclusivamente l’indebita percezione di finanziamenti pubblici. Ma non mancano altri settori della pubblica amministrazione, come quello della Sanità con attività per mancata riscossione dei ticket, allo svolgimento di attività non autorizzate da parte di dirigenti medici, alle assunzioni irregolari, fino ai rimborsi non dovuti per medicinali non forniti ai pazienti. Un quadro desolante che investe anche la formazione professionale, visto che sono stati accertati fenomeni particolarmente gravi di truffa ai danni dei giovani disoccupati della Calabria.
Una vera e propria patologia per la dottoressa Scerbo è, inoltre, quella dei cosiddetti debiti fuori bilancio non riconosciuti, che si generano in parecchi enti locali calabresi; un fenomeno preoccupante ed allo stesso tempo recente volto ad occultare spesso ingenti somme nei bilanci fino a portare gli enti al dissesto finanziario.
Elementi, questi, che connotano in maniera incisiva “l’assenza di professionalità specifiche nelle amministrazioni pubbliche”. Per il procuratore Scerbo le fattispecie di danno che sono state perseguite nelle Pubbliche Amministrazioni della nostra regione evidenziano il reiterarsi frequente dei medesimi comportamenti e minano la credibilità delle istituzioni, ecco perché occorre un maggiore sforzo organizzativo non solo dal punto di vista della repressione, ma soprattutto sul piano della prevenzione di tali fenomeni.
Occorre anticipare la fase dei controlli, con nuovi e più moderni meccanismi, per scongiurare il rischio che ingenti risorse finanziarie a fondo perduto possano essere erogate a danno della comunità.
La dottoressa Scerbo ha in conclusione affermato che migliaia sono le denunce che da parte di semplici cittadini arrivano alla Corte dei Conti, e accade, anche in considerazione delle strutturali carenze di risorse umane, che non si riesca a dare seguito a tutte, se non determinano un danno erariale.
Il presidente della sezione regionale della Corte dei Conti Anna Bombino ha evidenziato che 83 sentenze di condanna sono state pronunciate solo nel corso dell’anno 2016 per 22 milioni di euro, relativi a danni subiti in gran parte dagli enti locali e dalle aziende sanitarie calabresi.
C’è quindi la necessità, come ha sottolineato la dottoressa Scerbo, di rafforzare ulteriormente l’azione della Corte dei Conti adottando nuove misure volte a contrastare il dilagante fenomeno corruttivo ed evitare l’uso indebito di risorse pubbliche.
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