VILLA SAN GIOVANNI – «Siamo pronti per partecipare alle prossime elezioni amministrative, pertanto vi invitiamo ad avanzare proposte per la stesura del programma e a farvi avanti per la candidatura alla carica di consigliere comunale, purché siate in possesso dei pochi requisiti richiesti dal M5S, tra cui essere incensurati». Così la deputata Federica Dieni ha lanciato gli attivisti del Meetup Cinque Stelle Villa San Giovanni, e i sostenitori grillini attuali e futuri, verso la prossima competizione alle urne per il rinnovo del consiglio comunale.
Un M5S più sicuro di sé quello che si è presentato all’incontro, sul tema “Reddito, dignità e lavoro”, nella sede della biblioteca comunale davanti a una platea di tutto rispetto. Un Meetup che continua a crescere e a credere maggiormente in se stesso, rincuorato dal lavoro portato avanti negli ultimi anni e dal sempre maggiore interesse che riesce a richiamare a ogni evento pubblico messo in piedi.
Protagonista indiscussa della prima parte dell’iniziativa di ieri pomeriggio è stata, appunto, l’onorevole campese Federica Dieni. Ribadita l’intenzione della discesa in campo per ridare un governo politico alla città di Villa San Giovanni, la parlamentare a 5 Stelle non le ha mandate a dire nel consigliare i cittadini sul “modus operandi” da tenere nel momento in cui si recheranno alle urne. Lo ha fatto parlando del “reddito di cittadinanza”, progetto nazionale attraverso cui i grillini prevedono un importo minimo mensile di 780 euro per cittadini disoccupati (iscritti presso i centri dell’impiego) o, comunque, per quei soggetti che percepiscono redditi mensili inferiori alla soglia di povertà. «Non si tratta di assistenzialismo – ha precisato Dieni – È una misura che consente ai cittadini di avere un reddito per poter vivere senza dover subire ricatti, ad esempio il voto di scambio; purtroppo, lo stato di bisogno – ha aggiunto illustrando i dettagli del “reddito di cittadinanza”, e in particolare da dove attingere le risorse – fa sì che il cittadino svenda il proprio voto, che si pieghi a qualsiasi cosa». Già concreto è, invece, il progetto – sempre a firma M5S – del microcredito per le piccole e medie imprese. Grazie al fondo creato con le quote derivanti dalle indennità dei parlamentari pentastellati, che hanno rinunciato alla metà dei loro stipendi, numerosissime nuove imprese hanno aperto i battenti dopo aver avuto accesso al fondo e ai relativi finanziamenti. Che i neo imprenditori o commercianti restituiranno secondo un piano stabilito, man mano che l’attività avviata darà i propri frutti e potrà camminare da sola. Una opportunità importante, colta soprattutto dai giovani. E un segnale, ha spiegato Dieni, «che la politica si possa fare con risorse limitate, e che possa così contribuire alla nascita di nuove imprese. Abbiamo chiesto agli altri- la stoccata della deputata – di fare altrettanto, ma nessuno sembra voler aderire alla nostra iniziativa».
Chiaramente, entrambi i progetti farebbero al caso di una città come Villa San Giovanni, dove la disoccupazione e la crisi economica si fanno sentire ogni giorno di più. Una città che, però, è segnata da tanti altri problemi, come quelli connessi all’ambiente e all’utilizzo sbagliato di diversi spazi pubblici. A tal proposito, le idee illustrate dal Meetup sono sembrate tanto semplici quanto affascinanti, suggestive. Piero Idone, Giò Bellantone e l’ex candidata a sindaco Milena Gioè hanno parlato di orti urbani sociali e beni confiscati. Particolarmente interessante, il progetto verde studiato per valorizzare l’area attigua alla variante di Cannitello, l’intubata ferroviaria propedeutica al Ponte sullo Stretto meglio conosciuta come “ecomostro”. A esporre il progetto è stato Piero Idone: «Questo inutile manufatto – ha spiegato parlando della variante – è praticamente a ridosso del depuratore e proprio per questo il tratto potrebbe essere meglio utilizzato con la piantumazione di piante da legno di alto fusto, con annesso impianto di fitodepurazione sul tracciato delle ceppaie che si estenderebbe per circa un chilometro. Realizzando e collegando il suddetto impianto al vicino depuratore – ha continuato Idone – si raggiungerebbero innumerevoli vantaggi, soprattutto economici e sociali: si aumenterebbe notevolmente la portata dell’impianto di depurazione che attualmente serve solo parzialmente la città; si otterrebbe un significativo risparmio dell’energia elettrica utilizzata dagli impianti; si avrebbe una significativa diminuzione dei fanghi residui e relativi costi di smaltimento; si utilizzerebbe un’are relativamente piccola rispetto a quella disponibile impegnando appena 10 mila metri quadri per le ceppaie. I risparmi utilizzati – si legge ancora nel progetto – potrebbero contribuire al rifacimento del lungomare in tutta la sua meravigliosa posizione di balcone sullo Stretto. Si potrebbero infine coprire le vasche di depurazione con strutture utili al recupero del bio-gas, eliminando tutti i disagi che comporta il depuratore posto in un centro abitato e a pochi passi da un lungomare molto frequentato d’estate. Senza contare che si abbasserebbero le tariffe per la depurazione a carico dei cittadini».
Il tutto significa che non avrebbe più senso il previsto “mascheramento” della variante di Cannitello, che a detta dei grillini potrebbe risultare addirittura più dannoso dell’opera stessa vista la fragilità del territorio su cui è stata costruita. E i restanti 20 mila quadri? Secondo il M5s, potrebbero essere utilizzati per la creazione di orti sociali e di una fattoria didattica. Iniziative che avrebbero un impatto positivo sia sul piano ambientale che sociale, anche grazie all’assegnazione di lotti coltivabili alle famiglie indigenti.
Orti sociali e spazi verdi ad hoc potrebbero nascere anche in quei terreni confiscati alla mafia e oggi nella disponibilità del patrimonio comunale, come ha suggerito Milena Gioè. Che ha quindi ribadito la volontà politico-amministrativa dei Cinquestelle in tema di fondi europei: «La partecipazione ai bandi europei è di fondamentale importanza e a tal fine prevediamo un’apposita commissione e uno sportello informazioni. Bisogna puntare ai fondi diretti e non a quelli indiretti, poiché nel primo caso sarebbero erogati direttamente dall’Europa senza la mediazione di Regione e Stato».
Francesca Meduri
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