SCILLA –Amarezza, dispiacere, rabbia, inquietudine. È uno stato d’animo per nulla invidiabile quello che affligge Francesco Santacroce dopo che ignoti hanno sparato colpi di arma da fuoco contro la sua abitazione rurale sita a Melia. Un nuovo atto intimidatorio nei confronti del professionista e politico scillese, che rivela un altro episodio minaccioso di cui è stato vittima ultimamente: una missiva anonima all’indomani delle dimissioni della sua compagna di “Progetto Scilla”, Loredana De Lorenzo.
Fatti gravi quanto basta da spingere Santacroce a disertare la seduta odierna del civico consesso. Assenza certamente giustificata, ma che ha voluto spiegare dettagliatamente in una lettera indirizzata al consiglio comunale scillese e, per conoscenza, al Prefetto Michele di Bari. Santacroce non sa perché da qualche anno a questa parte sia stato preso di mira, ma nel parlarne non può che ripercorrere la sua esperienza recente nella casa municipale. Un racconto che la dice lunga sull’idea che il consigliere possa essersi fatto sugli eventi che lo hanno colpito, sebbene non si sbilanci in accuse e conclusioni affrettate. Quindi richiama il sindaco Pasqualino Ciccone, biasimandone toni e modi.
«Ringrazio tutti, singoli cittadini, associazioni ed Enti – esordisce Santacroce – per la solidarietà espressa alla mia persona e per la condanna nei confronti di un gesto assolutamente vile ed esecrando che, oltre ad offendere la mia persona, offende l’intera comunità. E’ vero, questi atti colpiscono nell’animo la persona offesa e la sua famiglia ma recano anche danni incalcolabili alla comunità di appartenenza della vittima, soprattutto, se questa, eletta dal popolo, visibilmente la rappresenta. Per questo avrei voluto non macchiare l’immagine di Scilla e della Calabria evidenziando fatti e circostanze negative per il mio Paese. Una volta che l’evento è diventato di dominio pubblico ritengo sia opportuno comunicare al Consiglio Comunale, tra i cui componenti mi onoro di essere stato eletto, fatti e vicende che hanno accompagnato gli ultimi anni del mio percorso politico, affinchè si apra una seria riflessione pubblica. Fatti che non dovrebbero accadere a nessuno men che mai a un rappresentante delle Istituzioni, quale, nel suo piccolo, è, un consigliere comunale. Sono stato consigliere comunale già in altre tornate amministrative con altri sindaci (Rocco Bueti, Gaetano Ciccone) e mai ho subito restrizioni alla mia attività di consigliere comunale, anche allora di opposizione. I primi problemi – racconta Santacroce – sono arrivati purtroppo negli ultimi anni, precisamente in epoca di discussione in aula e fuori dall’aula consiliare della dichiarazione del dissesto finanziario del Comune di Scilla. Appena nominato revisore di questo Comune, ho subito l’incendio della stessa casa, oggi danneggiata da colpi di arma da fuoco. Non ero consigliere comunale ed era stato il mio predecessore, revisore dei conti, a relazionare sullo stato di insolvenza del Comune, per cui ancora oggi non mi capacito sul perché di tale gesto e, ancora oggi, nulla è stato accertato in merito a tale atto criminoso nei miei confronti. Non è finita. Qualche anno dopo, durante questa amministrazione, una grave lettera anonima mi intimava di dimettermi o comunque di astenermi dal mio ruolo di opposizione all’attuale maggioranza. La missiva – prosegue Santacroce – era particolarmente pesante perché faceva esplicito riferimento alla mia famiglia. Ancora una volta mi sono affidato alla giustizia ed ho continuato il mio servizio di consigliere comunale. Nulla però è stato accertato. E ancora. Dopo le dimissioni “per motivi personali” dell’altro componente del mio gruppo consiliare, l’avv. Loredana Delorenzo, mi perveniva una nuova lettera anonima che mi intimava: “vattindi a casa comu fici a consigliera Delorenzo perchi ora ci stai rumpendu i co… e cerca di farti i c… toi altrimenti avrai brutti guai …”. Cosa fare? Naturalmente ho continuato la mia attività di consigliere, sempre più sfiduciato per l’impossibilità di capire chi e il perché di tali atti. Ho sperato che almeno si arrivasse alla conclusione del procedimento penale relativo al dissesto, nel quale anch’io sono stato indagato e, nel quale, anche a mezzo interrogatorio da me richiesto, ho chiarito la mia completa estraneità. Invece, ad anni ormai di distanza, nessuna notizia è arrivata nè relativa a tale procedimento né del collegato procedimento di responsabilità presso la Corte dei Conti. Nonostante tutti questi eventi criminosi nei miei confronti –scrive ancora Santacroce – ho atteso e continuerò ad attendere fiducioso in silenzio i tempi lunghi della giustizia perché ritengo opportuno non appesantire ulteriormente il clima di sfiducia esistente a Scilla. Certo è che anche il Sindaco dovrebbe fare di tutto per evitare inutili polemiche, colpevolizzando coloro che hanno dichiarato il dissesto a difesa di chi lo ha provocato. Una minore arroganza e toni meno accesi da continua campagna elettorale eviterebbero di considerare gli avversari politici come nemici da “far scomparire da Scilla”. Questa è o dovrebbe essere un’altra storia: si tratta di modi differenti di fare politica. Tornando più specificatamente alla mia ultima vicenda personale non posso che confermare quanto riportato dalla stampa. Mi domando chi può essere l’autore dei crimini finora elencati e chi, soprattutto, ha anche inteso esplodere colpi di arma da fuoco contro la mia abitazione? Perché? Cosa vogliono ottenere? Come hanno detto gli amici scouts nessun motivo può giustificare un tale atto o gli atti precedenti sopra elencati. … E allora? Ancora dubbi. È giusto che la gente sappia? È giusto chiamarla alle manifestazioni, col risultato di vedere offeso anche il più simbolico rappresentante della legalità, don Ciotti? O sarebbe meglio tacere e resistere fin che si può, senza dare sazio a chi della vigliaccheria si fa onore? Non conosco la risposta: mi affido a tutte le autorità preposte, nella speranza di avere riscontri concreti. Lo spero per me e per chi come me gratuitamente offre il proprio servizio alla collettività. Servono risposte per restare, per resistere! Abbandonare, magari nel massimo riserbo, sarebbe amara sconfitta per tutti. Questa – conclude Santacroce – è la motivazione della mia assenza in aula: che ciascuno rifletta e chi deve agire, agisca. Nell’attesa, auguro al Consiglio Comunale un sereno e proficuo lavoro, tale che possa creare maggiore benessere ai cittadini, attenzione ai soggetti più deboli e soprattutto maggiore legalità».
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