SCILLA – Che lo “Scillesi d’America” torni a essere un ospedale sembra ormai cosa impossibile, perché la funzione futura dello storico nosocomio è stata decisa – carte e dati alla mano – da diverso tempo dall’alto di quella politica regionale – prima di centrosinistra e poi di centrodestra – al cui cospetto politici e amministratori locali si sono arresi, forse credendola una battaglia persa in partenza.
Ma che lo “Scillesi d’America” continui a non svolgere nemmeno la nuova funzione assegnatagli è semplicemente inaccettabile, ingiusto, contro ogni logica di buona sanità e di servizio al territorio, alla comunità, anzi, alle comunità. A tutt’oggi, infatti, il presidio sanitario scillese solo sulla carta è una Casa della Salute. I fatti dicono altro, e cioè che dei servizi e dei lavori finanziati – per un importo di quasi 8 milioni di euro – non v’è traccia. Niente Tac, niente mammografo, giusto per citare alcune delle gravi mancanze all’interno dello “Scillesi”. Per non parlare, poi, dell’adeguamento strutturale previsto e mai realizzato.
Insomma, in via Tripi nulla è come era stato promesso. Se non è buio pesto, poco ci manca. Gli ambulatori attualmente funzionanti non sono sufficienti, troppo poco per un comprensorio che conta oltre 50 mila abitanti e molteplici esigenze di diagnosi e di cura. E allora cosa fare perché la tanto decantata Casa della Salute apra i battenti ed entri in funzione, possibilmente ponendosi come centro d’eccellenza della sanità metropolitana e non solo? Cosa fare, dunque, per risollevare le sorti della sanità nella Costa Viola e dare risposte adeguate all’ampio bacino d’utenza che reclama a gran voce prestazioni mediche?
La soluzione a questi, e ad altri, interrogativi c’è e si deve lottare affinché vada in porto. Ne sono convinti i protagonisti del convegno svoltosi lo scorso sabato pomeriggio nella Casa della Carità di Scilla, su input dell’ex assessore provinciale Giuseppe Pirrotta e con la fondamentale collaborazione della consigliera comunale scillese Domenica Patafio.
Presa consapevolezza dell’infelice situazione in cui versa la sanità reggina e calabrese, dagli interventi dei relatori seduti al tavolo è emersa unanime la volontà di fare fronte comune per la Casa della Salute di Scilla. E se da parte di qualcuno non sono mancati ammonimenti per gli errori del passato, a prevalere è stata l’intenzione di un impegno a tutto campo per un’inversione di tendenza, per un cambiamento in positivo dell’attuale quadro, decisamente desolante. E ben delineato dalle parole di Pirrotta: «Lo scopo di questo convegno – ha detto l’ex assessore della giunta Raffa – è quello di riaprire la discussione sulla Casa della Salute di Scilla, perché siamo di fronte a una vera drammaticità: dalle zone collinari a quelle montane, la provincia reggina è alle prese con una assoluta carenza di servizi sanitari. Servizi essenziali come le guardie mediche, previste per legge, sono stati inspiegabilmente sospesi, mentre si assiste a una sovrapposizione di ambulatori». Ha aggiunto Pirrotta: «È inconcepibile che un’area come Scilla e la Costa Viola possa essere gestita con un punto di primo intervento; bisogna cominciare a pensare al piano sanitario strategico della città metropolitana se vogliamo parlare di sviluppo turistico; dobbiamo pensare a una sanità metropolitana, a un grande ospedale metropolitano, puntando sulla Casa della Salute, sulle eccellenze, intervenendo su ciò che oggi non funziona, dalle attrezzature vetuste alle gare di appalto bloccate (per la Tac). L’atto per la Casa della Salute, comunque, va rivisto, in attesa che quei famosi 8 milioni di euro possano essere cantierizzati».
Appassionato il discorso del sindaco Pasqualino Ciccone, che si è anzitutto soffermato sulla scottante considerazione «dell’incapacità della politica». In particolare, il primo cittadino ha puntato l’indice sulla situazione di stallo (che tuttavia sembra in via di risoluzione) all’interno della Conferenza dei sindaci Asp 5 e, andando indietro di qualche anno, sulla mancata richiesta di sospensiva, da parte dell’allora amministrazione Caratozzolo, in sede di ricorso al Tar a difesa dello “Scillesi d’America”: «Altri Comuni – ha sottolineato Ciccone – hanno chiesto la sospensiva e hanno vinto!». Espresso il rammarico per la mancata nomina del governatore Oliverio a commissario ad acta della Sanità calabrese, eventualità su cui erano state poste molte speranze in merito al presidio scillese, Ciccone ha manifestato preoccupazione per lo stato attuale delle cose, essendosi ritrovato di fronte a tecnici «che non sanno dove mettere mano per quanto riguarda la Casa della Salute, non sanno come spendere quei soldi!». Quindi ha concluso con un appello: «Dico no alle passerelle, sì alle cose serie. E se vogliano portare avanti una cosa seria, allora – ha incalzato il sindaco di Scilla – dobbiamo metterci attorno a un tavolo politico-tecnico e farci portavoce delle istanze che partono dal basso, chiedendo un impegno per il territorio: ormai è Casa della Salute, ma che sia Casa della Salute d’avanguardia!».
Disponibilissimi alla proposta di Ciccone si sono detti Roberto Vizzari (sindaco di San Roberto e presidente dell’Associazione dei Comuni dell’area dello Stretto), lo stesso Giuseppe Pirrotta, il presidente di Galbatir Antonio Alvaro, il sindaco di Seminara Giovanni Piccolo e, infine, l’ospite d’eccezione del convegno, il senatore Nico D’Ascola. Che, in via preliminare, ha individuato cause precise per spiegare il difficile momento della sanità, non solo calabrese: «La sanità è in una condizione drammatica dal punto di vista costituzionale della distribuzione di competenze tra Stato e Regioni: non si sarebbe mai dovuta affidare la sanità all’ente Regione, che io abolirei». Soprattutto alle nostre latitudini, poi, la situazione odierna «è frutto – ha aggiunto D’Ascola – di una serie di decisioni episodiche clientelari, per il soddisfacimento di interessi individuali». E ancora, per il presidente della Commissione Giustizia al Senato, il tema della sanità va affrontato tenendo bene a mente tre parole chiave: ridistribuzione, differenziazione, scelta delle specializzazioni. «Si deve agire con razionalità», ha ribadito D’Ascola invitando la platea a non riaffidarsi a una politica che ha tradito le attese. «La Casa della Salute di Scilla va riempita di contenuti, deve essere realizzata ed è ovvio che io sarò disponibile, darò un contributo. Certo – ha concluso – serve l’aiuto della società, che deve denunciare le incapacità, i delitti, deve controllare, e revocare la fiducia a politici che non hanno rispettato gli impegni. La politica è di basso livello quando lo è la società. Che deve mettere alle corde il politico».
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