Pesca al collasso: scatta la mobilitazione del settore ittico
«Sempre più acuto il malessere del mondo della pesca». Questo l’incipit del documento di denuncia divulgato stamattina dai manifestanti giunti a Villa San Giovanni, precisamente in piazza Valsesia e nella zona degli imbarchi da e per la Sicilia, per urlare preoccupazione e indignazione di fronte alla situazione che vede il loro settore ormai al collasso: «Permangono forti incertezze e quotidiani disagi che intralciano l’attività, in particolare, della piccola pesca. Le scelte politiche sin qui adottate negli ultimi quindici anni – recita la nota dell’Alpa (Associazione lavoratori produttori agroalimentari ambientali) – non hanno risparmiato nulla a un settore che, invece di essere orientato su una prospettiva di crescita, attraendo l’interesse dei giovani, è trascinato in un lento ed inesorabile declino».
Marinerie allo stremo per i troppi divieti e non solo
Con la manifestazione messa in atto oggi i pescatori calabresi e siciliani – cavalcando una protesta di dimensioni nazionali, europee e addirittura mondiali – hanno inteso puntare l’indice contro «i limiti, le restrizioni e i vincoli dettati dalle norme europee – a volte mal gestiti – che hanno letteralmente “decimato” intere marinerie, a partire dal bando delle derivanti dalla cui applicazione si stenta a capire la ratio e, soprattutto, quali benefici effetti abbia prodotto sugli stock ittici; per finire con il divieto assoluto, senza regolamentazione, della pesca al novellame di sarda che, inutile dirlo, non ha portato a un aumento dello stock».
Piove sul bagnato…
Denunciano ancora i pescatori: «Nuovi disagi si sono aggiunti con l’applicazione di ulteriori regolamenti Cee sui controlli che precedono la licenza a punti, la marcatura degli attrezzi da pesca, l’installazione di apparati di controllo elettronici tipo blue box Ais e il giornale di bordo, i cui costi di gestione ricadono solo sulle spalle dei pescatori. Nuove penalizzazioni arrivano ora – prosegue il documento – sul versante della pesca al pescespada, dalla recente “Raccomandazione” dell’Iccat che ha determinato le specie con il “totale ammissibile di cattura”, e dalle scelte del Mipaaf nell’applicarla, rendendo di fatto la pesca al grande pelagico “affare di pochi”, al pari di quanto accade con la pesca del tonno, affidata a pochi grandi pescherecci con metodi penalizzanti, clientelari e iniqui».
Da attività tradizionale a impresa quasi impossibile
Ma i guai non finiscono mai per i pescatori, soprattutto per i piccoli pescatori. Un altro caso denunciato stamani riguarda «la regolamentazione e la richiesta di permesso di pesca per la specie del tunnide “alalunga” che pur non essendo in sofferenza, incredibilmente si cerca di pianificare, con il risultato di impedire a molti pescatori la cattura della risorsa e dunque la stessa attività di pesca».
Ad accanirsi sul settore, infine, «è il nuovo regime sanzionatorio: ogni sanzione per essere efficace e dissuasiva deve essere ragionevole, equa e proporzionale all’attività svolta. La legge 154 del 2016 non lo è; perciò rischia di essere iniqua, controproducente e inefficace nella tutela di un bene collettivo come la pesca».
L’ “ultimatum” alle istituzioni
Un quadro devastante per la piccola pesca, che rischia di estinguere, se non si pone mano, un mestiere antico come il mondo. «Non possiamo consentirlo», hanno urlato a gran voce i pescatori durante la protesta a Villa San Giovanni mentre una delegazione di manifestanti era in procinto di recarsi in Prefettura, a Reggio Calabria. È stata dunque immediata la risposta del Prefetto Michele di Bari di fronte all’odierna iniziativa dei pescatori. Che attendono speranzosi e avvisano: «Non ci faremo incantare dalle solite promesse, come avvenuto in un recente passato». Le loro richieste sono state già messe nero su bianco, nel corso dell’ultima riunione del Comitato direttivo nazionale dell’Alpaa: «Il Cdn, dopo un lungo periodo di ascolto dei pescatori della piccola pesca, promuove lo stato di agitazione e un’articolata mobilitazione sul territorio per salvaguardare il comparto; valutando tra le altre iniziative, l’ipotesi estrema di consegnare le licenze agli organismi preposto, richiedendo contestualmente una alternativa di lavoro dignitosa». E aggiungono, concludendo: «Perciò chiediamo al Mipaaf (Ministero politiche agricole alimentali forestali) di comporre un tavolo di confronto permanente, aperto anche alla rappresentanza della piccola pesca, per affrontare: le criticità del settore; la gestione delle quote; il sistema sanzionatorio».
I disagi legati alla protesta
Come ogni manifestazione di protesta che si rispetti, e con sede Villa San Giovanni, quella odierna dei pescatori non ha tradito le “attese” e nella zona imbarchi della città dello Stretto è scoppiato il solito caos. I manifestanti, accorsi in centinaia, dalla centralissima piazza Valsesia si sono diretti verso l’area dei traghetti, con bandiere delle sigle sindacali, e striscioni e cartelloni di protesta. Un grande spiegamento di uomini e mezzi delle forze dell’ordine ha scongiurato che la disperazione e il malcontento dei manifestanti sfociassero in disordini e momenti di tensione più gravi. I disagi, tuttavia, non sono mancati. Sia per quanto riguarda la circolazione urbana sia in ordine all’attraversamento dello Stretto, tanto che l’approdo delle navi è stato spostato a Reggio Calabria.
Francesca Meduri
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