VILLA SAN GIOVANNI – Giovanni Siclari, sindaco eletto e poi sospeso per effetto della legge Severino, replica all’ex aspirante sindaco e ora consigliere Salvatore Ciccone, che ieri è intervenuto duramente sulla questione della sospensione assieme alla neo consigliera Lina Vilardi: «Il consigliere Ciccone – esordisce Siclari – ha perso l’ennesima buona occasione per tacere. Il suo è un attacco puramente strumentale che non fa altro che danneggiare la città. La campagna elettorale è finita e i cittadini hanno fatto la loro scelta e Ciccone dovrebbe farsene una ragione e accettare che nonostante tutto c’è una squadra pronta ad amministrare con il sindaco facente funzione Maria Grazia Richichi e se mette in dubbio la sua nomina non fa altro che danneggiare la città non potrebbe esserci altro scopo considerando che abbiamo vinto le elezioni e questa coalizione governerà per i prossimi 5 anni. Mi aspettavo – sottolinea Ciccone – una telefonata di congratulazione per la vittoria che non è mai arrivata e, peggio ancora, subito dopo attendevo un messaggio di solidarietà come fatto da tanti altri amministratori della provincia ma Ciccone sembra invece essere pronto solo a strumentalizzare questa vicenda mortificando la città».
«Malgrado la conferenza stampa da me tenuta ieri mattina con la quale ho chiarito ogni speculazione malevola circa la mia elezione a sindaco del comune di Villa San Giovanni,- prosegue Siclari – intendo sottolineare le seguenti circostanze:
1) La sospensione dalla carica di consigliere comunale inflitta a me come a tutti gli altri componenti della Giunta, per legge – spiega in primis Siclari – non determina né l’incandidabilità né la ineleggibilità alla carica di sindaco;
2) Per come chiarisce anche un noto parere dell’Avvocatura dello Stato il sindaco così eletto – il secondo punto evidenziato da Siclari – ha il potere di nominare un vicesindaco in attesa della cessazione della misura della sospensione che per definizione è temporanea;
3) Sin dalla prima manifestazione nel corso della quale ho presentato la mia candidatura a sindaco del comune di Villa San Giovanni io stesso, pubblicamente, – ricorda quindi Siclari – ho esposto ai miei possibili elettori l’impossibilità di ricoprire, ove eletto, la carica di sindaco a cagione del residuo periodo di sospensione dalla carica di consigliere comunale. Analogamente ho fatto durante tutto il corso della campagna elettorale informando meticolosamente i cittadini di ogni circostanza, al punto da addurre migliaia di testimoni a conferma di quanto sto affermando. La vicenda è talmente nota che non vi è cittadino di Villa San Giovanni che non sia stato informato principalmente per mia iniziativa;
4) Tra l’altro, per come era prevedibile, anche gli altri candidati a sindaco – rimarca Siclari – hanno pubblicamente fatto uso dell’argomento anche se in termini più civili e seri rispetto a quelli ultimamente utilizzati da taluna parte politica che ha disastrosamente partecipato alla competizione elettorale e da una certa informazione che ben conosce la verità dei fatti e tuttavia preferisce reclamare informazioni, come se la vicenda fosse oscura e sospetta;
5) La mia elezione – ribadisce Siclari – si è verificata in condizioni di perfetta legalità e anzi dimostra l’ elevato indice di gradimento che riscuoto dinanzi l’elettorato di Villa San Giovanni che data la situazione da me immediatamente comunicata bene avrebbe potuto negarmi il proprio consenso;
6) Il comune di Villa San Giovanni – si dice infine convinto Siclari – sarà ottimamente amministrato dal vicesindaco da me nominato (Nel rispetto di quanto indicato sul punto dall’Avvocatura dello Stato) fino al momento in cui potrò acquisire personalmente esercitare le funzioni di sindaco. Le malizie alle quali rispondo altro non sono che un maldestro tentativo di condizionare un libero risultato elettorale pienamente conforme alle disposizioni di legge.
Nessun giornalista – conclude il sindaco eletto – può sorprendersi di quanto accaduto perché tutti hanno seguito la campagna elettorale e quindi erano a conoscenza della vicenda».
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