Dialisi in provincia di Reggio, Dieni scrive a Oliverio e Scura

10 Agosto 2017
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«La provincia di Reggio Calabria, e in particolar modo il suo capoluogo, soffrono da almeno quindici anni di una grave carenza di posti-dialisi per i pazienti uremici. A mio modo di vedere, è una problematica di una gravità assoluta». Inizia così la lettera che la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni ha inviato al presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, e al commissario della Sanità, Massimo Scura. 
«La provincia di Reggio Calabria – prosegue la parlamentare – dispone di un posto-dialisi per 6.042 abitanti, contro i 3.010 di Vibo Valentia, i 4.059 di Cosenza, i 4.715 di Catanzaro e i 5.636 di Crotone. Anche in relazione alla logistica, il territorio in questione dispone solo di 6 centri dialisi (uno ogni 92.639 abitanti) contro i 5 di Vibo Valentia (uno ogni 32.503), i 16 di Cosenza (uno ogni 44.650), i 7 di Catanzaro (uno ogni 51.865). L’Unità operativa di Nefrologia del Grande ospedale metropolitano, tra l’altro, ha colmato da tempo l’intera disponibilità di posti». 
«Al fine di chiarire meglio cosa significhi doversi recare fuori città per sottoporsi al trattamento emodialitico – scrive Dieni a Oliverio e Scura –, è opportuno rammentare che questi ammalati sono costretti per tre giorni alla settimana (155 volte all’anno) a percorrere 30-60 chilometri per raggiungere i centri dialisi più vicini e sottoporsi a un trattamento di almeno quattro ore che, almeno nel 20% dei casi, ha come effetti collaterali ipotensione, nausea, vomito e, per i pazienti più anziani, può anche comportare complicanze anche più serie». 
«Come certamente saprete – prosegue la parlamentare 5 stelle – oggi circa 43 persone residenti a Reggio Calabria sono costretti a fare dialisi fuori città: 13 a Scilla (20 chilometri da Reggio e ritorno), 25 a Messina (tragitto di 15 chilometri con traghettamento di 30 minuti e ritorno) e 5 a Melito Porto Salvo (40 chilometri in tutto. A questi pazienti bisogna poi aggiungere quelli che risiedono nei comuni limitrofi e che, per mancanza di disponibilità nei centri di Scilla e Melito Porto Salvo, sono costretti a dializzare in Sicilia, e quelli che giunti alla fase terminale dell’insufficienza renale, hanno la necessità di iniziare il trattamento salvavita. Non bisogna inoltre dimenticare che queste persone sono spesso anziane affette da altre gravi patologie».
«Un “esodo” di questo tipo – aggiunge la deputata del Movimento 5 Stelle – non è solo un calvario per le persone ammalate, ma rappresenta anche un costo aggiuntivo in termini di mobilità sanitaria passiva che, a fine 2016, vedeva la Regione Calabria con un saldo negativo di 256 milioni, penultima in graduatoria e superata solo dalla Regione Campania (-281 milioni)».
«Da più di dieci anni, inoltre – sottolinea Dieni –, il Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria ha rivolto accorati appelli alle istituzioni al fine di creare ex-novo un  centro dialisi in città, ma l’Azienda sanitaria provinciale, che ha il compito di rispondere ai bisogni dei pazienti cronici ambulatoriali, ad oggi, malgrado sia stata sollecitata più volte, non ha trovato nessuna soluzione per adeguare l’offerta di posti di emodialisi per i pazienti della provincia. È opportuno rilevare che l’amministrazione comunale di Reggio recentemente si è dimostrata sensibile al problema mettendo a disposizione dell’Asp un immobile (ex Ricoveri Riuniti, in via Cardinale Portanova) già perfettamente ristrutturato, affinché lo utilizzi per allestire un centro dialisi. Per completarlo è necessario provvedere solo all’allestimento di un impianto di osmosi, in quanto non è necessario acquistare né i monitor per dialisi né le poltrone/letti per i pazienti, che vengono forniti “in service” dalle aziende aggiudicatarie della gara per la fornitura del materiale per dialisi per la Regione Calabria». 
«La speranza – conclude Dieni – è che tali problematiche possano essere prese in considerazione con l’urgenza che meritano, perché anche ai residenti nella provincia di Reggio Calabria sia consentito di poter accedere a cure indispensabili alla loro sopravvivenza alle stesse condizioni e costi di quelli del resto della Calabria».

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