SCILLA – Serata di San Lorenzo all’insegna della cultura legalitaria a Scilla, la cui piazza San Rocco ha ospitato per una sera il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. In occasione del meeting “Star Talk”, condotto dalla giornalista Paola Bottero, il magistrato reggino ha intrattenuto la platea in una lunga e interessante chiacchierata, su temi di estrema attualità e interesse.
L’analisi di Gratteri è scientifica ed empirica, fondata su documenti storici: “Ci siamo chiesti, durante le ricerche per il libro “Padroni e Padrini”, come mai negli altri stati d’Europa i ladri di polli fossero rimasti tali nei secoli scorsi, mentre in Italia si siano trasformati in mafiosi. Una prima risposta ci è stata fornita dalla cronaca e dai documenti circa le elezioni amministrative comunali di Reggio del 1869. I candidati alla lista dei borghesi, degli aristocratici e dei latifondisti assoldarono dei picciotti per aggredire gli elettori di liste non gradite. Tra gli incaricati, anche Francesco De Stefano, antenato dell’attuale famiglia di ‘ndrangheta reggina. Un soggetto con precedenti per violenze, furti, falsificazione di denaro legittimato al ruolo di interlocutore. Anche lo stesso questore intraprese una serie di arresti nei confronti degli elettori della lista dei borboni e della Chiesa. Non sorprende che queste elezioni vennero annullate”.
Dall’analisi del magistrato emergono parecchie responsabilità del governo circa la diffusione del fenomeno mafioso : “Lo Stato ha sempre avuto la grave colpa di mandare il pesce, piuttosto che la canna da pesca: ad esempio, durante dopo terremoto del 1908 il governo stanziò ben 170 miliardi di lire, ma le condizioni per usufruirne erano il possesso di almeno 30% della somma richiesta. Un’utopia, per gente che era rimasta nei casi più fortunati solo con ciò che aveva indosso al momento del terremoto. Ecco dunque che interviene la picciotteria a risolvere i problemi e a fornire la somma necessaria per richiedere il prestito. È per situazioni come queste che il sud persevera nella filosofia dell’assistenzialismo, aspettando sempre la manna dal cielo. È da qui che deriva la visione antagonista dello Stato”.
Non è esente da colpe nemmeno la Chiesa: “Io e il collega Antonio Nicaso abbiamo approfondito tale relazione nel libro “Acqua santissima”. La sacra istituzione ha adottato un atteggiamento di rifiuto verso la mafia solo recentemente. Precisamente nel 2014, quando Papa Francesco, in visita presso la Piana di Sibari, tuona: “I mafiosi sono scomunicati”, parole queste mai pronunciate da un uomo di Chiesa. Si tratta di una tappa fondamentale, perché da qui in poi la chiesa inizia a riconoscere ufficialmente la ‘ndrangheta”.
Più recentemente, anche “fiction e cinema, hanno delle colpe, perché forniscono un’esaltazione di personaggi negativi. Presentandoli come eroi si passa un pessimo e pericoloso messaggio. Tutto è nato, in questo senso, dal film “Il padrino”: un vero e proprio inno alla mafia”.
Gratteri conclude la serata con un appello ai cittadini: “Le forze dell’ordine ci sono per voi, sono pagate con le vostre tasse. E lo stesso discorso vale per la magistratura: la stragrande percentuale è costituita da persone integerrime, le mele marce sono davvero rare. Fidatevi sia della magistratura che delle forze dell’ordine, ci sono per risolvere i vostri problemi”.
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