VILLA SAN GIOVANNI – Di seguito il comunicato di Italia dei Valori, a firma di Antonio Morabito: Si continua impropriamente a parlare di “Ecopass” senza sapere né conoscere i contenuti di un semplice accordo con la città di Messina, che nulla hanno a che vedere con il provvedimento previsto dal Codice della Strada e dall’Unione Europea.
Per chiarezza va ricordato che il provvedimento, recentemente censurato dal TAR di Catania, riguarda la città di Messina e non si comprende quale legittimazione possa avere, il Comune villese, a concorrere al ricorso in Appello che ben altre strade potrebbe aprire alla richiesta di rimborsi che, ad oggi, non riguardano il Comune Calabrese.
Quell’accordo, siglato nell’agosto 2011 e valevole fino al gennaio 2012, è stato sottoscritto ai sensi della L.241/90, ed è stato incomprensibilmente rinnovato per imperscrutabili ragioni e ben distinte illegittimità che, da Accorinti a La Valle, tutti gli interpreti dovranno spiegare.
L’ecopass, infatti, è quello proposto e licenziato dal Consiglio Comunale di Villa San Giovanni, con la delibera di indirizzo nr. 17 del 9 luglio 2010, che prevede “Zone a Traffico Limitato”, “Infrastrutture viarie a pagamento”, ipotesi orarie e logistiche alternative e un sistema di esazione moderno ed efficiente che sarebbe poi stato sostituito – in un programma volutamente mai attuato – dalla realizzazione della più moderna area di sosta d’Italia, in località “Castelluccio”.
Chiunque ha letto la sentenza con cui il TAR ha annullato il provvedimento, si è subito accorto che la delibera dettagliata del Consiglio Comunale villese risponde pedissequamente alle censure mosse, invece, dal TAR di Catania al provvedimento assunto dalla città di Messina.
Tentare adesso di far passare l’ineluttabilità del provvedimento giudiziario come una mannaia che si è abbattuta sul Comune villese, serve solo a sottrarsi da responsabilità, gravi, evidenti ed oggettive, per avere negato alla città un provvedimento lecito (ricordiamo che il TAR reggino si era già espresso) che non solo rispondeva ai requisiti previsti dalla Circolare Ministeriale 3816/97 ma anche alle direttive dell’Unione Europea.
Tanto più che l’adozione del PUT (ricordiamo che dal ’98 ad oggi mai è stato rinnovato e quindi è decaduto) che come requisito doveva contenere la previsione della “tariffazione per l’utilizzo di infrastrutture stradali”, avrebbe dovuto (e potuto) essere tratto dal “Piano sulla Mobilità” che era stato prodotto dalla Società Eurolink, incaricata delle opere sul “Ponte” e consegnato al Comune sempre nel 2011, senza trattarlo come un oggetto “non identificato”.
Chi ha la responsabilità di ciò – anche in perfetta continuità con le ultime tre amministrazioni – dovrebbe provare a fare chiarezza senza introdurre elementi nuovi e fuorvianti che rappresentano la continuità anche della negazione di avere sottratto alla città risorse economiche molto più importanti e significative di quelle ottenute con un “accordo” temporaneo diventato definitivo. E dovrebbe ricordare, l’attuale amministrazione, che la prima azione, all’epoca, fu quella della “concertazione” con le associazioni degli autotrasportatori che arrivarono a ribellarsi al provvedimento della città di Messina, suggerendo di rimodularlo con quello proposto dal Comune villese.
Ora non è certamente cambiando la denominazione che si modificano i presupposti giuridici di un provvedimento necessario per la città, ma identificare le cause dell’inefficacia, dei ritardi e dei meccanismi che hanno portato l’Amministrazione a rinunciare ad avere una città ricca e moderna, potrebbe consentire di guardare con chiarezza e serenità al futuro.
Chiarezza che è proprio il Vice Sindaco Richichi a dover fare e che, sebbene sub judice, dovrebbe dare alla città la prova della volontà di tutelare un interesse comune e non personale o di pochi. Altrimenti avrà dato ragione ai suoi detrattori.
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