Il 2 settembre, sarà il training “La tradizione dell’attore: energia, ritmo e creazione” a cura del Teatro Proskenion a dare inizio alla penultima giornata dello ScillaFest. Fino alle 13, Nino Racco, Nando Brusco, Giovanni Battista Gangemi, Mariangela Berazzi Castello Ruffo di Scilla lavoreranno con attori, danzatori e artisti dello spettacolo in un laboratorio in cui le parole sono messe in risonanza con quanto le circonda; approfondendo l’uso dei gesti che possono penetrare, abbellire oppure sottolineare, sia acusticamente sia “visivamente”, uno spazio teatrale.
A partire dalle 15, doppio appuntamento al Castello Ruffo con l’inizio di due attesi laboratori: “Scrittura e vissuto personale” a cura di Enzo Moscato e “Il corpo che ride. Presenza, ritmo e energia” Esercizi pratici e di danza di un clown umanitario, a cura di Ginevra Sanguigno. Il laboratorio di drammaturgia di due lezioni di tre ore cadauna, curato dall’attore e regista napoletano, prenderà in esame, sia a livello formale che contenutistico, testi e spettacoli costruiti per la scena dallo stesso Enzo Moscato, con particolare riferimento ai legami che intercorrono tra il vissuto personale dell’ autore, la tradizione napoletana di teatro a lui precedente e la trasfigurazione degli stessi operata dalla pratica della scrittura. Il fenomeno della scrittura, pertanto, affrontato sia in senso generale che in quello particolare di drammaturgia. Alle 18:30 e fino alle 20:00, il seminario di Ginevra Sanguigno esplorerà i potenziali del nostro “cuore”, quella parte di noi dove risplende l’energia creatrice e rigeneratrice e la poesia folle e gioiosa. Il clown è la figura che concentra maggiormente queste caratteristiche. Si lavorerà sul Caring Clown (Clown che si prende Cura), un clown pronto a portare sollievo nelle situazioni di sofferenza. Alle 21:00,
Emanuela Bianchi porterà in scena al Castello Ruffo il monologo teatrale “LAMAGARA”, da un’idea di Emanuela Bianchi, scritto da Emilio Suraci ed Emanuela Bianchi. Adattamento e interpretazione di Emanuela Bianchi – Produzione Confine Incerto.
Calabria, 1769. Cecilia Faragò è l’ultima fattucchiera processata per stregoneria nel Regno di Napoli. Una microstoria che si affaccia dal passato, un urlo di redenzione da quel mondo di storie disperse che formano la memoria negata del genere femminile. Un linguaggio denso e terrestre come humus, impastato di un materiale verbale pieno e screziato dove il corpo è utilizzato come strumento della narrazione che coinvolge lo spettatore in una esperienza sensoriale potente, poetica e parossistica. Lo sguardo di Emanuela Bianchi diventa parola, genesi, riscatto di una verità selvaggia, processata dalla storia.
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