VILLA SAN GIOVANNI – Ogni luogo è custode, testimone e protagonista di una storia. È così anche per l’ex fabbrica ISA di Villa San Giovanni (o meglio, ciò che ne rimane), che racconta quella del secondo dopoguerra villese. Protagonista è il popolo, che con coraggio e dignità piange i propri caduti e sulle macerie delle bombe cerca di ricostruire le case, il futuro, la speranza. Complice il boom economico, Villa si rialza e nel 1952 viene fondata nel cuore della città la fabbrica ISA (Industria Sedie e Affini), che dà lavoro a ben 120 dipendenti. L’azienda non ha tuttavia sorte benevola e dopo soli circa 15 anni dall’inaugurazione non riesce a sopravvivere a una crisi di produzione. Seguono decenni e decenni di abbandono, fino a quando nel 2003 il Comune di Villa San Giovanni destina alcuni edifici Isa alla costruzione di un centro funzionale. Oggi, parte dell’ex industria ospita tra le altre cose il Comando di Polizia Locale e gli uffici Tecnico, Ragioneria e Tributi del Comune. Per difendere ciò che rimane del complesso da una possibile demolizione, invece, è pronta una levata di scudi a opera di quanti non dimenticano. L’ISA di Villa San Giovanni racconta anche la storia di un popolo che proprio non ci sta a veder sradicate le proprie origini e manifesta la propria opposizione tramite l’associazione culturale Cenidia, promotrice di una petizione popolare contro l’abbattimento dell’edificio.
Sono alcuni dei suoi rappresentanti- Michele Cama, Andrea Catalano e Maria Franco- a raccontare ai nostri microfoni il perché di tale iniziativa: «L’ex Isa, per quanto ferita, anzi stuprata dalla costruzione dell’edificio- ha ancora due zone che possono essere sottratte all’oblio e rinascere, ossia quella delle scalette e del fumaiolo. Sarebbe un ulteriore peccato farle perdere definitivamente quando invece potrebbero essere riconvertite, rigenerate. La fabbrica Isa, così come tanti altri luoghi, appartiene alla storia ed ai cittadini e alla luce di questo profondo legame sarebbe anche ipotizzabile coinvolgere tutti tramite un concorso di idee, in modo che la comunità abbia modo di partecipare attivamente a questa augurata rinascita».
E’ per questo, proseguono i soci, che la Cenidia ha promosso «una raccolta firme, aperta a tutti. Siamo soddisfatti di questo primo traguardo: sono state raccolte ben 985 firme. Sabato e domenica scorsi abbiamo allestito un punto firme presso la piazza Boccaccio di Cannitello, che verrà replicato anche questo fine settimana. Non è necessario aspettare il weekend per offrire il proprio contributo, perché è possibile farlo tutti i giorni in diverse attività commerciali cittadine quali l’orologeria Rappoccio sulla strada nazionale di fronte la piazzetta dell’ex Pretura; la profumeria Caminiti in via Garibaldi nonché la tabaccheria Cama in Via Corrado Alvaro».
L’Isa sembra- ahimè- essere destinata allo stesso oblio che affligge molti, troppi simboli storici di Villa San Giovanni: «La nostra associazione si sta muovendo per recuperare tali tesori. Ad esempio, uno tra i nostri obiettivo è che Torre Cavallo venga riconosciuta come un bene culturale. Si rende dunque necessaria la strada comunale che attraversa l’area, nonché ovviamente la messa in sicurezza, il restauro e la sua fruizione. Il lungomare racchiude la parte più preziosa della storia di Villa. Perché non pensare alla sua tematizzazione, a un percorso storico/culturale? Ancora, la Fontana Vecchia. È grave che il piede del ponteggio sia stato collocato sul monumento, così come è discutibile il fatto che la strada non venga chiusa definitivamente».
La Cenidia, attraverso i suoi esponenti, chiude l’incontro lanciando un appello alla cittadinanza: «Bisogna riscoprire le nostre radici più profonde, è proprio ora di smetterla di accontentarsi di rimanere in superficie. Il passato e tutto ciò che ne resta rappresentano un tesoro inestimabile per una comunità, soprattutto per una che ha subito il terremoto nel 1908 e i bombardamenti della guerra mondiale. È un preciso dovere morale conservare la memoria, consegnarla al futuro».
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