VILLA SAN GIOVANNI – È una conferenza stampa congiunta, nella sede elettorale dell’ex candidato sindaco Mimmo Aragona, a dare ulteriore conferma dell’unità e della sinergia createsi nella minoranza attorno alla questione del polmone di stoccaggio e non solo. Un’opposizione compatta, con tutti i suoi componenti a fare squadra su un tema di assoluta rilevanza per Villa San Giovanni e i suoi abitanti. Un’unione di intenti non di facciata, ma reale come non accadeva da diverso tempo. Tanto da essere ribadita con forza, anche e soprattutto per ritornare sulle ragioni della proposta di delibera presentata nel consiglio comunale del 28 settembre scorso, e per condannare senza se e senza ma l’atteggiamento della maggioranza e del presidente del Consiglio. La minoranza, in coro, rigetta i rimproveri degli avversari e controbatte tornando a sollevare le tante questioni che attendono risposte. Il tutto manifestando delusione, riservando una bocciatura sonora in primis a Nino Giustra, e annunciando iniziative di protesta a difesa della città.
Quei temi così importanti messi subito in secondo piano. «Intanto – esordisce Mimmo Aragona, consigliere di “Impegno in Comune” – vogliamo farvi constatare di persona che per la prima volta nella storia la minoranza è unita nella sua interezza, sia negli argomenti sia negli intenti sia nella battaglia per questa città. Seconda cosa, si sta facendo una polemica sterile, che diventa insignificante e stupida perché non fa altro che denigrare la mia persona come responsabile di tutto il caos scoppiato in consiglio comunale. Il nostro voleva essere un contributo per la città, tant’è che i punti che abbiamo richiesto sono tutti di grande valenza politica e amministrativa per la città, al fine di dare una mano per uscire da questo degrado generale e complessivo. La prima scorrettezza – ammonisce Aragona – nasce dal fatto che il signor presidente del Consiglio inverte l’ordine del giorno e, non applicando lo statuto, fa prevalere i suoi punti sui punti richiesti dalla minoranza, di tale valenza da dover essere discussi in un consiglio straordinario. Lui avrebbe dovuto convocare un consiglio per i nostri punti, nei termini stabiliti dallo statuto, e semmai aggiungere qualche altro punto, come ha fatto, e poi chiedere l’inversione dell’ordine del giorno, non di certo per una nostra necessità».
I perché del sostegno a 5 stelle. «Il M5S in campagna elettorale non fa coalizione con nessuno – spiega la consigliera comunale Milena Gioè –, ma nel momento in cui entriamo all’interno delle istituzioni, se notiamo che ci sono delle proposte valide e fatte nell’interesse della cittadinanza, ecco che le sposiamo. È stato il caso della proposta fatta nell’ultimo consiglio comunale dal dott. Aragona, che secondo me meritava attenzione tale da essere trattata come primo punto, visto che gli altri punti messi all’ordine del giorno dal presidente erano dei punti non affatto rilevanti, che potevano essere trattati in un secondo momento. La città – aggiunge Gioè – sta aspettando delle risposte da parte degli amministratori in relazione a quelle problematiche che erano state proposte all’attenzione del consiglio, l’accordo di programma, il molo sottoflutto, quindi tutte le opere del decreto emergenza. Ma non solo. C’è il caso relativo alla Sogert e tutti i problemi che derivano da questa gestione privatizzata dei tributi; danni ai cittadini che vengono perpetrati ogni giorno, perché ogni giorno arrivano delle cartelle con degli errori madornali e i cittadini non sanno come difendersi. E poi le questioni degli impianti sportivi, della dotazione organica, delle scuole. Tutti temi che dovevano avere priorità assoluta, per i quali il presidente avrebbe dovuto convocare un consiglio ad hoc. Si è cercato di anteporre quelli in scadenza, ma nel momento in cui è arrivata la proposta di Aragona – rilancia Gioè – secondo me meritava di essere approvata in pieno, senza se e senza ma. Era una mano tesa, di tutta la minoranza compatta che chiedeva alla maggioranza di unirsi. Io avrei gradito, da parte della sindaca, che relazionasse in merito al viaggio a Roma. Se non ci fosse stata la richiesta della minoranza all’ordine del giorno, la cosa sarebbe passata in secondo piano. Noi, come avremmo avuto le informazioni? Io non sapevo nulla, né su quello che hanno fatto a Roma né sulle risposte che hanno avuto. Stiamo parlando di tantissimi soldi e del rischio che tornino indietro, soldi per opere fondamentali per combattere l’inquinamento. Una città che sta aspettando da troppo tempo l’intervento di un’amministrazione attenta al diritto alla salute dei cittadini, ma questo non avviene. Sono sinceramente rimasta delusa, perché tutte quelle sospensioni? Non c’era scritto nulla di male in quella proposta, molto tranquilla, di apertura, dove la minoranza diceva “vi copriamo le spalle, andiamo tutti insieme”. Perché prendersi queste pause, queste continue sospensioni? Cosa c’era che non andava in quel documento? Io l’ho appoggiato perché andava bene. Da lì tutta una serie di incomprensioni, che hanno confuso anche la cittadinanza. Il punto poteva essere chiuso subito con un’approvazione, anzi, la maggioranza avrebbe dovuto ringraziarci per l’appoggio. È stato tutto un qualcosa di superfluo, si poteva chiudere lì e non fare notte fonda. Oggi sono qua, con il resto della minoranza, perché supporto quest’azione, perché – conclude Gioè – è una causa importantissima e fondamentale per la città».
La maggioranza e quelle motivazioni assenti. «Era da tante consiliature – ribadisce Lina Vilardi, del gruppo Pd “Villa Riparte” – che la minoranza non si mostrava così compatta e coesa, al contrario di quanto vorrebbe far credere la maggioranza. L’argomento era di una tale importanza che non ci abbiamo messo nemmeno un secondo per unirci, al fine di stimolare la maggioranza. Toni accesi da parte di qualche consigliere? Anche da parte loro i toni sono stati quanto mai accesi, inappropriati ed offensivi, come non viene ricalcato. Biasimevole – rincara la dose Vilardi – è il comportamento anche del presidente del consiglio, che molto spesso ha dimostrato faziosità nel trattare argomenti, vedi pure il fatto che quasi quasi non avrebbe nemmeno voluto che si mettesse ai voti la delibera proposta dalla minoranza. E quando mai si è detto! Mi domando – l’interrogativo posto dalla Vilardi – quale vera motivazione ha indotto la maggioranza a sottovalutare di comunicare intanto i risultati di quell’incontro romano, e poi perché non ha sentito l’esigenza di prevedere all’ordine del giorno i punti in questione. La minoranza ha voluto spalancare la porta della disponibilità, nell’interesse di una città che soffre in religioso silenzio. Questa rassegnazione della città è un indice che ci deve fare riflettere. Quale motivazione vogliono dare alla gente? Nei comunicati che si susseguono non comunicano alla città né la loro volontà politica né quella amministrativa né la loro coesione – ha aggiunto la consigliera dem facendo riferimento alla dichiarazione di voto di Pietro Caminiti -. Non c’è dubbio che per noi il decreto emergenza non è una questione di numeri, di metri quadri, di vigili del fuoco, qui si tratta di prendere posizioni, le posizioni che aspetta la città. Non si può più derogare, non è ammissibile. Anche perché, visto il lavoro che faccio, posso garantire – l’allarme lanciato da Lina Vilardi – che la statistica degli ammalati oncologici, in questo paese, ahimè, si sta facendo molto ma molto pericolosa. Noi stiamo comunicando ai nostri elettori la vera motivazione di questa iniziativa, di questa apertura. La maggioranza non ha ancora comunicato la vera motivazione della non approvazione o della non condivisione di questa proposta irripetibile».
L’incertezza e i vuoti non colmati. «Ribadisco che le diverse estrazioni politiche da cui proveniamo – ha detto Cristian Aragona di “Impegno in Comune” – non sono di ostacolo a nessuno di noi per unirci per perseguire le esigenze prioritarie della città. Esigenze che la politica trascura da trent’anni. Oggi ci ritroviamo a discutere di problematiche lasciate nell’abbandono, e che hanno determinato guai come malattie oncologiche e un livello di inquinamento ambientale che supera ogni soglia di accettabilità e tollerabilità. Non vi è dubbio che questo ha spinto la minoranza a produrre quel documento, la cui valenza era prettamente politica. Uno sforzo ad unirsi per il bene della città. La polemica di questi giorni – prosegue Aragona – è che si cerca di soffermare l’attenzione su quelli che possono essere stati i toni, nessuno però ha ribadito i temi che sono stati portati in discussione dalla minoranza. Il sottoscritto ha relazionato su tre argomenti in particolare: molo sottoflutto, piano spiaggia e fronte mare, Sogert e tributi. Tre temi che sono stati liquidati dal consiglio – accusa l’esponente di “Impegno in Comune” – con una superficialità gravissima, che manifesta e conferma da un lato le problematiche amministrative. In merito al molo sottoflutto, poi, la sindaca ha augurato a se stessa e all’amministrazione che, salvo scongiuri, l’opera possa essere ultimata. Ma l’assessore non è riuscito in nessun modo a contestare le perplessità sollevate sulla legittimità degli atti (transazione)! La contestazione – spiega ancora Aragona – nasce dal fatto che la propaganda illusoria nei confronti della città non può essere quella di dire “consegniamo il molto sottoflutto a dicembre”, ma “cerchiamo di fare qualche cosa per non perdere i soldi come li abbiamo persi le altre volte”. Ci hanno dato piena conferma di inefficienza amministrativa. L’opera del molo sottoflutto viene intrapresa con tutti i se e tutti i ma, pur di intraprenderla. Sul problema del piano spiaggia e fronte mare – ammonisce Aragona – sono nuovamente alle prese con un piano di confronto con la città, ma ancora non hanno idea di come devono orientare e progettare il fronte mare e quindi come devono studiare lo strumento urbanistico del Piano spiaggia. Un’attività politico-amministrativa che non porterà a nulla! Concludo con la Sogert, altro punto delicatissimo. L’assessore di riferimento non è riuscito a contestare un solo dato, limitandosi a dire che se saranno accertate illegittimità da un giudice terzo, queste troveranno una risposta nella giurisprudenza, ma che tolto questo non c’è altro! Quindi il Comune nulla fa per togliere i cittadini da questa situazione. Mi preme dire che tutto questo lascia dei vuoti enormi su quelli che erano i quesiti posti dalla minoranza nel solo interesse della città e del bene pubblico. La maggioranza – conclude Aragona – si è concentrata su tematiche che servono, come è stato fatto fino a oggi, purtroppo, solo a dare fumo negli occhi e distogliere l’attenzione da quelle che erano le problematiche poste dalla minoranza».
L’invito al presidente e il pericolo del dissesto. L’analisi di Antonio Salvatore Ciccone (“Villa Riparte”) è altrettanto netta e non sembra concedere margini di miglioramento alla coalizione di governo. Sin dalle prime battute Ciccone mostra tutta la sua amarezza: «Siamo usciti mortificati da quel consiglio comunale, non per senso di debolezza ma per l’assenza totale di visione politica e strategica e di cultura politica di base, nell’interpretare il ruolo dei consiglieri, cioè il mandato del popolo. Abbiamo avuto modo di riguardare che in fondo hanno vinto col 33%! Non hanno colto il significato di questo nostro appunto, non lo hanno colto perché non c’è assolutamente nessun criterio politico alla base di questo assetto amministrativo, ci sono dei giovani mandati a morire da vecchi, senza aver loro spiegato prima le tecniche della battaglia politica. E questo dispiace – afferma Ciccone -, dispiace perché poi anche in consiglio qualche giovane, o meno giovane, perde la bussola e utilizza in modo irrispettoso, verso consiglieri anziani e di grande esperienza e di media esperienza, termini che non sono usualmente sentiti, dei quali avrebbero dovuto prendersi la responsabilità. Ma su questo sorvoliamo. Il punto – spiega Ciccone – è che la minoranza si è dovuta fare carico, responsabilmente, di assumersi responsabilità che potrebbero anche non toccarla». L’ex candidato a sindaco di “Villa Riparte” continua: «Dal 28 luglio scorso siamo ancora in attesa che ci mettano a disposizione la documentazione richiesta, e da un mese siamo in attesa della convocazione di una riunione della commissione territorio. Tuttavia non abbiamo protestato, ci siamo riuniti come minoranza – così Ciccone ripercorre il lavoro degli ultimi tempi – e abbiamo condiviso una serie di punti che rappresentato i punti più importanti da affrontare per la città, proprio per il concetto di visione e piano strategico che questa maggioranza non ha e non avrà, perché non capisce nemmeno il senso di queste parole. Ci attendono – prevede Ciccone – tempi duri. Ringrazio la minoranza che ha sentito, con grande sensibilità politica, tutto il peso di questa inefficienza e ha surrogato, in consiglio comunale, un’amministrazione – va giù duro Ciccone – inefficiente, incapace e che ha dato il meglio di sé. Trasuda tutto il mio sdegno verso la conduzione e la gestione di un consiglio comunale che, al di là dei punti, delle appartenenze, dei lavori e anche delle incertezze che ci possono essere state – accusa il rappresentante del Partito democratico -, è stato condotto in modo inefficiente, non all’altezza della situazione, dal presidente del consiglio, che inviterei, anziché a fare polemica, ad autosospendersi in autotutela perché ha dimostrato – ribadisce Cicocne – di non essere all’altezza. Un presidente del consiglio superpartes, votato da tutti, che ha avuto la nostra fiducia, interrompe, anche a scapito della minoranza, il consiglio. O ha la forza e la capacità di gestire il consiglio o lo rimanda o chiede venia perché non è la serata giusta. Invece – prosegue l’ammonimento di Ciccone per il comportamento di una giovane maggioranza che, a un certo punto, ha dovuto fare ricorso ai suggerimenti di qualche big esterno – ci ha fatto consumare per 8 ore dentro un’aula consiliare, con tutte le tensioni. Sono stati costretti pure a intervenire di presenza oltre che via telefono- sottolinea Ciccone riferendosi ai suggeritori -. Questa non è stata una bella immagine per la città, sono profondamente addolorato. Nonostante i miei dieci anni di attività consiliare, e i miei 20 anni di attività politica in questa città, sono profondamente umiliato, umiliato sul piano politico. Di fronte a una proposta della minoranza, di surroga dell’attività della maggioranza inadatta, non hanno saputo cogliere l’occasione e trovare una sintesi, al di là dei contenuti, delle virgole, delle parole – aggiunge Ciccone – per arrivare a un documento condiviso per una battaglia che è della città. Una battaglia che ci vedesse uniti, ognuno con le proprie storie, le proprie appartenenze, per andare a Roma e chiedere i giusti diritti per la città. Se ne devono assumere tutte le responsabilità. E, per come io vedo, non ci sono i tempi in 90 giorni per finire le opere, nemmeno il molo sottoflutto, su cui comunque attendiamo di sapere il perché del 30% dell’acconto all’apertura dei cantieri, e se il collaudo è stato approvato dal genio civile o meno. Ma non abbiamo avuto le carte! Nessun dirigente o tecnico né politico ci ha mostrato le carte! Perché? Non si può continuare così. Significa togliere tempo e voglia a chi si impegna davvero. Il pericolo è il dissesto, e non solo quello economico. Io lancio l’idea che la minoranza si faccia carico di sostituirsi veramente, in questo percorso, a un’amministrazione che non si presenta in grado di gestire le grandi problematiche e le scadenze. E poi mi domando, sull’incontro romano, dov’è il verbale che testimonia dove si sono incontrati e con chi? E quali sono gli esiti? Abbiamo ascoltato solo delle dichiarazioni a mezzo stampa. E l’incontro con Rfi per la variante? Troppe domande, nessuna risposta. Ancora una volta ci dobbiamo rimboccare le maniche per dare alla città un sostegno. A poco più di tre mesi dalle elezioni di giugno 2017 – rincara la dose Ciccone prima di concludere il suo lungo sfogo – l’esecutivo utilizza il potere decisionale mortificando responsabilità e controllo, relegando la democrazia a procedura amministrativa. Una maggioranza non collegata con i bisogni e le esigenze del territorio. Per non parlare del rapporto con la Città Metropolitana. Se la maggioranza non ha l’autorevolezza di confrontarsi con le istituzioni superiori, allora che ci chiedesse aiuto perché noi glielo abbiamo offerto, non per loro ma per la città che ha bisogno di stabilità».
Pronti alla mobilitazione. In chiusura è nuovamente Mimmo Aragona a prendere la parola, anche per difendersi dalla pioggia di rimproveri cadutagli addosso. «Il nostro – ribadisce – era un contributo voluto e dovuto alla città a supporto della totale incapacità e inefficienza di questa amministrazione. Concordo e faccio mie le motivazioni di ciascuno dei miei colleghi di minoranza, in particolar modo faccio mia la parte che riguarda Giustra che non è in grado di gestire il consiglio. Si dimetta e subentri un altro che sia in grado di gestirlo con forza e capacità. Il sottoscritto – continua Aragona – ha avuto soltanto il torto di leggere in Consiglio una relazione illustrativa, regolarmente protocollata agli atti del Comune, non portata a conoscenza di nessun consigliere comunale, tenuta nei cassetti della segreteria o del sindaco. Dopo aver fatto ciò, mi sono permesso di presentare una delibera seria, politica, a supporto dell’amministrazione, per dire che il polmone è l’opera strategica della città e che in vista dell’ultimo treno del 31 dicembre bisogna unire le forze per una proroga del finanziamento e un progetto totale e complessivo del polmone di 26 mila quadri, all’epoca previsto». Aragona è un fiume in piena e torna a stigmatizzare la “promessa” che sarebbe stata fatta ai vigili del fuoco, per i quali il consigliere di “Impegno in Comune” pensa all’area dismessa della corsia nord dell’A2, a Piale, o altra sede da cercare. Rilancia, quindi, sulla necessità di un’azione forte per non perdere i fondi dell’opera più importante per Villa San Giovanni. «Faremo tutto il possibile, unendo le forze, organizzando manifestazioni di piazza. Alla maggioranza abbiamo voluto dare una mano, ma non l’hanno voluta capire o hanno fatto finta di non volerlo capire in quanto hanno capito molto bene che la delibera non consentiva – accusa Aragona – le furbizie sottobanco che avevano preordinato». Come Ciccone, non nasconde il proprio fastidio per quanto accaduto nel corso dell’ultimo consiglio: «A ogni sospensione (ben quattro) compariva qualcuno. Micari, Messina, Morabito, ognuno diceva la sua. Poi la chiamata a Cassone. Questa – la constatazione di Aragona – è la storia dell’autonomia e della capacità amministrativa del consiglio comunale di Villa San Giovanni, dove sono cambiati i pupi ma non i pupari, che vengono di volta in volta chiamati per supportare una maggioranza totalmente inefficiente. Questa è la storia, perché la verità non si sa quale sia». Essendo finito nel mirino della maggioranza all’indomani del consiglio della discordia, Aragona tiene a sottolineare: «Dopo aver fatto una relazione seria, da persona seria quale sono, con un’esperienza politica di lunghissima data, sento dire da un assessore tecnico che la mia relazione non ha nulla di politico e che è fatta soltanto per prendere in giro i cittadini. Dovevo reagire o non dovevo reagire?». «Non c’è dubbio che la mia reazione deve essere violenta verso chi è zero politicamente», prosegue Aragona senza mezzi termini verso D’Agostino, anche per il suo ingresso «premio» nella giunta Richichi. Di fronte a quel «pagliacci», poi, Aragona non ci ha visto più : «La mia reazione, sia pure virulenta e oltre le righe – si giustifica il consigliere di “Impegno in Comune” – nasce da comportamenti non corretti, per primo del presidente, poi dell’assessore D’Agostino e infine degli altri, per offendere ciascuno di noi, me in particolare. Quindi si prendano la responsabilità totale, categorica, precisa della loro incapacità politica. Per quanto riguarda il polmone di stoccaggio, se loro non si mettono in testa di potersi confrontarsi con la minoranza – avvisa infine Aragona – noi annunceremo al Prefetto che faremo una manifestazione popolare per essere da lui ricevuti, al fine di cercare di supportare questa città dal degrado totale che la colpisce in tutti i settori, anche se ora il punto più grosso è quello dei finanziamenti del decreto emergenza».
Francesca Meduri
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