Il triste e odioso fenomeno delle cosiddette “migrazioni sanitarie”, ed in particolare della necessità dei pazienti dializzati della nostra città di spostarsi al fine di ottemperare alle necessarie terapie settimanali, è tornato alla ribalta dopo alcune importanti denunce, diffuse sulla stampa, dell’inaccettabile condizione alla quale devono sottoporsi questi pazienti.
Negli ultimi tempi abbiamo letto una lunga serie di accorati appelli alla risoluzione di una grave problematica sanitaria che coinvolge molti dei pazienti reggini, bisognosi di trattamenti dialitici costretti a disagevoli ricerche per avere garantita la risposta alla vitale domanda di assistenza sanitaria, costituzionalmente, loro dovuta.
Il leggere delle continue denunce su di un sistema critico, senza che alle stesse si faccia seguito a concrete iniziative, ci induce a riportare l’intera problematica in un contesto più aderente alla realtà.
Il dovuto rispetto ai tempi scanditi da una farraginosa procedura amministrativa, avviata da ben 9 mesi dalla scrivente società, leader nazionale nel settore dell’erogazione di prestazioni dialitiche, nei confronti degli organi regionali a ciò delegati, ha imposto di attendere fiduciosi la definizione del complesso iter istruttorio avviato.
Lungi da noi qualsiasi vena polemica, certamente dispiace dover intervenire per difendere legittimi interessi ma, si ritiene di doverlo fare non per mero proselitismo di parte ma solo per stimolare le più idonee considerazioni alle assurde giustificative ricevute come risposta ad una concreta proposta tendente alla fattiva risoluzione del diffuso, esistente, disagio.
Siamo, infatti, convinti che per affrontare, e risolvere, le diffuse criticità esistenti nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria in materia di trattamenti dialitici non siano utili impropri proclami e che sia umanamente scorretto promettere, offensivo offrire vaghe disponibilità, strumentale coinvolgere organi istituzionali, bensì, a nostro sommesso giudizio, occorre operare con competenza, e la discrezione, che la delicata problematica suggerisce, per affrontare e, possibilmente, operare sinergicamente per dare le più giuste risposte ai bisogni assistenziali che provengono dal territorio reggino.
Davanti a tale scenario si vuole, quindi, informare dell’iniziativa formalmente avviata nei confronti della Regione Calabria, e per essa al Dipartimento Tutela alla Salute, inerente la realizzazione nel città di Reggio Calabria, di un centro dialitico extraospedaliero, normativamente previsto, per 18 posti letto tecnici di emodialisi.
Nel mese di gennaio 2017, infatti, nel pieno rispetto delle norme, delle procedura, e degli strumenti di programmazione sanitaria vigenti per la Regione, si è avviata la richiesta procedura prevista per la preliminare verifica di compatibilità sanitaria delegata, ai sensi delle cogenti normative, alla Regione Calabria.
La progettualità proposta prevede, in un contesto ben umanizzato, la fattiva possibilità di offrire, in ambiente protetto, ed in tempi brevi, risposte assistenziali per tutti i pazienti emodialitici della città di Reggio Calabria, oggi, costretti a subire gli inevitabili disagi insiti in una complessa e difficile migrazione sanitaria.
Sono noti, infatti i numeri di tale migrazione che gravano sull’intero sistema sanitario pubblico sia in termini di prestazioni da erogarsi che di relativa incidenza economica in un contesto che vede l’ASP di Regione Calabria subire i gangli della procedure imposte dal Piano di Rientro.
Eppure, in siffatte condizioni, alla istanza correttamente prodotta, si è ricevuto un riscontro parzialmente negativo avendo la Regione Calabria ancorato l’autorizzazione alla realizzazione del nuovo centro ad una preliminare richiesta di “esplicitazione del fabbisogno” che per l’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria non risulta essere stata mai formalizzata!
Alcuna intenzione di individuare responsabilità ma solo l’invito a voler, con maggiore pragmatismo, affrontare incisivamente la problematica e consentire, si ribadisce, nel pieno e assoluto rispetto degli strumenti di programmazione sanitaria, e delle norme che ne governano l’attuazione, di porre a soluzioni la grave situazione esistente.
I rappresentanti della Società SS Medici Srl
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