VILLA SAN GIOVANNI – Si rinnova anche quest’anno, sempre a cura della parrocchia di Cannitello, l’appuntamento con la benedizione degli animali domestici, la cui nona edizione è in programma domenica 21 gennaio 2018 davanti al sagrato della Chiesa Maria SS di Porto Salvo.
L’iniziativa celebra la ricorrenza del 17 gennaio, in onore di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali.
Alle ore 12, dopo la Santa Messa, padre Antonio Carfì darà la propria benedizione a cani, gatti, uccellini, pesci, tartarughe, conigli, criceti, asinelli, cavalli, galline e «chi più ne ha – si legge nella locandina dell’evento – più ne metta».
Unica raccomandazione per i proprietari delle bestiole è che queste siano custodite e accompagnate in modo idoneo.
L’evento, cui collaborano tanti giovani della comunità cannitellese e non solo, ha come filo conduttore una celebre frase di Giovanni Paolo II: “C’è nell’uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi”.
«C’è un scambio fortissimo di amore e d’affetto tra l’uomo e gli animali. I possessori di cani, di gatti e di qualsiasi bestiola vivono questo immenso rispetto nei loro confronti. I bambini che vivono nelle case con amici a quattro zampe crescono con un rispetto e una delicatezza d’animo particolari, sia nei confronti degli animali stessi che delle persone», ha spiegato padre Carfì a Consolata Maeasano, che lo ha intervistato per Villaedintorni durante l’edizione del 2016.
Ma com’è nata l’iniziativa? E cosa rappresentavano gli animali per Sant’Antonio? Padre Carfì ha risposto anche a queste domande: «Ormai una tradizione, che cade ogni domenica più vicina al 17 gennaio. La richiesta è partita da alcune parrocchiane. Pensavo di trovarmi davanti qualche cagnolino, invece mi sono trovato davanti una vera e propria foresta di animali. Il rapporto tra sant’Antonio e gli animali nasce già nel deserto, quando lui era abate” – ha raccontato il Padre a Consolata Maesano – Va segnalato un particolare interessantissimo della sua vita spirituale: i primi tempi era tentato da bestie feroci. Dopo alcuni mesi capì che quelle fiere in realtà non erano altro che delle forme di tentazione. Dopo aver acquisito tale consapevolezza, esse scomparvero completamente dalla sua vita. Dunque, un episodio di dominio spirituale sulle bestie, che in questo caso sono simbolo del male. È inoltre interessante notare come Sant’Antonio venga ritratto accompagnato anche da un maialino: secondo una tradizione antica, nelle maggiori città del nord Europa (soprattutto quelle sedi d’ospedali) c’erano dei maialini che venivano tenuti liberi. La loro carne era nutrimento per le persone ammalate. Da allora si sviluppò il culto, il rapporto di Sant’Antonio con le bestie».
Le creature rivestono un ruolo fondamentale nella religione antecedente alla figura di Sant’Antonio, riscontrabile sin dalla Genesi: «Gli animali fanno parte dell’ordine della creazione, quindi sono creature di Dio. Certamente l’uomo è al vertice del creato e sarà l’uomo- secondo il racconto biblico della creazione a dare il nome a ogni animale. Ciò è segno del dominio, segno del fatto che l’uomo è chiamato ad essere amministratore del creato, ma è chiamato soprattutto ad esserne custode, ad averne cura».
Redazione
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