SCILLA – Sono giorni di attesa per le sorti del consiglio comunale in carica. Dovrebbe essere imminente, infatti, la decisione sulla relazione scaturita dall’ispezione eseguita a palazzo San Rocco a partire dal 30 giugno scorso, data d’insediamento della commissione antimafia. C’è attesa, dunque, per quella che sarà la decisione del Consiglio dei Ministri, in base alla proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti. Proposta che, chiaramente, dovrà tenere conto dei contenuti della relazione presentata alla prefettura di Reggio Calabria dagli “007” che hanno portato avanti l’indagine. Sei mesi di attività d’indagine – i primi tre furono prorogati di ulteriori tre – per verificare l’eventuale sussistenza di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’ente municipale e, quindi, nell’attività amministrativa. L’attività ispettiva, si ricorda, è stata compiuta da Emilio Buda, dirigente del Servizio Contabilità e Gestione Finanziaria della Prefettura di Reggio Calabria, e dai capitani Giuliano Carulli e Ugo Fusco, comandanti, rispettivamente, delle Compagnie dei carabinieri e della Guardia di finanza di Villa San Giovanni. Non è dato sapere, ovviamente, quale sia stato l’esito dei controlli effettuati, se questi abbiano fatto emergere collegamenti con ambienti malavitosi. Di certo, però, l’onta di un possibile scioglimento per mafia non ha frenato più di tanto l’operato dell’amministrazione guidata dal sindaco Pasqualino Ciccone. La giunta ha proseguito per la sua strada, almeno per quel che ha potuto. Il primo cittadino ha continuato a dirsi tranquillo, confidando in una felice conclusione della vicenda ma senza esporsi più di tanto. E la minoranza? Non pervenuta. In questi ultimi mesi, infatti, i consiglieri di opposizione hanno praticamente abbandonato gli scranni conquistati col voto del 2015, venendo così meno al mandato loro affidato dagli elettori. Abbastanza apatici sono stati anche i cittadini, a parte quale discussione social. Rassegnazione? Paura? Delusione? Il rischio di un nuovo commissariamento, che in caso di scioglimento per mafia avrebbe una durata minima di 18 mesi, sembra aver spiazzato tutti. Al di là delle simpatie politiche di ognuno, dal 2015 qualche risultato si è visto e sarebbe difficile ricominciare daccapo. Come già sottolineato su Villaedintorni all’indomani dell’arrivo della commissione d’accesso, lo slogan “Scilla che cambia” tanto amato da Ciccone non calza ancora perfettamente a pennello con una realtà come quella scillese, perché cambiare non vuol dire solo aprire cantieri e tagliare nastri ma anche e soprattutto migliorare la condizione della comunità dal punto di vista occupazionale, sociale, culturale. Tuttavia, non sono mancate le azioni a tutela della legalità, delle regole di convivenza civile, del senso civico, dell’ordine. Piccoli grandi segnali che, si spera, siano stati solo alcuni degli elementi di un operato amministrativo irreprensibile, senza ombre e condizionamenti. Adesso, comunque, è più che mai il tempo delle domande. Il consiglio comunale si salverà? L’amministrazione Ciccone potrà governare fino al termine del proprio mandato (2020)? Il Comune di Scilla potrebbe aver subito condizionamenti della ‘ndrangheta e, quindi, essere sciolto per mafia? A breve le risposte. L’attesa sta per finire.
Fra.Me.
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