di FRANCESCA MEDURI
VILLA SAN GIOVANNI – Patrizia Liberto non demorde di fronte all’ennesimo atto intimidatorio subito, il quarto di una lunga serie iniziata sul finire dell’estate 2016 quando ricopre la carica di presidente del Consiglio comunale nella sindacatura di Antonio Messina.
Sconforto e paura restano, ma la volontà di reagire è più grande e trae forza proprio da questa assurda ondata di violenza. Quattro episodi, a cadenza più o meno semestrale, sui quali continuano a indagare le forze dell’ordine, nello specifico il locale Commissariato di Polizia, sede di tutte e quattro le denunce della vittima in seguito ad altrettanti primi interventi dei Carabinieri. Tutto comincia con l’incendio del pulmino dell’associazione Villalandia Park: ignoti colpiscono proprio la creatura della Liberto, quel parco-asilo punto di ritrovo didattico e ludico per tantissimi bambini villesi e non solo. Successivamente, mentre è ancora nell’occhio del ciclone per le sue dimissioni dalla massima assise cittadina e la conclusione anticipata della consiliatura Messina-Cassone, Patrizia Liberto si ritrova due auto bruciate sotto casa: la sua e quella del marito (piccolo imprenditore nel settore dell’edilizia privata, e attuale presidente della Villese Calcio, ndr), parcheggiate una accanto all’altra. Ma non è finita. Passa solo qualche mese ed ecco che Patrizia Liberto, reduce dalla candidatura alle amministrative 2017 nella lista “Villa Riparte” (Pd-Ap), assiste inerme al rogo della barca di famiglia, tre giorni dopo l’inquietante scoperta fatta dai suoi bambini all’interno della stessa imbarcazione: centinaia di teste di pesce piene di sangue. Il resto è storia recente: il 4 aprile scorso un’altra macchina in fiamme e un altro danno, morale e materiale, ad aggiungersi alla vergognosa lista; un altro shock, mentre la Liberto, chiusa ormai da qualche mese l’attività di Villalandia Park, continua il suo impegno civico-politico sul territorio, pur senza un ruolo istituzionale.
Un accanimento forse senza precedenti quello riservato a Patrizia Liberto, la quale è fermamente convinta di essere l’unica “causa” di tanta violenza. Nessuna accusa specifica davanti alle forze dell’ordine, solo il racconto della sua vita da due anni a questa parte.
Due anni da incubo, con momenti di totale sconforto: «In prima battuta – racconta Liberto a Villaedintorni – l’ho presa male. La prima fase di questi eventi è stata difficile, e dopo qualche mese ho chiuso VillalandiaPark. È iniziato tutto due anni fa mentre ero presidente del Consiglio comunale, poi ho subito una campagna denigratoria per le mie scelte. C’è stato un momento – confessa – in cui abbiamo anche pensato di mollare tutto e di andarcene da Villa: mio marito è un libero professionista, un imprenditore e l’attività potrebbe spostarla ovunque, io ho lasciato la mia attività, che avevo trascurato per essere presidente del Consiglio h24, incarico che ho rivestito veramente con tutto il cuore, in linea con le mie idee e i miei ideali. Che ho seguito pure nel momento delle dimissioni: ho pensato che fosse la cosa giusta, senza preoccuparmi del ruolo e della visibilità che avrei potuto trarne. Mi gratifica il bene comune piuttosto che la poltrona».
Ripercorrere gli ultimi due anni non fa cessare gli interrogativi. Anzi. «Quando ti succedono certe cose – continua Liberto – cerchi di capire perché, anche se non esiste nessuna giustificazione, perché nessuno merita tutto ciò. Ripercorri il tuo agire, e cerchi di scoprire che cosa possa causare tanta violenza. Tuttora siamo qui a rimuginare per giornate intere, ci chiediamo di continuo “perché?”, “chi può essere stato?». Domande senza risposte ma che, comunque, non cancellano un’altra sicurezza: «Sono convinta che dietro tutti gli episodi – dichiara Patrizia Liberto rispondendo a Villaedintorni – ci sia la stessa mente, la stessa mano. A dicembre abbiamo ricevuto anche delle minacce su Facebook, anche queste puntualmente denunciate alle forze dell’ordine».
La voglia di mollare è stata tanta, ma adesso è solo un ricordo. Patrizia Liberto vuole andare avanti e, a gran voce, auspica che sia fatta luce sulle intimidazioni che hanno minato la sua tranquillità e quella dei suoi cari. «L’altra mattina – fa sapere – siamo andati a Reggio e abbiamo chiesto di essere ricevuti dal Procuratore capo. Non mi fermo! Secondo me l’obiettivo è stancarmi, rendermi economicamente disastrata, mettere in ginocchio me e la mia famiglia. Parlando con le forze dell’ordine – ribadisce – mi sono limitata a raccontare la mia vita. Chi aveva in mente l’obiettivo di farmi andare via lo aveva quasi raggiunto, ma oggi io rilancio annunciando una battaglia sociale, non per me ma perché a questo punto devo mettere all’angolo loro!». E ribadisce nuovamente la sua tesi: «Io credo che questi fatti siano legati solo a me e alla mia vita politica degli ultimi due anni, perché socialmente e lavorativamente io e mio marito siamo le stesse persone da una vita. Tutto è iniziato in corrispondenza con la mia attività politica. Oggi, oltre all’attività sociale e politica, non sto facendo altro. È chiaro che non accuso nessuno, non mi sento nelle condizioni di poterlo fare. Posso solo raccontare che cosa ho fatto di diverso da due anni a questa parte. E posso annunciare da subito che farò una battaglia sociale, in questa Villa San Giovanni soffocata dal malaffare e da tutto ciò che è negativo. Una battaglia affinché certe cose non succedano più, né a me né ad altri. Bisogna combattere questo silenzio. Andrò avanti fino a quando non trovano i colpevoli. Non ho intenzione di arretrare nemmeno rispetto ai miei impegni col partito, al mio impegno per la città. Cercheremo di organizzare degli incontri per ripercorrere tutta la storia degli incendi a Villa San Giovanni. Passato il momento della solidarietà – conclude Liberto – ti senti solo, ed è così che ti ritrovi a dover affrontare le difficoltà».
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