Una storia nuova di amore e fratellanza: piccolo rifugiato battezzato dal sindaco di San Roberto

16 Aprile 2018
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Una festa di comunità. Unica. Storica. Che arriva dritta al cuore. Una storia nuova quella scritta a San Roberto, comunità preaspromontana in provincia di Reggio Calabria, che profuma di amore e fratellanza, e che è un modello esemplare di convivenza ed integrazione.

Ieri nella chiesa di San Giorgio Martire, infatti, il piccolo Cristiano, rifugiato inserito nel programma di accoglienza SPRAR che l’Amministrazione Comunale porta avanti insieme all’associazione Coopisa ormai da un anno, ha ricevuto il sacramento del battesimo.

Davanti a Padre Benoit Mundjo, padrini d’eccezione il Sindaco Roberto Vizzari e la moglie Romina Cavaggion, a rappresentare l’Amministrazione Comunale e l’intera comunità sanrobertese che, con tanto affetto, si è stretta attorno a questa nuova famiglia che ha scelto di abbracciare la religione cattolica. Una comunità attenta e generosa, che mostra come, e quanto, la diversità possa essere un valore fondante in mondo multietnico e multiculturale. Che sa “accogliere, proteggere, promuovere, integrare”, secondo i 4 verbi scelti da Papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. E che accarezza, letteralmente, il prossimo.

Chi ha assistito alla liturgia, in una chiesa stracolma, non ha potuto non emozionarsi, a dimostrazione che quando la diffidenza lascia il posto all’accoglienza si riescono a realizzare grandi cose. Chi pensa agli immigrati solo come a un problema non vuol capire che in realtà basta poco per compiere passi significativi per il bene di tutti e per un’autentica integrazione. Una integrazione che nasce grazie ad un nuovo modo di accogliere, che non si fonda sui numeri, sui costi, sulle spese. Un modello che aborra le soluzioni di massa e scriteriate. Una accoglienza che si basa sulle persone, sulle loro esigenze, sui loro stati d’animo, sui sentimenti.

Uno stimolo a vivere in pienezza l’amore fraterno senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo, perché la vita, come dimostra il caso del piccolo Cristiano, è un dono tanto prezioso quanto sofferto. Un dono portato avanti da una donna forte, mamma Benedicta, che ha vissuto un destino di sofferenza, costretta a fuggire dal proprio Paese tra innumerevoli difficoltà, che ha affrontato i terribili stenti del viaggio, lì dove la situazione è talmente pericolosa che il confine tra la vita e la morte è estremamente labile.

Un gesto di grande umanità e di grande intelligenza, quello fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale di San Roberto, che attraverso il battesimo del piccolo rifugiato vuole diffondere un messaggio universale di pace e speranza, affinché tutti i bambini del mondo possano rinascere in una nuova luce che cancelli la sofferenza, le disuguaglianze e la povertà. Soprattutto in un periodo storico, come quello attuale, che vede tristemente protagonisti i più piccoli di conflitti come quello in Siria, vittime innocenti di un vero e proprio massacro che dura ormai da sette anni e che rischia di diventare più lancinante.  Un messaggio simbolico che vuole suggerire soluzioni quali l’urgenza di un cessate il fuoco, la necessità dell’apertura di un corridoio umanitario che possa facilitare l’ingresso di aiuti urgenti alla popolazione civile assediata, l’evacuazione di bambini, donne, feriti e malati, che garantisca la sicurezza e la protezione dei minori, così come il loro diritto alla vita e al gioco.

“Quel percorso avviato lo scorso anno – ha detto il Sindaco Vizzari – assume in questa occasione festosa significati ancora più importanti. Lo avevamo detto anche allora: il nostro è un Comune che fa da sempre della solidarietà e dell’ospitalità una bandiera, e lo ha profondamente dimostrato. Crediamo profondamente nell’accoglienza e nell’importanza di dare un futuro a chi è stato meno fortunato e ha bisogno di speranza. Tutti noi abbiamo bisogno di speranza. E tutti noi, a partire da questo momento, dobbiamo idealmente essere i padrini, compito che con grande onore ho assunto insieme a mia moglie, di questo bambino che in questa terra può trovare quella felicità e quella serenità che la sua famiglia agognava lasciando il proprio paese d’origine. Queste sono le cose che danno un vero significato alla vita, giornate che non dimenticheremo mai”.

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