VILLA SAN GIOVANNI – Approfondita e incalzante la serie di appunti che il consigliere del Pd Antonio Salvatore Ciccone ha sollevato nell’ultima seduta del consiglio comunale in merito al bando sugli impianti sportivi: «Tanti gli interrogativi che sorgono dal bando, soprattutto perché la città non sa se e quando i nostri impianti potranno essere utilizzati e a che condizioni. Il bando recita: Il partecipante al bando dovrà altresì essere a conoscenza che l’impianto potrà essere regolarmente utilizzato solo dopo averlo dotato di tutte le autorizzazioni necessarie al gioco ed utilizzo in sicurezza, in primis agibilità, antincendio, omologazione etc… oltre tutto quanto richiesto dalle normative di settore connesse allo specifico uso, per ogni impianto, che l’ufficio tecnico indicherà. ….. Il partecipante al bando dovrà pertanto dichiarare di aver quantificato, di concerto con l’ufficio tecnico, la somma indicata nella proposta tecnica e di farsene carico al 100% senza nulla a pretendere dall’Ente”.».
Quindi le domande: «Ci sono progetti definitivi/esecutivi redatti dall’ufficio tecnico ai quali i partecipanti dovranno dare esecuzione prima dell’utilizzo degli impianti atteso che autorizzazioni e agibilità sono subordinati al rilascio da parte dello stesso Ufficio Tecnico? Questa “concertazione” con l’ufficio è stata fatta ed è agli atti di gara per ciascun partecipante e ciascun impianto? Perché corriamo il rischio, se così non fosse, di avere società che si aggiudicano il bando e con cui poi nasceranno contenziosi per il mancato rilascio di agibilità e via seguendo, con ciò non solo esponendo l’ente ma soprattutto rinviando a chissà quando la fruibilità degli impianti sportivi!!!! Perché avete deciso in corso di gara di negare ogni validità alle progettazioni e alle stime tecniche in possesso dell’ente? Non sarebbe stato questo, invece, la migliore garanzia per il Comune di vedere messi a norma gli impianti a regola d’arte e di non avere sorprese di alcun tipo dagli aggiudicatari? Il fine non può che essere quello di avere impianti fruibili e anche in tempi brevi dalla comunità, in condizioni di sicurezza, e non da ultimo anche privilegiando (se e finchè ciò è possibile) associazioni e società sportive della città. Leggendo il bando non mi sembra che emerga ciò: assoluta incertezza sui lavori da eseguire e sulla loro quantificazione; nessuna previsione di tempi per realizzarli e aprire le strutture al pubblico e nessuna indicazione di tariffe per l’utilizzo dell’impianto (con agevolazioni per residenti, fasce deboli, famiglie disagiate e quant’altro). Risponde al vero che ci sono allegati al bando non pubblicati unitamente ad esso e neppure successivamente? Risponde al vero che non è indicato il valore della concessione, nel senso che l’indicazione della base d’asta non è comprensiva dei lavori richiesti per la messa a norma degli impianti e, comunque, l’indicazione come valore d’asta del solo canone sia stata pubblicata solo a fine luglio, a domande già presentate? Risponde al vero che il CIG del bando e i sub per ciascun impianto sportivo siano stati richiesti dopo la presentazione delle domande? Risponde al vero che il geometra Trunfio, responsabile U.T.C., ha prima proceduto a quantificare la somma necessaria per la messa a norma di ciascun impianto sportivo “di concerto con i concorrenti” e ora fa parte della commissione giudicatrice o è stato altro funzionario? A cosa è dovuto il ritardo dei lavori della commissione con i problemi legati adesso all’inizio dell’anno calcistico e delle attività sportive?». Ciccone ha riacceso i riflettori soprattutto sulle problematiche dello stadio Santoro: «A maggio 2018 Maria Grazia Richichi scriveva in una nota stampa di aver impresso un’accelerazione perché “si definisca una volta per tutte la problematica relativa all’agibilità totale dello stadio comunale, una problematica che ha provocato e continua a provocare malumori nell’ambiente sportivo cittadino e anche a livello regionale, nonostante sia utilizzato comunque per gli allenamenti durante il corso della settimana da parte degli aventi diritto” e di aver dato indirizzo agli uffici urbanistico ed economico “affinché approvino le somme necessarie alla querelle stadio al fine di consentire la pratica sportiva ai cittadini villesi, in quanto lo stadio va utilizzato e vissuto dagli sportivi e dalla squadra della Villese così come fruito da mezzo secolo”. Si riferiva a quei 50mila euro per l’agibilità dell’intera struttura di cui più volte ha dato notizia la stampa nel periodo del commissariamento di Saladino. Ovvio che l’obiettivo di mettere definitivamente a norma lo stadio comunale per metterlo a disposizione, entro il mese di luglio, delle società villesi per i vari campionati non è stato raggiuto, nonostante le delibere n. 150 del 2015 e successiva del giugno 2016. Perché non siamo di fronte a un’emergenza dal momento che il problema risale al gennaio 2016! La Villese in promozione ha già disputato coppa Italia a Gallico e ha cominciato campionato senza stadio. Le scuole di calcio sono appese a un filo per l’utilizzo del Santoro e a un avviso che dovrebbe rendere regolare la loro presenza nello stadio (anche quella attuale). Se ci sarà aggiudicazione e quindi inizio lavori per l’agibilità, quell’avviso di qualche giorno fa sarà stato inutile. E comunque per questo campionato non è possibile prevedere nulla, a quanto pare neppure partite della nostra squadra in casa eventualmente a porte chiuse. Ma il danno di tutto questo alla città, alle famiglie, ai tifosi, lo state mettendo in conto? Per la Villese e per i bambini, ragazzini e ragazzi che frequentavano lo stadio come punto di aggregazione, quest’Amministrazione cosa ha fatto se non promettere e annunciare? Quali fatti concreti? Zero assoluto».
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