di FRANCESCA MEDURI
VILLA SAN GIOVANNI – Quasi due anni di mal di pancia, malcelati da tutte le parti, sono degenerati ieri in un attacco di dolore acuto che potrebbe fare male, tanto male, alla coalizione di governo siclariana che guida la città. Lo sfogo, se così si può chiamare, di Lorenzo Micari all’indirizzo del sindaco è stato un qualcosa di tanto prevedibile quanto clamoroso per i toni in cui si è manifestato. Via social, sul proprio profilo Facebook, il leader politico della triade forzista formata dalle assessore Liz Ciccarello e Sonia Labate e dal consigliere delegato Giuseppe Sofi, non le ha mandate a dire al numero uno di Palazzo San Giovanni. Parole dure, forti, impresse in un post che, a stretto giro di posta, è stato inondato da “like” (compresi quelli di Labate, Ciccarello e Sofi) e commenti pro autore.
Un ammonimento in piena regola rivolto al primo cittadino, da parte di chi lo ha aiutato, in modo fondamentale, a conquistare l’ambita fascia tricolore e oggi si mostra deluso, arrabbiato e perplesso davanti a un modus operandi ritenuto «spesso capricciosamente arrogante e infantile». Micari si riallaccia a una recente uscita degli assessori Richichi, Caminiti e Morgante contro lui e la sua corrente politica, ma è al sindaco che parla apertamente: «La mia dimensione umana, culturale e politica mi impone di rivolgermi a te, Giovanni Siclari, in maniera diretta senza nascondermi dietro malcelati tentativi di parlare per bocca di altri e, nel contempo, per ribadirti un messaggio politico che ho ritenuto opportuno di dover fare non per accusare e attaccare la maggioranza o, men che meno, per giustificare le assenze o elogiare le presenze di chicchessia. Leggere che “le ambizioni politiche personali non devono in alcun modo condizionare l’attività amministrativa e il bene della città” mi stimolano a rimarcare che sei stato l’unico – tra gli amministratori SOSPESI per effetto della legge Severino – a RICANDIDARTI, per di più alla carica di Sindaco. Evito di menzionarti i risultati ottenuti nell’ultima competizione dove entrambi ci siamo misurati in termini di preferenze, limitandomi solo a ricordarti che se avessi avuto il rispetto che dici “per la volontà del popolo” avresti capito che non eri stato scelto tu come vice Sindaco di Antonio Messina. Ciononostante, hai pure preteso di scegliere le deleghe, preferendo ambiti di grande palcoscenico e sacrificio». Micari prosegue ed è un fiume in piena: «Ma le pretese, le imposizioni ed i capricci sono una costante nel tuo atteggiamento: ti ricordo che non ho mai chiesto nulla e che non ho fratelli o sorelle che militano nel PD e che “utilizzo” per alzare il tiro: la politica è una cosa seria. Inoltre, a proposito di “poltrone”, ti ricordo che quando sono stato scelto come candidato a Sindaco per il gruppo di Forza Italia non me la sono sentita di accettare perché non subisco il loro fascino essendo attratto esclusivamente dal sacrificio, dall’impegno e dal rispetto per le regole nell’interesse comune. NOI siamo sempre quelli che eravamo ed i consiglieri comunali del mio gruppo politico indossano la casacca della rappresentanza del popolo che non gradisce le migrazioni da NCD ad Area Popolare per poi finire in Forza Italia né, tantomeno, chi rinnega i propri alleati o chi, quando si trova in una posizione di forza, tenta di sottometterli al suo volere denigrandoli e criticandoli dietro le spalle».
Quindi suggella ufficialmente una divisione che esiste da tempo e dovuta proprio a un atteggiamento che non rispecchierebbe i principi micariani : «Purtroppo per te, caro Sindaco, noi – scrive ancora Micari – non vogliamo stare nell’unico, grande e immenso gruppo Siclari perché non lo vogliono le persone con cui ci confrontiamo settimanalmente. Le stesse che hanno votato te solo perché NOI eravamo candidati con te e che non rinnegheremo MAI, contrariamente a quanto hai tentato di fare tu appena eletto. Crediamo nel dialogo, nel confronto, nella condivisione, nella dialettica anche accesa ma odiamo le imposizioni dall’alto di un novello gerarca che detta i compitini. Crediamo nella democrazia come principio di vita e di politica ed io, caro Giovanni, mi prenderò sempre cura del gruppo che continuerò a servire nell’interesse della Città, anche svestito da ruoli istituzionali. Ti invito ad avere riguardo e considerazione, ed a non condizionarne l’operato, la vivacità e l’entusiasmo dei consiglieri ed assessori che rappresentano questo gruppo rispetto ai gusti o alle correnti che prediligi in base al momento. Noi abbiamo sempre e solo tifato per la Città, tu continua ad amministrare se ne hai le capacità ma mettiti in testa che noi viviamo e crediamo nelle Regole che non emendiamo in base alle convenienze contingenti». Una tirata d’orecchie dovuta anche al “cuore ingrato” di Siclari verso quanti lo hanno preceduto: «Veniamo al mio ruolo di “capocorrente”….. sei stato “incoronato” Sindaco grazie ad un tavolo politico composto da più capocorrente, salvo poi esautorare questo tavolo da qualsiasi ruolo e funzione come se fino ad allora avessimo solo scherzato. Tuttavia, posso comprendere la tua difficoltà ad interpretare il predetto ruolo visto che tu capocorrente non lo sei mai stato e che quando hai tentato di farlo non sei riuscito nemmeno a far eleggere due ex assessori di spessore oltre che due persone per bene che, allora, ti seguivano nel percorso politico. E’ meraviglioso vedere completato il molo sottoflutto ma il rispetto che nutro per la Città mi spinge ad augurarmi che il vero taglio del nastro sia fatto dalla prua di una barca in entrata…..certamente non ho condiviso la tua scelta di non menzionare degli attori protagonisti che non hanno avuto la fortuna di tagliare nastri ma che hanno gettato tanto sudore come Totò Calabrò, Rocco Cassone, Giancarlo Melito e, soprattutto, due persone con cui ho condiviso 7 anni di intenso impegno verso la Città e che non rinnegherò mai come Rocco Lavalle e Antonio Messina e le loro rispettive squadre che tanto hanno fatto e che solo una persona ingrata poteva omettere di menzionare. Non amo le formalità ma la storia non si dimentica per questo motivo avresti dovuto gridare ed evidenziare con orgoglio l’importanza del lavoro svolto da Mariagrazia Richichi e da tutta la squadra in tua assenza. E sulla “comunicazione”, beh anche tuo fratello, il nostro Senatore Marco Siclari, ha detto che non sai comunicare ed io non posso dargli torto visto che le prime comunicazioni ufficiali della tua amministrazione sono state sulla cacca cani…».
Nel suo consiglio finale Micari sintetizza tutto il senso del post: «Giovanni, amministrare richiede impegno, responsabilità, scelte condivise, rispetto per le regole: serve un bagno di umiltà nell’interesse della Città che non ha bisogno di un Sovrano ma di un Sindaco che ascolti le sue istanze e si impegni, con il cuore, a realizzarle».
Insomma, una bella gatta da pelare all’interno della squadra di maggioranza. Che, di fatto, si ritrova con due assessori e un consigliere in aperto contrasto col sindaco. Una spaccatura che il loro “capo” ha inteso sancire con un messaggio pungente, che, tuttavia, non sembrerebbe escludere un’apertura nei confronti del primo cittadino. Inevitabile un confronto tra gli attori di una querelle politica che, vista la piega delle ultime ore, potrebbe mettere a rischio la tenuta di una squadra che, in quasi due anni, ha superato di tutto: sospensione, ricorsi, commissariamento, commissione d’accesso. Tra le mura amiche, dunque, una partita tutta da giocare per il futuro della città, quella tra siclariani e micariani. Nella certezza che, comunque vadano le cose, a vincere o a perdere saranno TUTTI.
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