Era un giorno di maggio. Apparentemente uno qualunque. Non per tutti. Un giorno difficile per Federico. Anche quel giorno Federico è per strada, con la sua carrozzina. Sono inseparabili e non per scelta. Federico va in giro per la città con un ostinato senso di fiducia. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Lo stesso al quale spesso lo attendono inciviltà e disattenzione. Loro prendono le forme di un’automobile. È lei che lo blocca ad un angolo della strada. Ora Federico è prigioniero. La sua gabbia un marciapiede di una centralissima via di Villa San Giovanni. Una macchina blocca lo scivolo. Con la mortificazione nel cuore Federico chiede aiuto alle istituzioni. Lo fanno anche alcuni passanti, indignati, increduli. Come si può essere così stupidi e insensibili? Mortificato dinanzi ad uno scivolo bloccato da una macchina, tra rabbia, sdegno e desolazione a ben poco valgono le ripetute telefonate alla polizia municipale, ai carabinieri, al commissariato. I vigili risultano impegnati in altro intervento (perché sembra ci voglia fortuna anche in questo, essendo in turno una sola pattuglia). Carabinieri e polizia, per competenza (dicono), non possono che sollecitare i vigili. Viene interessato anche l’assessore al ramo. Arrivano i vigili e sono già passati 50 minuti circa. È fatta?
Ma neanche per sogno!
Il dramma si trasforma in tragica beffa.
La Polizia Municipale non può elevare la multa al proprietario. Lo scivolo non è adeguatamente segnalato secondo le norme del codice civile. Le strisce, disegnate a febbraio dal Comune, sono state realizzate dalla parte opposta.
Ecco allora che gli incivili sono due, in concorso di colpa. Il proprietario dell’automezzo e la stessa macchina Comunale (amministratori ed uffici competenti).
Ma Federico è ancora lì, intrappolato.
Viene chiamato il carroattrezzi e l’assurdo si materializza: sarà il Comune e, pertanto i cittadini, a pagare la rimozione dell’automezzo, Federico compreso, ragazzo vittima, ora, non solo di screanzato comportamento dell’automobilista ma anche di scellerata e cieca gestione amministrativa.
Eppure la questione delle barriere era stata posta.
Da anni la Consulta del Terzo Settore ha messo l’accento sulla questione delle barriere architettoniche nella nostra città. Incontri, proposte, dossier, attività di sensibilizzazione. Ancora vivo è il ricordo dell’ultima azione dimostrativa celebrata insieme all’associazione Specialmente Preziosi (ass. di volontariato sorta proprio a tutela dei diritti dei soggetti con disabilità) durante la quale gli amministratori sono stati portati a spasso in carrozzella. Ma anche questo non è bastato. Tante le riunioni, già avviate anche con le precedenti amministrazioni, per il Piano Eliminazione Barriere Architettoniche (PEBA) che ogni amministrazione dovrebbe adottare a norma di una legge del 1986 (ndr). Erano state avanzate proposte e, a dicembre 2018, si era anche concordata la costituzione di un tavolo tecnico tra l’Amministrazione, la Consulta del Terzo Settore e la sopracitata associazione Specialmente Preziosi, quale portatrice di interessi specifici. Da allora sono passati sei mesi e anche di questo, nonostante i solleciti anche formali, nulla è stato avviato.
Il diritto alla mobilità, si badi bene, non è solo di chi è costretto a vivere su una carrozzina. Pensiamo, infatti anche alle mamme con i passeggini, agli anziani in difficoltà, a coloro che, per condizioni soggettive diverse, fanno fatica. La Consulta unitamente alle forze sociali del territorio, si batte perché tutti i diritti vengano rispettati, a partire da quelli di chi è in maggiore difficoltà. Per questo, si ricorderà, era stata sollevata la voce in occasione dell’approvazione del bilancio. Perché i diritti hanno anche un costo: come fare una striscia pedonale per segnalare uno scivolo. Oggi torniamo a riproporre una questione. Una delle tante, invero. Finché vi sarà una sola ingiustizia, dovrà bruciare sulla pelle di tutti, anche se apparentemente sembra non riguardarci direttamente. Altra strada non c’è. Restiamo umani!
Ispirate e sapienti, al riguardo, le parole del teologo Martin Niemöller “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
A tutti noi, dunque, la responsabilità della costruzione di una comunità più giusta, equa, attenta, inclusiva, accogliente.
Annalisa Arena
Presidente
Consulta del Terzo Settore
del Comune di Villa San Giovanni
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