VILLA. Progetto delegati di quartiere è un mezzo flop. Dimissioni anche a Cannitello: «Vuota apparenza»

11 Settembre 2019
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VILLA SAN GIOVANNI- Presentato in grande stile e con la promessa di dare voce e attenzione a ogni angolo della città, il progetto dei delegati di quartiere si sta rivelando un mezzo flop. Infatti, dopo le dimissioni del delegato di Villa Centro Angelo Cristiano, arrivano anche quelle del delegato di Cannitello Maurelio Caruso. A dare “forfait” proprio i delegati dei due quartieri più popolosi e importanti della città, con motivazioni pressoché identiche. Anche stavolta (le dimissioni di Caruso sono di dominio pubblico già da qualche giorno, ndr) l’amministrazione comunale glissa sull’argomento, restando ferma alle parole di Siclari in occasione del penultimo consiglio comunale: «Nessun “mal di pancia”, i delegati sono tutti felici e soddisfatti», così il sindaco in risposta ai primi articoli pubblicati da Villaedintorni sul “caso delegati”. Parole poi puntualmente smentite dai fatti, ovvero dalla conferma delle dimissioni di Cristiano e da quelle, neanche tanto inaspettate, di Caruso. Che scrive: «La decisione è motivata dalla constatazione della sostanziale impossibilità per un delegato di quartiere di svolgere la sua mansione – si rivolge in questo modo al presidente della Consulta quartieri Giovanni Imbesi e al sindaco Giovanni Siclari – contribuendo al miglioramento del territorio di sua competenza. Ripetuti tentativi di segnalare all’ufficio tecnico del Comune disfunzioni, carenze e disservizi, ogni volta formulando appropriate proposte di intervento, sono rimasti puntualmente inascoltati, il più delle volte senza letteralmente ricevere risposta dai suddetti uffici». Caruso, inoltre, rimarca come, ricevendo la nomina di delegato di quartiere, avesse creduto «di poter concretamente incidere – pur nel ristretto ambito di tale funzione – nella sempre più degradata e difficile realtà dell’intero territorio comunale e, in particolare, dell’area di Cannitello di sua iniziale competenza». Concludendo, dunque, di aver maturato la decisione di dimettersi «dopo aver attentamente – e amaramente – considerato come quell’incarico sia vuota apparenza, privo di ogni reale opportunità di tramutare la personale esperienza e l’amore per il proprio territorio in fattivo contributo di crescita». (f.m.)

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