VILLA. “Cenide”, cittadini fuori e dentro al palazzo comunale: “Dimissioni atto dovuto di responsabilità e rigore morale”

23 Dicembre 2019
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VILLA SAN GIOVANNI – Al Comune per chiedere le dimissioni dell’intero consiglio travolto dall’inchiesta “Cenide” a causa dell’arresto del sindaco Giovanni Siclari.  Le associazioni del coordinamento Re.Le. sono state di parola e, puntuali, prima dell’inizio del consiglio comunale, stasera si sono presentate, con lo striscione Re.Le. e cartelloni vari,  in Piazza Municipio per ribadire la loro richiesta: dimissioni subito, da parte di tutti i consiglieri comunali. Successivamente, tutti dentro alla casa municipale per prendere parte alla seduta del civico consesso. Seduta partecipatissima, grazie ai membri di Re.Le. ma anche a tanti singoli cittadini preoccupati per le sorti della città.

“Il senso di questa presenza qui stasera, nella sala del consiglio comunale, casa di tutti i cittadini, altro non è – spiega il coordinamento Re.Le. – l’aver voluto raccogliere l’invito del procuratore antimafia Gratteri che ci chiede di andare oltre il nostro lavoro e impegnarci ad “occupare” gli spazi del volontariato, della politica, della cosa pubblica e in un momento così delicato per la Città Rete Legale non poteva che lanciare una “campagna” per la Città, un invito ad un’azione comune e dal basso, che ci porti a riappropriarci di quei valori troppo spesso offuscati e dimenticati: dignità, etica, indignazione!
Oggi  –  precisa Re.Le. – questan è assolutamente, come qualcuno strumentalmente ha inteso scrivere e dire, un’occupazione fisica, né potrebbe esserlo per il rispetto che tutti i cittadini devono avere verso le istituzioni: questa presenza è il segno tangibile di una Città che sta soffrendo, una comunità in cui regna preoccupazione, amarezza, inquietudine, ma che non può non reagire con forza e profonda indignazione al terremoto giudiziario avvenuto nella nostra città
Re.Le. nasce dalla scommessa – ricorda il coordinamento – di andare oltre il coinvolgimento delle associazioni, già attive nel territorio comunale, per coinvolgere i singoli cittadini ed è a loro che sabato ci siamo rivolti invitandoli a partecipare a questo sit-in.
Non rispondiamo neppure alle provocazioni di queste ultime 48 ore e invitiamo tutti a riflettere sul vero senso della democrazia che deve determinare ogni scelta e che ha determinato la nascita di Re.Le. e le modalità che hanno portato a questo impegno.
Non ci può riempire la bocca di legalità, libertà, democrazia e poi – ammonisce Re.Le. – contraddire se stessi con la non partecipazione o peggio ancora continuando a mantenere posizioni ambigue, in palese conflitto di interessi, negando l’evidenza o peggio ancora con atteggiamenti omertosi e di pressione.
Non ci interessano le strumentalizzazioni politiche se non per censurare i comportamenti di quanti hanno tentato di mettere a tacere la voce libera di una rete di cittadini e associazioni che vogliono promuovere, affiancare, sostenere altre 10, 100, 1000 voci libere di cittadini.

Ribadiamo -conclude Re.Le.  – quanto abbiamo scritto sabato: ferma restante la presunzione di non colpevolezza e tutte le garanzie costituzionali e processuali per gli indagati dell’operazione Cenide che ha scosso questa città in ogni sua componente, politico amministrativa, burocratico gestionale, imprenditoriale, (garantismo che questo coordinamento ha sempre e in ogni dove manifestato), ferme restanti le responsabilità differenti di maggioranza e minoranza (ma che sono e saranno oggetto di censura politica e non certo di questo coordinamento ma dei singoli), alla luce dei fatti accaduti il 17 dicembre Re.Le. chiede le dimissioni di tutto il civico consesso come atto dovuto di responsabilità e rigore morale da parte di tutti i consiglieri nei confronti della città.
Tutti, e Re.Le. per prima, “attendiamo, con grande rispetto e piena fiducia, che la magistratura svolga il proprio lavoro”; noi però non riteniamo né “corretto” né “giusto far prevalere il silenzio”: questa città -concludono –  ha una voce ed è quella degli uomini e delle donne libere che si indignano e partecipano per il bene della comunità”.

fra.me.

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