VILLA SAN GIOVANNI –Sala gremita per il consiglio comunale della verità. Sì, perché, almeno per adesso, una verità è emersa ieri sera: la giunta comunale non può approvare punti senza la disponibilità degli avversari politici a fare altrettanto. Un consiglio comunale “infruttuoso”, per dirla un po’ alla Nino Giustra. È questa la conseguenza della decisione della minoranza di ritirare i punti all’ordine del giorno presentati da essa stessa, nonché di votare no a quelli portati dalla maggioranza. Come si va avanti quindi? Per il momento così, attendendo il verdetto del Gip sull’istanza di scarcerazione presentata dai legali del sindaco Giovanni Siclari. Che, in caso di libertà, dovrebbe rientrare al suo posto, ferma restando l’indagine a suo carico e l’eventuale futuro processo. Da una parte, quindi, la coalizione di governo che ribadisce di voler andare avanti per senso di responsabilità verso la città, dall’altra l’opposizione che rilancia l’invito alle dimissioni proprio per la stessa ragione: senso di responsabilità verso la città. La minoranza spiega, nuovamente, di non poter fare il primo passo visto che, se si dovessero dimettere i consiglieri di “Riscatto Civile”, ex alleati di Siclari, gli stessi sarebbero surrogati dai non eletti della lista “LeAli per Villa”, con il risultato che la maggioranza ne uscirebbe rafforzata nonostante tutte le valutazioni politiche e le perplessità espresse dai rivali su un’esperienza amministrativa giudicata fallimentare. I preliminari del civico consesso di ieri vanno avanti così, tra interventi (si rimanda a successivi articoli per gli approfondimenti, ndr) che si susseguono dall’una e dall’altra parte, in un clima di tensione generale che si respira pure solo osservando il pubblico in sala. Un pubblico particolarmente intraprendente e molto, molto amareggiato, deluso, indignato. «Basta! Prendete queste sedie ed entriamo tutti, è la casa del popolo» urlano alcuni cittadini, mentre lo spazio in aula scarseggia e qualcuno grida «vergogna! Siete un teatro» durante i discorsi della maggioranza. Finita l’accesa discussione della fase preliminare, e dopo una breve riunione di maggioranza, si apre l’ordine del giorno e per la maggioranza son dolori: gli avversari sono di parola e, come da programma, seppur motivando le loro scelte, elevano il loro muro fatto di punti ritirati e punti non approvati. 8 sì e 8 no, parità assoluta. Il che significa che non passa nulla. Tra le altre cose, una variazione al bilancio di previsione. “Votazione infruttifera”, la definisce il presidente Nino Giustra. Che poi, tra lo sconforto e la desolazione generale, chiude il sipario su una seduta consiliare che sembra aver scritto il primo vero capitolo di una paralisi amministrativa che, a questo punto, sembra difficile da scongiurare. (Francesca Meduri)
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