Dei 24 punti monitorati sulla costa, la metà risulta oltre i limiti di legge. Di questi, due sono stati giudicati “inquinati” e dieci “fortemente inquinati”. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in mare.
È questa in sintesi una fotografia scattata lungo le coste della Calabria da un team di tecnici e volontari di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane. A parlarne, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamane a Corigliano-Rossano (Cosenza), alla quale hanno partecipato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, Caterina Cristofaro, direttrice di Legambiente Calabria, Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, Isabella Vulcano di Legambiente Corigliano-Rossano, Sergio De Caprio, assessore all’Ambiente della Regione Calabria e Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano.
Per la prima volta quest’anno la campagna ambientalista non segue il classico itinerario coast to coast a bordo dell’imbarcazione, che si prende una piccola pausa nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia. Il viaggio ideale lungo la Penisola vive infatti di una formula inedita, ma che ugualmente punta a non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e sugli abusi che minacciano le coste italiane.
La 34esima edizione di Goletta Verde vede come partner principali CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Partner sostenitore è invece Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio. La campagna 2020 è inoltre realizzata con il contributo di Fastweb. Media partner è la Nuova Ecologia.
Tra le iniziative organizzate in Calabria in questi giorni, volontari e volontarie di Legambiente hanno effettuato monitoraggi di beach litter – raccolta e classificazione dei rifiuti in spiaggia – su alcune spiagge della regione. In particolare, l’attività di beach litter sulla spiaggia di Corigliano-Rossano ha visto la raccolta e la classificazione di un totale di 1262 rifiuti, di cui 736 mozziconi di sigarette (il 58,3% del totale), seguiti da pezzi di plastica con raggio da 2,5 cm a 50 cm (150 pezzi, l’11,8% del totale), tappi o coperchi di bevande (40 pezzi, il 3,17%), tappi di bottiglie, di barattoli o linguette di lattine – 33 pezzi, il 2,6% del totale – e infine anelli di plastica (30 pezzi, il 2,38%).
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde
È bene ricordare che il monitoraggio di Legambiente non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari, prendendo prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. Le località costiere, inoltre, spesso pagano problematiche che si estendono fino ai comuni dell’entroterra. La denuncia sulle carenze depurative da parte di Legambiente vuole provare a superare questo deficit cronico, anche per tutelare il turismo e le eccellenze dei territori. Il monitoraggio delle acque in Calabria è stato eseguito dall’8 al 21 luglio scorsi da volontari e volontarie dell’associazione.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
In Calabria sono stati 6 i punti monitorati in provincia di Cosenza, tutti risultati entro i limiti di legge. Si tratta del punto sulla spiaggia di fronte al canale del pescatore a Villapiana Lido; del punto sulla foce del Crati in località Laghi di Sibari, nel Comune di Cassano Jonio; del punto sulla spiaggia di fronte al torrente Coriglianeto in località Marina di Schiavonea a Corigliano Calabro; di un punto sulla spiaggia di fronte la foce del torrente Colognati a Marina di Rossano; di un punto sempre sulla spiaggia presso la foce del fiume Bagni, al confine tra i territori comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese e infine su un punto sulla spiaggia presso la foce del Noce a Tortora Marina.
3 i punti indagati da Goletta Verde in provincia di Crotone, tutti risultati “fortemente inquinati”: il punti sulle foci dei fiumi Passovecchio e Esaro, entrambi a Crotone, e un punto sulla foce del canale presso la spiaggia in località Le Castella a Isola di Capo Rizzuto.
In provincia di Catanzaro sono stati analizzati 3 punti. Uno, sulla spiaggia nei pressi del fosso Beltrame, tra i Comuni di Montepaone Lido e Soverato, è risultato “fortemente inquinato”; gli altri due sono risultati entro i limiti di legge. Sono i punti sulla spiaggia presso la foe del torrente Spilinga tra Lamezia Terme e Gizzeria, e sulla foce del fiume Savuto a Nocera Terinese.
7 i punti monitorati in provincia di Reggio Calabria. Sono risultati entro i limiti quello sulla spiaggia di fronte al canale sul lungomare in via Colombo a Marina di Gioiosa Ionica e quello sulla spiaggia libera in località Annà a Melito di Porto Salvo. “Fortemente inquinati” gli altri 5 punti in provincia. Sono sulla spiaggia dove c’è la foce del fiume Pantano Grande, in località Sabbie Bianche nel Comune di Brancaleone Marina, sulla foce del torrente Annunziata presso il lido comunale di Reggio Calabria, sulla foce del torrente a Bagnara Calabra, sulla foce del Petrace a Gioia Tauro e sulla foce del Mesima a San Ferdinando.
Infine 5 i punti monitorati da Legambiente in provincia di Vibo Valentia. Sulla spiaggia nei pressi della foce del torrente San Giovanni a Marina di Nicotera e sulla spiaggia vicino la foce del fosso Sant’Anna in località Bivona a Vibo Valentia. Sono stati giudicati “inquinati” i punti sulla foce del torrente Ruffa, in località Turiano a Ricadi, e sulla foce dell’Angitola in località Calamaio a Pizzo. “Fortemente inquinato”, infine, il punto sulla foce del torrente Murria in località Piana di Vada a Briatico.
“Goletta Verde intreccia molti dei temi essenziali per la nostra regione, a partire dalla mala depurazione che costituisce una delle perenni emergenze calabresi – ha evidenziato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – ci troviamo in una regione dove al momento, risultano infatti in procedura di infrazione comunitaria ben 130 depuratori. È necessario intervenire per efficientare il sistema e stabilire controlli rigorosi in un’ottica preventiva. Troppo spesso si riesce ad intervenire solo nella patologia, attraverso l’intervento della magistratura e quando il danno ambientale è già compiuto”.
“Altro tema fondamentale è quello dei rifiuti – ha aggiunto Parretta – prevalentemente materiali plastici che continuano ad invadere le nostre spiagge e inquinare il mare creando problemi gravissimi agli ecosistemi marini ed altrettanti gravissimi rischi per la salute umana”.
“Chiediamo alla Regione un impegno forte per aumentare il riciclo da raccolta differenziata, agire per la riduzione dei rifiuti alla fonte ed uscire dalla logica degli inceneritori e delle discariche, passando da un modello lineare ad un modello circolare anche attraverso la costruzione di impianti della filiera del riciclo. Vogliamo denunciare il cemento abusivo che spesso deturpa i tratti costieri più belli della Calabria, evidenziando il fortissimo allarme per l’erosione delle coste che in Calabria, sia sullo Ionio che sul Tirreno, ormai in proporzioni drammatiche”, ha aggiunto la presidente di Legambiente Calabria.
Considerata la particolare morfologia delle coste calabresi, negli ultimi trenta anni si riscontra la perdita di almeno 200 km di coste basse con un arretramento medio di circa 25 metri. La Regione Calabria ha istituito un masterplan per la difesa del suolo e la mitigazione dell’erosione costiera nel 2017 ma nessun intervento risulta ancora essere stato avviato:
“La nostra campagna parla anche di informazione in materia ambientale perché i cittadini hanno diritto ad avere con la massima trasparenza possibile ogni informazione sulla balneabilità delle acque o sull’accesso a tratti di costa e di cittadinanza attiva ad esempio con la campagna di monitoraggio di beach litter”.
“Occorre intensificare ogni sforzo- ha sottolineato Parretta – per promuovere ed incentivare un turismo sostenibile che metta in connessione la bellezza delle coste con le tipicità e le qualità delle aree interne della Calabria sostenendone l’economia. Un modello che valorizzi il territorio e la costa e punti sulle tradizioni enogastronomiche di qualità, sulla cultura, sulle tradizioni locali, sulla tutela del grande patrimonio artistico ed archeologico regionale e sulla valorizzazione dei parchi e delle aree protette. C’è un’altra Calabria possibile, una Calabria che in parte esiste già, costituita dai tantissimi calabresi onesti che amano la propria terra e cercano di tutelare e salvaguardare il più possibile l’ambiente nei comportamenti quotidiani e nelle attività economiche. È fondamentale che la politica e le amministrazioni pubbliche abbiano una visione strategica sul futuro a medio ed a lungo termine e mettano in campo impegni concreti anche in considerazione delle ingenti risorse pubbliche che stanno per essere messe in circolazione”.
“Noi di Legambiente – ha concluso la presidente – proseguiremo con tutta la nostra energia con la nostra opera di volontariato, di sensibilizzazione e di denuncia affinché la Calabria possa cambiare nel modo radicale che l’esigenza di riconversione ecologica impone e possa diventare una delle regioni più verdi e magari la regione più verde d’Italia e d’Europa. Un luogo dove vivere bene e dove anche poter tornare”.
Altro tema affrontato nel corso della conferenza stampa è stata la tutela della biodiversità in Calabria. Per tutelare il mare calabrese e preservarlo da inquinamento, illegali, abusi e perdita di biodiversità, è fondamentale promuovere la gestione integrata della costa calabrese con il fine di rendere più efficace la tutela degli ecosistemi marini.
Altro obiettivo che la Regione dovrebbe perseguire con maggiore determinazione è quello di dare piena attuazione alla Strategia Marina per e aumentare la protezione del mare, migliorando la gestione dei siti marini della rete Natura 2000 e aumentando la tutela effettiva della costa attraverso l’istituzione di altre aree protette regionali costiere. Ma la rete regionale delle aree protette marine e costiere deve essere un obiettivo anche per creare delle zone di riserva integrale in cui vietare le attività di pesca per rafforzare gli ecosistemi e ridurre la pressione sugli stock ittici.
La riduzione dello sforzo di pesca è un impegno promosso dalla Unione Europea verso tutti gli stati membri a cui tutte le regioni devono concorrere, e la Calabria, ad esempio, potrebbe introdurre aree di restrizione di pesca (Fisheries Restricted Area, FRA) dove consentire il ripopolamento di specie ittiche e la tutela di ecosistemi marini vulnerabili, come i coralli di profondità altre specie sensibili. In questo modo si riduce la pressione sugli stock ittici e lo sforzo complessivo di pesca, migliorando al contempo la sorveglianza per combattere la pesca di frodo e le pratiche illegali.
“È importante tutelare gli ecosistemi marino-costieri – ha dichiarato nel corso dell’incontro con la stampa Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – ed occorre dare attuazione alla Strategia marina e da questo punto di vista il manifesto per il contratto di costa promosso dall’assessorato regionale lo consideriamo un primo passo utile se va nella direzione di preservare gli ecosistemi, ridurre il consumo di suolo, l’erosione costiere e combattere la piaga degli abusi edilizi. È inoltre necessario un forte coordinamento con le politiche regionali sulla pesca e quelle di tutela ambientale puntando su aiuti alla piccola pesca artigianale, ma anche a contrastare la pesca dilettantistica dove si annida molta illegalità e il bracconaggio altra piaga che deturpa il mare calabrese. Una particolare attenzione si deve recuperare nel valorizzare le filiere ittiche plastic free, coinvolgendo i pescatori nella prevenzione dell’inquinamento e nel recupero della fauna marina in difficoltà”.
Il monitoraggio scientifico
I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti da tecnici e volontari di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando laboratori certificati sul territorio. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli). Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai Km di costa di ogni regione.
LEGENDA
Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente:
INQUINATO = Enterococchi intestinali >200 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli >500 UFC/100ml.
FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali >400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli >1000 UFC/100ml.
Da notare come in 2 dei 12 punti risultati oltre i limiti di legge il campionamento sia stato fatto a mare in aree definite dal portale acque del Ministero della Salute come temporaneamente vietate alla balneazione (in un caso) o non campionate dalle autorità competenti (nell’altro caso); per i restanti 10 campionamenti risultati oltre i limiti di legge, in 4 casi l’area della foce non è campionata dalle autorità competenti, in 3 casi la balneazione risulta temporaneamente vietata mentre nelle restanti 3 foci l’area risulta comunque balneabile, nonostante la criticità dettata dalla presenza del fiume o del torrente.
Permangono le criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria ormai da anni per i Comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare e i dati delle ultime analisi. Il cartello di informazione sulla qualità delle acque, obbligatorio e di competenza dei Comuni, è presente solo in uno dei 24 punti monitorati (presso la foce del Petrace a Gioia Tauro) in cui è presente anche il cartello di divieto di balneazione, anche in questo caso unico cartello presente nelle 15 aree monitorate che risultano comunque temporaneamente vietate alla balneazione o non monitorate dalle autorità competenti.
Anche per l’edizione 2020 il CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Legambiente, Goletta Verde e di Goletta dei Laghi. Nel 2019 il CONOU ha provveduto in Calabria alla raccolta di 2.918 tonnellate di olio lubrificante usato, un dato in crescita rispetto all’anno precedente quando il totale raccolto è stato pari a 2.405 tonnellate. L’olio minerale usato è un rifiuto pericoloso che, se smaltito impropriamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Se gestito e rigenerato correttamente, può divenire una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti.
“Preservare l’integrità degli ecosistemi acquatici è un obiettivo centrale per il CONOU, impegnato da 36 anni ad evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato possa danneggiare i nostri mari e laghi. Basti pensare che, dall’inizio della sua attività, il Consorzio ha salvato dall’inquinamento una superficie grande due volte il mar Mediterraneo” dichiara Paolo Tomasi, Presidente del CONOU.
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